Recensione Ghostbusters 2016: un remake discutibile

Nel 2016, la Sony ha rilasciato il remake di Ghostbusters, cercando di dare una nuova interpretazione al classico del 1984 con un cast interamente femminile. Fin dall'annuncio, il progetto ha sollevato un acceso dibattito: da un lato, sostenitori entusiasti per la scelta di protagoniste donne e per l’intento di modernizzare il franchise, dall’altro critiche su possibili forzature nella sceneggiatura e sulla qualità della produzione.

Dopo aver visto il film, si può affermare che, al di là delle polemiche, la pellicola non riesce a catturare lo spirito del cult originale, risultando piatta, prevedibile e poco coinvolgente. La sua narrazione priva di mordente, i personaggi poco sviluppati e un umorismo che fatica a decollare lo rendono un’esperienza deludente, soprattutto per i fan della saga.

Trama: una narrazione scontata e priva di tensione

La trama segue un gruppo di ricercatrici che, dopo aver scoperto fenomeni paranormali, decidono di studiare i fantasmi e affrontare la minaccia che incombe sulla città. L’antagonista principale è un uomo solitario, descritto come socialmente emarginato e frustrato, che cerca vendetta evocando spiriti e aprendo un portale per un’invasione sovrannaturale.

Il problema principale della trama è la sua estrema prevedibilità. Lo sviluppo degli eventi segue schemi già visti, senza particolari colpi di scena o elementi innovativi. La mancanza di suspense e di un vero senso di avventura rende il film noioso, privo di tensione e senza la carica del capitolo originale.

In confronto al film del 1984, che riusciva a bilanciare commedia e azione in modo intelligente, il remake non riesce a trasmettere né il mistero dei fenomeni soprannaturali né un vero coinvolgimento emotivo. La storia si sviluppa senza momenti realmente memorabili, lasciando un senso di superficialità che accompagna tutta la visione.


Ghostbusters 2016

Personaggi: stereotipi e sviluppo inesistente

Uno degli elementi più problematici del film riguarda la scrittura dei personaggi. A differenza dell’originale, in cui ogni membro del team aveva una propria identità ben definita e un ruolo chiaro nella storia, nel remake i protagonisti risultano piatti e costruiti su stereotipi.

  • Jillian Holtzmann è il personaggio più interessante, ma rimane un cliché: lo scienziato eccentrico e stravagante, senza una reale profondità. L’unico elemento distintivo della sua personalità è il suo atteggiamento sopra le righe, ma manca un vero arco narrativo che la renda memorabile.

  • Patty Tolan oscilla tra l’essere uno stereotipo e un personaggio piatto, senza particolari sviluppi. La sua presenza nel gruppo sembra più un’aggiunta forzata che una scelta narrativa motivata.

  • Erin Gilbert e Abby Yates non risultano memorabili, con tratti caratteriali poco definiti che non permettono di creare una vera connessione con il pubblico. La loro caratterizzazione è talmente generica che fatica a lasciare un’impressione duratura.

  • Il segretario Kevin, interpretato da Chris Hemsworth, è volutamente rappresentato come eccessivamente stupido, risultando più fastidioso che divertente. L’idea di ribaltare lo stereotipo della "segretaria ingenua e attraente" viene portata all’estremo, creando un personaggio talmente esagerato da risultare forzato e grottesco.

Questa superficialità nella scrittura rende difficile apprezzare le interazioni tra i protagonisti, con dialoghi che non generano empatia né creano momenti comici efficaci.

Umorismo e atmosfera: battute forzate e assenza di tensione

Uno degli elementi distintivi del Ghostbusters originale era il suo equilibrio tra commedia e azione, con battute spontanee e una costruzione narrativa che riusciva a mescolare leggerezza e mistero. Nel remake del 2016, l’umorismo appare forzato e poco spontaneo, con gag che spesso risultano artificiali e fuori luogo.

Le battute raramente colpiscono nel segno, e molte scene che dovrebbero essere comiche finiscono per sembrare cringe o poco naturali. Per esempio, alcuni siparietti tra i personaggi sembrano più adatti a un film per adolescenti che a una commedia d’azione.

Anche la costruzione dell’atmosfera paranormale è poco riuscita: mentre nel film originale figure come Gozer e Zuul trasmettevano un vero senso di mistero, l’antagonista del remake appare debole e poco minaccioso, con una risoluzione del conflitto che manca di qualsiasi impatto emotivo.

Effetti speciali e azione

Visivamente, il film presenta buoni effetti speciali, in particolare nella resa dei fantasmi. Alcune creature sono state realizzate con grande attenzione ai dettagli, dando vita a scene visivamente impressionanti.

Tuttavia, questo aspetto non basta a compensare le lacune narrative e stilistiche. Anche la scena finale, dove il villain viene sconfitto con un attacco mirato a una parte anatomica poco rilevante per un fantasma, risulta banale e priva di logica, spezzando qualsiasi tensione nella risoluzione della storia.

Conclusione: un remake che non convince

In definitiva, Ghostbusters 2016 è un film che non riesce a reggere il confronto con l’originale, fallendo sia nella costruzione della trama che nella caratterizzazione dei personaggi.

Aspetti negativi:

  • Narrazione prevedibile, senza momenti realmente memorabili.

  • Personaggi piatti, basati su stereotipi senza evoluzione significativa.

  • Battute poco efficaci, con umorismo forzato e artificiale.

  • Assenza di un vero senso di mistero, elemento chiave dell’originale.

  • Antagonista debole, privo di profondità e impatto narrativo.

Il film sembra puntare più sull’agenda di rappresentazione che sulla qualità del racconto, cercando di adattare un marchio amato dal pubblico a un nuovo target senza considerare cosa abbia reso Ghostbusters un classico della commedia.

Nonostante gli effetti speciali e alcuni momenti visivamente riusciti, il risultato finale è deludente, lasciando l’impressione di un’occasione sprecata.

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025