Il "Grievance Studies Affair": un esperimento sulle riviste accademiche e la crisi della peer review

Nel 2017, tre studiosi — Peter Boghossian, James Lindsay e Helen Pluckrose — hanno avviato un esperimento che ha scosso il mondo accademico. Il loro obiettivo? Testare la solidità metodologica di alcune riviste scientifiche nei campi dei gender studies, cultural studies, fat acceptance, race studies e affini. Il progetto, noto come Grievance Studies Affair, consisteva nell’invio di 20 articoli falsi, deliberatamente assurdi e privi di basi scientifiche, per verificare se sarebbero stati accettati e pubblicati.

🧪 Ideologia vs. metodo scientifico

L’intento dichiarato dell’esperimento era dimostrare che, in certi ambiti accademici, la conferma ideologica prevale sulla verifica metodologica. I tre autori — Boghossian, Lindsay e Pluckrose — hanno scritto 20 articoli volutamente assurdi, privi di basi scientifiche, ma costruiti per risuonare con le narrative dominanti in settori come gender studies, fat studies, race theory e cultural studies.

Risultato?

  • 7 articoli accettati (di cui 4 pubblicati e 3 in fase di pubblicazione prima della scoperta del bluff)

  • 4 in revisione

  • 1 in valutazione

  • 9 rigettati

📚 Quando l’assurdo diventa accademico: i paper accettati

Ecco nel dettaglio alcuni dei paper più incredibili che hanno superato il processo di peer review:

  • 🐶 “Human Reactions to Rape Culture and Queer Performativity at the Dog Park” Pubblicato su Gender, Place & Culture, sosteneva che i cani maschi che montano altri cani senza consenso riflettono una “cultura dello stupro” e che i proprietari che non intervengono sono complici. Il paper includeva analisi sul “genere percepito” del cane e sulla “queer performativity canina”.

  • 🏋️ “Fat Bodybuilding: Challenging Fatphobia Through Inclusive Sport” Accettato da Fat Studies, proponeva la creazione di una categoria di bodybuilder grassi e le “Fattylympics”, sostenendo che l’antropometria tradizionale è oppressiva. Il tono era volutamente celebrativo verso l’obesità come forma di resistenza politica.

  • 🍑 “Going in Through the Back Door: Challenging Heteronormativity Through Anal Toy Penetration” Accettato da una rivista Springer, suggeriva che la penetrazione anale volontaria nei maschi etero potesse ridurre l’omofobia e la transfobia. Il paper era scritto in tono accademico, ma il contenuto era apertamente provocatorio.

  • 🍗 “Breastaurant Masculinity: Themes of Objectification and Machismo in Sexually Objectifying Restaurants” Accettato da Sex Roles, analizzava locali come Hooters come “microcosmi dell’egemonia patriarcale”, sostenendo che la mascolinità tossica si manifesta attraverso il consumo di cibo servito da donne sessualmente oggettificate.

  • 📜 “Our Struggle Is My Struggle: Solidarity Feminism as an Intersectional Reply to Mein Kampf” Un capitolo di Mein Kampf riscritto in chiave femminista intersezionale, sostituendo “ebrei” con “uomini bianchi” e “partito” con “femminismo intersezionale”. Accettato da una rivista accademica prima che il bluff venisse scoperto.


Fotografia di James Lindsay che discute del Grievance studies affair

📉 Le conseguenze: pressioni e dimissioni

L’esperimento ha generato un dibattito feroce. Peter Boghossian ha subito pressioni accademiche fino a lasciare il suo incarico all’Università di Portland. Le riviste coinvolte hanno reagito in modo diverso: alcune hanno rimosso gli articoli, altre hanno difeso il processo di revisione. Il caso ha sollevato dubbi sulla validità del peer review, soprattutto in ambiti dove l’ideologia sembra prevalere sul metodo.

 

🧠 Quando la satira diventa realtà

Uno degli aspetti più inquietanti è che alcune idee assurde contenute nei paper sono state applicate nella realtà. In Belgio, ad esempio, una scuola ha fatto stare in piedi solo gli alunni maschi durante la festa della donna, per “far provare l’oppressione”. Secondo James Lindsay, questa pratica era parte di uno dei suoi paper fasulli — eppure è stata applaudita da un pedagogo consulente del governo fiammingo.

 

⚖️ Le critiche: provocazione o denuncia?

Il mondo accademico si è diviso:

  • 🔍 Alcuni ritengono l’esperimento necessario per smascherare le falle del sistema

  • 🚫 Altri lo considerano una provocazione dannosa, un attacco ideologico alla ricerca

Il dibattito ruota attorno a una domanda cruciale: la ricerca accademica è ancora guidata dal metodo scientifico, o è diventata un veicolo ideologico?

📌 Conclusione: rigore, non conferma

Il Grievance Studies Affair ha messo in luce una fragilità metodologica in certi settori accademici. Se la ricerca vuole mantenere la sua credibilità, deve tornare a criteri scientifici rigorosi, resistendo alla tentazione di pubblicare contenuti che confermano pregiudizi ideologici.

In un’epoca in cui l’informazione è sempre più politicizzata, è fondamentale riflettere su come vengono valutati i contenuti accademici. E, soprattutto, su chi decide cosa è “scientifico” e cosa no.

📚 Fonti e approfondimenti

Per chi desidera approfondire il Grievance Studies Affair e le sue implicazioni metodologiche e culturali, ecco una selezione di fonti affidabili e contestuali:

Queste fonti offrono una visione multidisciplinare e documentata su uno degli esperimenti più controversi del mondo accademico contemporaneo, sollevando interrogativi fondamentali sul rapporto tra ideologia e metodo scientifico.

La mia foto
Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.