È davvero “cruelty free”? Una riflessione sull’etica del cibo vegano

Negli ultimi anni, il termine “cruelty free” è diventato un’etichetta onnipresente nel marketing alimentare, nella cosmesi e nella moda. Ma quanto è davvero privo di crudeltà ciò che consumiamo, soprattutto quando si tratta di alimentazione vegana?

In questo articolo non si discute dell’etica animale — tema che ho già affrontato altrove, analizzando il numero di animali uccisi indirettamente durante la coltivazione agricola. Qui il focus è un altro: lo sfruttamento umano nella filiera alimentare, spesso ignorato quando si parla di cibo “etico”.

🌱 Mangiare senza far male a nessuno: un’utopia?

L’idea di nutrirsi senza arrecare danno a nessun essere vivente è affascinante, ma nella pratica si scontra con la realtà della produzione globale. Ogni sistema alimentare — vegano o onnivoro — si basa su una catena di approvvigionamento che coinvolge esseri umani, animali e risorse naturali. E spesso, purtroppo, anche ingiustizie.

Minore che lavora nelle piantagioni di cacao, sfruttato e malpagato

🍫 Il caso del cacao: lavoro minorile e sfruttamento

Secondo un’inchiesta pubblicata da Fortune e aggiornata nel 2025, oltre 2 milioni di bambini in Africa occidentale lavorano nella raccolta del cacao, spesso in condizioni pericolose e con compensi irrisori. Alcuni di loro hanno dichiarato:

“Chi mangia cioccolato sta mangiando la mia carne.”

Nonostante ciò, il cacao resta un ingrediente comune anche in molte ricette vegane. Eppure, non si vedono campagne di boicottaggio o indignazione paragonabili a quelle rivolte, ad esempio, al consumo di carne.

🥜 Anacardi: un altro “superfood” tutt’altro che etico

Gli anacardi sono spesso presenti in ricette vegane — dalle salse ai dolci — ma la loro produzione è legata a gravi violazioni dei diritti umani. In Vietnam, come documentato da Human Rights Watch, detenuti e lavoratori sottopagati sono impiegati nella lavorazione del frutto, esposti a sostanze chimiche che causano ustioni e menomazioni.

Anche in India e in Africa, bambini di appena cinque anni sono coinvolti nella raccolta, guadagnando meno di 50 centesimi al giorno.

🌍 Veganismo e sfruttamento globale: una contraddizione?

Nel 2025, il veganismo è cresciuto esponenzialmente, spinto da motivazioni etiche, ambientali e salutistiche. Tuttavia, come sottolinea un recente studio dell’Institute for Organic Farming, molti alimenti “plant-based” provengono da paesi in cui i diritti dei lavoratori non sono garantiti.

Questo solleva una domanda scomoda: possiamo davvero definire “cruelty free” un alimento che non coinvolge animali, ma sfrutta esseri umani?

🧠 Etica selettiva e dissonanza cognitiva

Molti consumatori vegani sono sinceramente motivati da compassione e giustizia. Ma esiste anche una forma di etica selettiva: si condanna la sofferenza animale, ma si ignora quella umana. Non per malafede, ma per mancanza di consapevolezza o per una narrazione dominante che semplifica il concetto di “etico”.

📌 Conclusione: verso una nuova definizione di “cruelty free”

Essere coerenti è difficile. Nessuna dieta è priva di impatto. Ma riconoscere le contraddizioni è il primo passo per migliorare. Forse è il momento di ridefinire il concetto di “cruelty free”, includendo non solo gli animali, ma anche le persone coinvolte nella produzione del nostro cibo.

Fonti e approfondimenti:


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Fabrizio Leone
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