La macchina del fango e l'attacco alla persona

Lo sport nazionale in voga sui social (ma anche sui giornali) è l'attacco alla persona e/o la macchina del fango. Tale comportamento è stato posto in essere prima dai politici, poi a ruota i prezzolati dei giornalisti sul libro paga di questo o quel partito, e poi di conseguenza per imitazione o abitudine anche i cittadini hanno preso tale piega.

La logica del fango

Quindi cosa succede quando qualcuno evidenzia una balla paurosa proferita da chiunque, parlamentare o chiunque altro?
Scatta la sommossa!

Si perché ormai per il cittadino medio, infettato dalla mentalità della macchina del fango, non ragiona su quello che legge e che succede e si rifiuta addirittura di ascoltare.

Piuttosto che ragionare cerca l'appiglio per attaccare e screditare chi ha riferito la notizia.
Si insomma se non confermi i loro pregiudizi sei visto come "un nemico", loro sono nel giusto quindi è impossibile che tu stia dicendo la verità. Questo è il loro "ragionamento", se così possiamo chiamarlo.

Ecco quindi che la fonte che riporta la notizia viene accusata di non essere autorevole, che il titolo non è al 120% accurato, che chi parla/scrive è un troll ovviamente stipendiato fior fiore di quattrini da parte di questo o quell'altro.

Come se i giornalisti al soldo della loro squadra politica del cuore (non è un errore, ormai si parla di tifo da stadio) fossero completamente estranei a tali dinamiche.


Il caso Dibba

Esempio pratico: in una pagina "collega" è stata pubblicata una foto di "Dibba", cioè Di Battista all'epoca parlamentare dei cinque stelle, che raccontava boiate sul consumo di carne e gli effetti sulla salute. Che Dibba sia un animalista vegano convinto non è un segreto, ma questo non ha fermato il grillino medio a urlare alla bufala.

Il fatto era questo: Dibba l'aveva sparata grossa sulla zootecnia e voleva proporre l'obbligo per le mense, pubbliche e private, a mettere un menù esclusivamente vegano un giorno la settimana, e una controparte vegana per il restante tempo. Notizia molto ben documentata da numerose testate, fra l'altro.

Come hanno accolto la cosa i grillini? Si sono presi mezzo minuto per fare una ricerca online e leggere le notizie? Ovviamente no, si sono infuriati e hanno gridato alla bufala.

A questo punto gli admin della pagina presa d'assalto hanno iniziato a linkare loro il mio post "di battista propone di vietare la carne" per dimostragli i fatti.

Se si legge l'articolo si capisce chiaramente che confuta le sparate catastrofiche del geniaccio pentastellato, con tanto di fonti e riferimenti certi, chiari e autorevoli. Quindi tutt'altro che una bufala, un complotto o qualsiasi altra cosa si possano inventare per non ascoltare.
Ma il grillino medio l'ha capito? Ovviamente no!

Quando il nome conta più del contenuto

Stessa cosa di prima, invece di ascoltare hanno iniziato ad accampare scuse, quindi via a criticare l'url: un sito con un indirizzo simile sicuramente non dice la verità!

Screditarono l'autorevolezza del blog: non è un giornale ed è scritto da uno che dice parolacce. Come se Beppe Grillo fosse un chierichetto di sei anni fresco di asilo!

Il nome era una schifezza: con un nome simile sicuro le informazioni sono false.
In molti quel giorno hanno accostato la qualità dei miei contenuti a quella di Lercio, un attacco tout court contro il blog, contro di me.

Quella che si definisce la macchina del fango: screditare e buttare melma su qualcuno per quello che dice, in modo da fargli perdere credibilità e far perdere di vista il punto, cioè quanto dice.

Non importa cosa viene detto, l'importante è zittire chi lo dice.
Letteralmente il bambino che si tappa le orecchie, chiude gli occhi e inizia a urlare.

Fallacia logica che va di moda

Questo "schema mentale", questo modo di ragionare, è una fallacia logica che si potrebbe definire un buco nero di logica.
Il caso sopra citato è finito con il rifiuto più totale dei detrattori di leggere l'articolo che confermava la notizia, e sono andati avanti ad attaccare la persona.

Non è un caso isolato, si tratta ormai di un modo di sragionare impresso a fuoco nella mente delle persone. Un utilissimo mezzo per tenersi stretti elettori, compratori o chissà quali motivi possono esistere da parte di chi ha fomentato tutto questo.

Qualcuno dice qualcosa che non ci piace? Gli si punta il dito contro e lo si scredita, e gli "addestrati" non si porranno nessuna domanda su quanto ha detto. Una cosa incredibile, certe meccaniche dovrebbero studiarle nelle università. Ma non per continuare a sfruttarle, ma per demolirle.

Giornalisti e televisioni non si smentiscono

Stessa cosa fanno spesso i giornalisti o altri personaggi pubblici in televisione. Ancora ricordo una sorta di "servizio televisivo" (se così si può definire) in cui un paio di giornalisti compiacenti avevano seguito e ripreso di nascosto un personaggio che non ricordo con precisione se era giudice o PM (stava indagando qualche loro amico di sicuro) e lo fecero letteralmente nero.
Emblematica fu la loro sparata sui CALZINI CHE INDOSSAVA.

Io mi domando una cosa: ma è possibile non accorgersi della cosa? E' letteralmente un elefante in una stanza, sono l'unico che ha notato queste dinamiche?

Conclusione: il prezzo della disinformazione

Questi sono solo alcuni casi emblematici sia ad opera di "giornalisti" che di cittadini, ma evidenziano a dovere le dinamiche di discredito che accadono tutti i giorni: l'attacco alla persona è un sempreverde nel nostro paese, e non solo, del resto è molto semplice screditare qualcuno invece di ammettere la realtà.

Questo, insieme alle vuote promesse elettorali e al continuo perdere la faccia che non viene comunque nascosto dalla macchina del fango, credo sia uno dei motivi per cui l'astensionismo sta crescendo anno dopo anno, lento ma inesorabile.

La gente non ne può più di vuota retorica, di false promesse e di attacchi alla persona per nascondere le proprie magagne.
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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.