🎬 Un trailer da record… in negativo
Il primo trailer del film è stato accolto con una valanga di critiche: oltre 1,1 milioni di “non mi piace” su YouTube, rendendolo uno dei trailer più disprezzati della piattaforma. La reazione è stata così intensa che il cast e la produzione hanno parlato apertamente di misoginia, accusando parte del pubblico di ostilità verso un cast tutto femminile.
Ma la questione è più complessa.
🎮 Il caso James Rolfe: quando il rifiuto diventa polemica
James Rolfe, noto come Angry Video Game Nerd, dichiarò pubblicamente che non avrebbe recensito il film. Non per odio verso le donne, ma perché i film originali rappresentavano per lui un ricordo d’infanzia troppo importante per essere “riscritto”. La sua scelta fu accolta da una parte del pubblico con rispetto, ma da altri con accuse di sessismo. Alcuni parlarono persino di minacce legali, mai confermate.
🍿 Sale vuote e incassi tiepidi
Nonostante una massiccia campagna marketing da oltre 100 milioni di dollari, il film ha incassato circa 229 milioni di dollari a fronte di un budget di 144 milioni. Secondo Forbes e The Hollywood Reporter, per rientrare nei costi avrebbe dovuto superare i 300 milioni. Il risultato? Una perdita stimata di circa 70 milioni di dollari.
Molti cinema, durante la prima settimana, hanno registrato sale semivuote. Alcuni spettatori hanno condiviso foto di proiezioni con meno di dieci persone in sala.
🎭 Recensioni contrastanti: tra entusiasmo e delusione
La critica è stata divisa:
Rotten Tomatoes: 74% (critica), 49% (pubblico)
CinemaScore: B+
Alcuni spettatori hanno apprezzato il tono leggero e l’energia del cast. Altri, come lo youtuber Angry Joe, hanno criticato la sceneggiatura, definendola “una sequenza di gag da sitcom, con personaggi piatti e scene senza senso”.
Un punto ricorrente nelle critiche è stato il trattamento dei personaggi maschili: spesso rappresentati come goffi, inutili o ridicolizzati. Alcuni hanno parlato di “misandria mascherata da empowerment”.
💸 Un’operazione di branding più che un film?
Secondo Bomb Report, Sony ha investito pesantemente in partnership promozionali: da Papa John’s a Hi-C Ecto Cooler, fino a Progressive Insurance. L’obiettivo era rilanciare il marchio Ghostbusters, più che realizzare un sequel diretto. In questo senso, il film ha avuto un impatto culturale, ma non commerciale.
📌 Conclusione: un reboot nato sotto pressione
Ghostbusters 2016 non è stato un disastro totale, ma nemmeno il successo sperato. Ha pagato il prezzo di una campagna marketing sbilanciata, di un clima culturale polarizzato e di aspettative troppo alte. Il dibattito che ha generato — tra nostalgia, inclusività e identità — ha finito per oscurare il film stesso.
Dal punto di vista narrativo, il film è piatto e noioso. I personaggi maschili sono rappresentati in modo caricaturale, spesso stupidi o grotteschi, mentre il villain — Rowan North, un tecnico frustrato con tratti da “incel” vendicativo — è poco credibile e mal sviluppato. Le protagoniste, pur talentuose, si ritrovano in scene surreali, come momenti di ballo improvvisati e battute forzate.
Come ho scritto nella mia , si tratta di una pellicola che manca di coerenza, ritmo e rispetto per il materiale originale. Una vera occasione sprecata. E considerando che Sony ha perso oltre 70 milioni di dollari sull’operazione, è già tanto che il danno non sia stato peggiore.
Fonti e approfondimenti:
- Raccolta di testimonianze e foto di persone dentro cinema deserti