I problemi tecnici del costruire centrali solari nel deserto

Nell'articolo in cui parlavo di ipotetiche centrali nel deserto non ho approfondito troppo l'aspetto tecnico perché sarebbe venuto fuori un romanzo, quindi vediamo a quali problemi si va incontro nel costruire una centrale in mezzo al deserto. Di deserti ce ne sono di diversi tipi.
I terreni desertici che presentano un terreno solido (non sabbioso) sembra una buona soluzione per una centrale solare, però anche terreni simili ospitano numerosissime specie animali e abbiamo visto si tramutano in vere e proprie trappole mortali per i volatili.
Ovviamente qualcuno ha creato centrali in questi territori ma si presenta comunque il problema del danno ambientale.

Argo centrale solare

Tenendo conto di questo qualcuno ha pensato si potesse costruire in mezzo al deserto sabbioso, in cui le forme di vita sono molte meno (ma non assenti). Sarebbe tecnicamente possibile costruire in tali zone tramite speciali fondamenta.

Facciamo che si costruisce una centrale solare in mezzo al deserto e la struttura è stabile, risolto il primo problema se ne presenta subito un altro: le dune non stanno ferme, si spostano in continuazione, e probabilmente tempo una settimana o un mese l'intero impianto sarebbe sommerso dalla sabbia e dalla polvere.

Il vento nel deserto non è di certo qualcosa di piacevole, non trovando nulla che lo contrasti o "spezzi" come monti, boschi o alberi quello spira indisturbato e molto forte. Se le dune cambiano in continuazione è perché lo fanno spinte dal vento.
La polvere del deserto del Sahara arriva perfino in Europa, quindi è facile immaginare in quanto tempo gli specchi che si usano per produrre energia nella centrale verrebbero completamente ricoperti.

Questo significa che un impianto in mezzo alla sabbia richiederebbe una gestione complicatissima per evitare che gli specchi, che siano fotovoltaici o termici non cambia, vengano coperti dalla sabbia riducendo o annullando la loro funzionalità.
Quante persone servirebbero per mantenere funzionale l'impianto in quelle condizioni?
Senza contare il caldo!

L'acqua è un altro problema.
Ammesso di trovare abbastanza personale disposto a lavorare in quelle condizioni per tutto il giorno dietro milioni di specchi, che non è un problema da nulla, bisognerebbe impiegare quantità di acqua colossali. Quindi si presenta il problema di dover pescare l'acqua dal mare, depurarla e probabilmente desalinizzarla e poi trasportarla tramite acquedotti alla centrale. Renderebbe l'impianto ancora più titanico e dispendioso.

Depurare e dissalare l'acqua richiede 4 kw/h per ogni metro cubo, il che significa che l'acqua richiesta per tenere attivo l'impianto e probabilmente lavare gli specchi andrebbe ad incidere pesantemente sul quantitativo di energia prodotto dall'impianto stesso. Si tratterebbe MINIMO di circa 480 mila kw/h, quasi l'intera produzione di una piccola centrale nucleare.

La centrale solare di Ouarzazate in Marocco è una centrale elettrica di questo tipo, proprio costruita sul limitare del deserto del Sahara su una distesa di terreno solido per un'estensione di 25 km quadrati.
Benché sia stata costruita per resistere ai venti, polveri e sabbia sahariani per la produzione di energia e pulizia degli specchi impiega fino a 3 milioni di metri cubi di acqua l'anno. Ma è relativamente vicina al mare. E che sta al limitare del deserto, non all'interno.

Insomma, anche risolvendo il problema delle fondamenta su un terreno sabbioso e scongiurato il pericolo di finire sommersi da 250 metri di sabbia (le dune del Sahara arrivano anche a quelle altezze) rimane il problema di depurare l'acqua e trasportarla all'impianto.

Le centrali nel deserto di dune non credo siano fattibili.
Le centrali in zone desertiche non sabbiose possono causare danni collaterali e in ogni caso occupare tutta quella superficie terrestre ha sicuramente un impatto ambientale non indifferente, anche se stanno investendo parecchio su di esse.

Vedremo come evolvono le cose, forse con nuove tecnologie si potrà fare di meglio.