I giovani non vogliono fare sacrifici!

 Ormai sono oltre dieci anni che sento ripetere questa frase in lungo e in largo. Sta principalmente sulla bocca di vecchi, giornalisti e "imprenditori". A questo giro voglio raccogliere tutto quello che ho messo insieme nella mia esperienza di vita e dipingere un quadro sicuramente parziale ma altrettato sicuramente realistico delle condizioni medie in cui si trovavano questi personaggi che si lamentano e le condizioni che affrontano "i giovani".


Inizio con il passato. Quello che hanno vissuto i vecchi, i boomer, quelle generazioni che oggi hanno in mano la maggior parte delle aziende o le hanno lasciate ai figli. Non si parla di altri secoli, si parla di 50 anni fa al massimo, forse 60. Quadro disegnato in base alle testimonianze di numerosi anziani.

Boom economico in gran marcia. C'è lavoro ovunque.
Un benzinaio che lavora part time guadagna abbastanza soldi da potersi comprare una casetta in due o tre anni di risparmi. Chi ha terreni li coltiva e porta gli ortaggi al mercato, in due anni di vendita di frutta e verdura raggranella abbastanza soldi da comprarsi una casa al mare.
C'è bisogno di infermieri e parte il bando pubblico: 5 posti vacanti, presentarsi per fare domanda di assunzione. Si presentano in tre, vengono assunti tutti seduta stante.
Un operaio edile di venti anni può fare colazione al bar, pranzo e cena al ristorante tutti i giorni e spendere così meno della metà del suo stipendio mensile. Ah giusto dimenticavo: parlo di MILANO.
La bolletta elettrica è di 5 mila lire bimestrali, anni dopo arriva a 20 mila lire ma sono comunque bruscolini rispetto gli stipendi.
Circa 20 anni dopo, stesso periodo in cui una famiglia povera poteva permettersi di fare quasi 30 km al giorno in macchina praticamente tutta l'estate, comprando il gelato al bar e non risentendone finanziariamente.
Dimenticavo: andavano in pensione dai 35 ai massimo 38 anni.

Con queste condizioni favorevoli i "boomer" hanno trovato facilmente lavoro con appena la quinta elementare in tasca e hanno fatto pure carriera. Hanno comprato casa, hanno fatto studiare i figli e li hanno aiutati a comprare casa, se non gliel'hanno comprata loro direttamente.
Hanno messo su aziende, negozi, ristoranti e bar.

Le stesse aziende, negozi, ristoranti e bar che oggi piangono perché i giovani non vogliono fare sacrifici. Mica come loro! Loro si che si sono sacrificati!

Ma vogliamo guardare le prospettive che ha un giovane oggi?
Titolo di studio minimo Diploma e devi avere un buon punteggio altrimenti è come non averlo.
Bollette elettriche ai massimi storici, benzina un salasso, tassazione più alta del mondo.
Stipendi medi inferiori a 30 anni fa quando il costo della vita era dieci volte inferiore.
Gli stipendi reali, con una percentuale del 68% di contratti "pirata", sono ben al di sotto della media e si parla solitamente di 400-500 euro al mese. Contratti part time ma il "principale" pretende che si lavorari 12 ore al giorno. In Sardegna, una delle regioni più povere d'Europa, lo stipendio medio è di 620 euro al mese. Arrivavano bollette da 150 euro al mese di sola energia.
Affitti impazziti, perfino in un paesello minimo sono 400 euro al mese.
Una panda costa quasi 20 mila euro, quattro anni di "stipendio" di un giovane perennemente precario.
Per un bando pubblico per 4 posti nel pubblico si presentano 40 mila persone. Ed è pure truccato.
Le case costano così tanto che i giovani non riescono nemmeno a pensare di indebitarsi per comprarne una. Si andrà in pensione a 80 anni suonati.
Nella ristorazione impera il lavoro sottopagato e in nero e la malsana usanza di pagare un turno di lavoro di sei ore ma pretenderne due.

Ecco. Questi qua si lamentano che i giovani non vogliono fare sacrifici.
Questi che hanno un concetto astratto di "sacrifici".
Questi che hanno lavorato dieci anni per costruirsi tutto quello che hanno e gli sembra pure una cosa insormontabile, roba che oggi in dieci anni non compri nemmeno un monolocale.

E i giovani che ragioni avrebbero di "fare sacrifici"?
Che prospettive hanno? Un lavoro di merda sottopagato abitando fino ai 50 anni in casa dei genitori?
Il lavoro sottopagato è l'ennesimo balzello che i "vecchi", o i loro figli privilegiati, stanno domandando con l'ausilio dello stato ai giovani. Giovani a cui hanno già appioppato un debito pubblico assurdo, un sistema pensionistico devastato dalle loro baby pensioni e dalla loro speculazione su tutto e tutti che hanno fatto alzare i prezzi di qualsiasi cosa a livelli inimmaginabili.

E lo dico perché "fare sacrifici" per un giovane nella maggior parte dei casi equivale solamente a farsi un culo tanto per far arricchire chi già è arricchito e vuole ancora di più.

Ci manca solamente che dicano "che mangino brioches" e il quadro è perfetto nella sua ignobilità.

La Repubblica lavoro sottopagato

Questa ennesima testimonianza è quello che mi ha fatto perdere la pazienza e mi ha fatto prendere la decisione di elencare tutto questo.
Sia chiaro non è automatico che i "boomer" abbiano TUTTI usufruito del boom economico e che non ci siano piccoli imprenditori che faticano ad andare avanti o siano tutti sfruttatori.
Ma sono praticamente sicuro che tutti quelli che si lamentano dei giovani sono tutti sfruttatori arricchiti maledetti.