Il politicamente corretto
Secondo la definizione da dizionario politicamente corretto significa "di condotta, orientamento, modo di dire improntato al rispetto dell'identità politica, etnica, religiosa, sessuale, sociale, ecc. di altri soggetti." e aggiunge "rispettoso nei confronti di soggetti deboli o minoritari".
Ora a parte la questione dei soggetti minoritari, che nei paesi civili non dovrebbe essere troppo rilevante visto che la costituzione difende ogni cittadino senza nessuna distinzione, posso dire senza troppe remore che il politicamente è deragliato totalmente e i suoi presupposti iniziali sono stati totalmente sovvertiti.
Il politicamente corretto, da politically correctness, dovrebbe in teoria designare una "linea di opinione" totalmente volta al rispetto generale. Anche se si parla di "comportamento" molto spesso il politicamente corretto passa dal parlato, dalle espressioni, dai termini.
Ed è proprio qui che il politically correctness diventa spesso una farsa totale:
Giudicare l'intera idea di una persona basandosi su un termine è la cosa più sbagliata che si possa mai fare. Il proverbio sul "giudicare un libro dalla copertina" non esiste mica per caso, eppure i fautori del PC più agguerriti stanno come imboscati da una parte pronti a saltare al collo chi chiunque faccia l'uso della "parola sbagliata".
No, non sempre, quasi mai, forse... dipende dalla persona. Appunto.
Uno dei migliori personaggi che ha messo a nudo la debolezza, o se vogliamo essere franchi il ridicolo, dell'accusare qualcuno per un termine utilizzato è Clint Eastwood.
Prendiamo ad esempio Gran Torino: nel film il protagonista, un vecchio veterano di guerra di Corea rimasto vedovo e con un vicinato composto praticamente solo da cinesi, usa quasi solamente insulti per rivolgersi al prossimo. Incontra un ragazzo, Tao, e lo chiama "muso giallo" più di una volta, lui e la sua famiglia. Lo chiama anche "Tardo" e così discorrendo.
Secondo le idee del politicamente corretto il personaggio sarebbe da bollare immediatamente come razzista, sessista e chi più ne ha più ne metta.
In realtà finisce con prendere Tao sotto la sua ala protettiva, gli insegna tante cose che gli possono tornare utili nella vita, lo salva da una banda che voleva trascinarlo nella delinquenza, insomma diventa amico suo e della famiglia.
Può un termine determinare la bontà di una persona?
La risposta è no. Eppure oggigiorno se qualcuno si fa scappare una parola "di troppo" parte subito la gogna pubblica che spesso si conclude con la rovina totale della persona che l'ha pronunciata.
E a proposito di parole "sbagliate"...
Molto spesso un gruppo di invasati del politically correctness si riunisce e dichiara cosa va e cosa non va, quali termini sono offensivi e come sostituirli. Alle volte basta che un "intellettuale" si inventi qualcosa di incomprensibile perché questa prenda piede, calza a pennello l'orripilante da sentire "sindaca".
Tutto senza nemmeno consultare le persone che loro dicono di "proteggere".
Un piccolo esempio: cieco.
Cieco è offensivo, non si sa bene perché, quindi si dice "non vedente".
Ricordo il commento di una ragazza cieca, che suonava come "io so' cecata, che vuol dire non vedente?".
E qui, oltre ad aver già visto come spesso il PC sia solo una scusa per attaccare e demolire qualcuno attaccandogli, spesso in modo totalmente arbitrario, etichette negative, abbiamo toccato il punto principale della questione: il politicamente corretto non serve a nulla.
Se qualcuno crede che chiamare i ciechi "non vedenti", gli impotenti "non trombanti", i bidelli "collaboratori scolastici" abbia anche solo lontanamente migliorato in qualche modo la loro condizione è un illuso. I ciechi non hanno bisogno di essere chiamati "non vedenti" per essere rispettati, hanno bisogno di infrastrutture e soprattutto che la gente capisca che i loro cani sono educati ma soprattutto indispensabili. Inutile chiamarli "fratelli non vedenti" mentre gli si impedisce di entrare in un negozio perché hanno il cane.
Che ci fosse di offensivo in bidello poi me lo si deve spiegare... perché vergognarsi di un onesto lavoro? Altra follia inspiegabile.
Quindi partendo da qualcosa che è inutile siamo arrivati allo stadio in cui è dannosa, anzi praticamente una dittatura: ormai non si può più parlare che parte l'etichetta negativa, l'odio e la discriminazione, alla faccia degli "ideali" che dicono di difendere.
Un caso simile è successo recentemente a me: qualcuno scrisse un articolo di giornale sostenendo che un pugile di origini messicane vinse il match che gli valsero 4 cinture mondiali perché odiatissimo.
I suoi pugni erano forti perché arrabbiato, lui che era stato descritto come un grassone poveraccio sconosciuto e incapace. Ha vinto perché arrabbiato per il razzismo. Razzismo che si era inventato l'autore mentre di fatto lo offendeva. Un grande campione sminuito perché grasso.
Lo faccio notare: mi viene dato del fascista.
Perché mi viene dato del fascista se ho difeso, nel mio piccolissimo, la bravura, l'impegno, il sacrificio e di conseguenza la dignità di un atleta? Perché ad offenderlo era stato Saviano.
Saviano significa buono, quindi se parli male di lui sei automaticamente cattivo.
Anche se è lui nel torto marcio.
Caso ancora più recente: sulla pagina di un avvocato compare dell'odio: "questi maschi bianchi etero dannosi", il senso compiuto della frase. Glielo fanno notare, anche perché personaggio che sostiene di lottare contro l'odio, e rimuove la frase incriminata (se chiedete a me le scuse non mi convincono).
Il suo pubblico però, compreso l'avvocato a dire il vero, continua a sostenere che "non c'è nessuna offesa" in quanto "dire che sono maschi bianchi etero è solo la verità".
Strana cosa, per mesi ho sentito quella stessa gente urlare al razzismo ogni volta che un articolo di giornale riportava l'etnia di una persona, ma se sottolinei concludendo con "dannosi" che sono maschi bianchi etero allora non è niente di male. Però se si cambiano i fattori, cominciando con femmina o magari trans e il resto si può ben immaginare, sono sicuro che tale frase verrebbe presa come offensiva tanto da scatenare le ire di milioni di persone.
Questo è il risvolto peggiore del politicamente corretto: è sbagliato, razzista e sessista solo se il soggetto è uno dei loro protetti. Se il soggetto è uno dei loro detestati allora non è per niente sbagliato.
Senza contare che qualcuno ormai ha paura a dire "Natale" e cose simili per "non offendere le altre religioni". Insomma, abbiamo capito la deriva a cui stiamo assistendo.
Insomma una filosofia che nasce male ed è cresciuta mostruosamente male.
Ora a parte la questione dei soggetti minoritari, che nei paesi civili non dovrebbe essere troppo rilevante visto che la costituzione difende ogni cittadino senza nessuna distinzione, posso dire senza troppe remore che il politicamente è deragliato totalmente e i suoi presupposti iniziali sono stati totalmente sovvertiti.
Il politicamente corretto, da politically correctness, dovrebbe in teoria designare una "linea di opinione" totalmente volta al rispetto generale. Anche se si parla di "comportamento" molto spesso il politicamente corretto passa dal parlato, dalle espressioni, dai termini.
Ed è proprio qui che il politically correctness diventa spesso una farsa totale:
Giudicare l'intera idea di una persona basandosi su un termine è la cosa più sbagliata che si possa mai fare. Il proverbio sul "giudicare un libro dalla copertina" non esiste mica per caso, eppure i fautori del PC più agguerriti stanno come imboscati da una parte pronti a saltare al collo chi chiunque faccia l'uso della "parola sbagliata".
No, non sempre, quasi mai, forse... dipende dalla persona. Appunto.
Uno dei migliori personaggi che ha messo a nudo la debolezza, o se vogliamo essere franchi il ridicolo, dell'accusare qualcuno per un termine utilizzato è Clint Eastwood.
Prendiamo ad esempio Gran Torino: nel film il protagonista, un vecchio veterano di guerra di Corea rimasto vedovo e con un vicinato composto praticamente solo da cinesi, usa quasi solamente insulti per rivolgersi al prossimo. Incontra un ragazzo, Tao, e lo chiama "muso giallo" più di una volta, lui e la sua famiglia. Lo chiama anche "Tardo" e così discorrendo.
Secondo le idee del politicamente corretto il personaggio sarebbe da bollare immediatamente come razzista, sessista e chi più ne ha più ne metta.
In realtà finisce con prendere Tao sotto la sua ala protettiva, gli insegna tante cose che gli possono tornare utili nella vita, lo salva da una banda che voleva trascinarlo nella delinquenza, insomma diventa amico suo e della famiglia.
Può un termine determinare la bontà di una persona?
La risposta è no. Eppure oggigiorno se qualcuno si fa scappare una parola "di troppo" parte subito la gogna pubblica che spesso si conclude con la rovina totale della persona che l'ha pronunciata.
E a proposito di parole "sbagliate"...
Molto spesso un gruppo di invasati del politically correctness si riunisce e dichiara cosa va e cosa non va, quali termini sono offensivi e come sostituirli. Alle volte basta che un "intellettuale" si inventi qualcosa di incomprensibile perché questa prenda piede, calza a pennello l'orripilante da sentire "sindaca".
Tutto senza nemmeno consultare le persone che loro dicono di "proteggere".
Un piccolo esempio: cieco.
Cieco è offensivo, non si sa bene perché, quindi si dice "non vedente".
Ricordo il commento di una ragazza cieca, che suonava come "io so' cecata, che vuol dire non vedente?".
E qui, oltre ad aver già visto come spesso il PC sia solo una scusa per attaccare e demolire qualcuno attaccandogli, spesso in modo totalmente arbitrario, etichette negative, abbiamo toccato il punto principale della questione: il politicamente corretto non serve a nulla.
Se qualcuno crede che chiamare i ciechi "non vedenti", gli impotenti "non trombanti", i bidelli "collaboratori scolastici" abbia anche solo lontanamente migliorato in qualche modo la loro condizione è un illuso. I ciechi non hanno bisogno di essere chiamati "non vedenti" per essere rispettati, hanno bisogno di infrastrutture e soprattutto che la gente capisca che i loro cani sono educati ma soprattutto indispensabili. Inutile chiamarli "fratelli non vedenti" mentre gli si impedisce di entrare in un negozio perché hanno il cane.
Che ci fosse di offensivo in bidello poi me lo si deve spiegare... perché vergognarsi di un onesto lavoro? Altra follia inspiegabile.
Quindi partendo da qualcosa che è inutile siamo arrivati allo stadio in cui è dannosa, anzi praticamente una dittatura: ormai non si può più parlare che parte l'etichetta negativa, l'odio e la discriminazione, alla faccia degli "ideali" che dicono di difendere.
Un caso simile è successo recentemente a me: qualcuno scrisse un articolo di giornale sostenendo che un pugile di origini messicane vinse il match che gli valsero 4 cinture mondiali perché odiatissimo.
I suoi pugni erano forti perché arrabbiato, lui che era stato descritto come un grassone poveraccio sconosciuto e incapace. Ha vinto perché arrabbiato per il razzismo. Razzismo che si era inventato l'autore mentre di fatto lo offendeva. Un grande campione sminuito perché grasso.
Lo faccio notare: mi viene dato del fascista.
Perché mi viene dato del fascista se ho difeso, nel mio piccolissimo, la bravura, l'impegno, il sacrificio e di conseguenza la dignità di un atleta? Perché ad offenderlo era stato Saviano.
Saviano significa buono, quindi se parli male di lui sei automaticamente cattivo.
Anche se è lui nel torto marcio.
Caso ancora più recente: sulla pagina di un avvocato compare dell'odio: "questi maschi bianchi etero dannosi", il senso compiuto della frase. Glielo fanno notare, anche perché personaggio che sostiene di lottare contro l'odio, e rimuove la frase incriminata (se chiedete a me le scuse non mi convincono).
Il suo pubblico però, compreso l'avvocato a dire il vero, continua a sostenere che "non c'è nessuna offesa" in quanto "dire che sono maschi bianchi etero è solo la verità".
Strana cosa, per mesi ho sentito quella stessa gente urlare al razzismo ogni volta che un articolo di giornale riportava l'etnia di una persona, ma se sottolinei concludendo con "dannosi" che sono maschi bianchi etero allora non è niente di male. Però se si cambiano i fattori, cominciando con femmina o magari trans e il resto si può ben immaginare, sono sicuro che tale frase verrebbe presa come offensiva tanto da scatenare le ire di milioni di persone.
Questo è il risvolto peggiore del politicamente corretto: è sbagliato, razzista e sessista solo se il soggetto è uno dei loro protetti. Se il soggetto è uno dei loro detestati allora non è per niente sbagliato.
Senza contare che qualcuno ormai ha paura a dire "Natale" e cose simili per "non offendere le altre religioni". Insomma, abbiamo capito la deriva a cui stiamo assistendo.
Insomma una filosofia che nasce male ed è cresciuta mostruosamente male.