Vegan non sempre è "cruelty free"

Quante volte abbiamo sentito il termine "cruelty free" in questi ultimi anni? Molte, troppe. Ma a parte la saccenza e l'antipatia del voler dimostrare a tutti i costi di essere superiori agli altri, vogliamo analizzare quanto è realmente "cruelty free" mangiare vegano?
Il discorso degli animali uccisi nelle coltivazioni lo abbiamo già visto, guardiamo la schiavitù umana piuttosto:

Mangiare senza far del male a nessuno

Si potrebbe definire una vera e propria utopia, qualcosa di irraggiungibile. Infatti così è.
Vivere senza arrecare male a nessuno non è possibile, la catena alimentare, il mondo animale e vegetale, orbitano attorno lo sfruttare altri organismi per il proprio mantenimento in vita.

La dieta vegana non fa eccezione.
Come già accennato sappiamo benissimo che coltivare i campi comporta la moria di centinaia di topi, ratti e altri animali che magari avevano costruito la loro tana in quei terreni, o passavano lì di caso. Qui parliamo di persone, di sfruttamento, di schiavitù, di lavoro minorile e di menomazioni gravi in tenera età.

Vogliamo parlare del cacao?
Oltre due milioni di bambini africani svolgono il pericoloso e fisicamente debilitante lavoro di raccogliere le cabosse (il nome del frutto della pianta di cacao) ovviamente pagati quasi niente. Sono talmente maltrattati e sfruttati che affermano che chi consuma il cioccolato stia "mangiando la mia carne".
Nessuno che voglia boicottare l'uso del cioccolato, nessuno che minacci di morte chi mangia cioccolato, nessuna campagna denigratoria contro il cioccolato, che anche dal mio libro abbiamo constatato che si tratta di uno dei cibi più impattanti sull'ambiente, oltre che sulle popolazioni, nessuna proposta di boicottaggio. Nulla. Ma l'ipocrisia e la propaganda a senso unico vegane sono un altro discorso e non lo approfondiamo in questa sede...


E gli anacardi?
Quante ricette vegan troviamo con gli anacardi, tantissime, non faccio screen per evitare di mettere alla gogna chi le propone, ma la convinzione che siano "cruelty free" è diffusa fra tutti loro.
E invece non sono cruelty free nemmeno nel mondo dei sogni. Anche in questo caso sono sfruttati lavoratori bambini, anche di cinque anni, che rischiano ustioni chimiche e menomazioni fisiche permanenti il tutto per appena 50 centesimi al giorno, se non di meno.
E se non sono bambini sono comunque schiavi, come in Vietnam.

In linea di massima ogni genere alimentare proveniente dai paesi poveri è frutto di sfruttamento, così come le materie prime per la tecnologia.

Siamo realmente di fronte a gente che mette la vita di un animale di fronte a quella di un bambino, ignorano allegramente la loro trave sull'occhio. Del resto avendo avuto a che fare con loro per anni ho capito che si tratta di personaggi con gravi disagi personali e cercano nella dieta vegana una identità e un riscatto che da soli non sono riusciti ad ottenere.

Dal testo del Dr Frances McCormack