Il mito dei giovani che non vogliono fare sacrifici

Nel 2025, il dibattito generazionale è più acceso che mai. Sui social, nei talk show e persino nei programmi politici, si torna spesso a dire che i giovani “non hanno più voglia di sacrificarsi”. Ma quanto è vero questo luogo comune? E cosa significa davvero “fare sacrifici” in un mondo dove il lavoro è spesso precario, il costo della vita elevato e le prospettive future incerte? Per capire se i giovani sono davvero meno disposti a lottare o se è semplicemente cambiato il contesto, serve confrontare il passato con i dati concreti di oggi.

Le Opportunità Lavorative del Passato

Le generazioni precedenti hanno vissuto in un periodo storico caratterizzato da una forte espansione economica e da un mercato del lavoro decisamente più favorevole. Dagli anni '60 agli anni '80, l’Italia ha attraversato il cosiddetto boom economico, un periodo di crescita che ha portato numerosi benefici:

  • Abbondanza di opportunità lavorative: il mercato era in espansione, e trovare lavoro era relativamente semplice, anche con bassi livelli di istruzione.

  • Costo della vita proporzionato agli stipendi: i salari permettevano di accedere facilmente a beni di consumo, automobili e proprietà immobiliari.

  • Accesso facilitato alla casa: molte persone riuscivano ad acquistare una casa dopo pochi anni di lavoro.

  • Sistema pensionistico vantaggioso: l’età pensionabile era molto più bassa rispetto a quella odierna, permettendo alle persone di godersi la pensione dopo pochi decenni di attività lavorativa.

Questi fattori hanno contribuito a rendere il percorso verso la stabilità economica più rapido e accessibile, permettendo a molti di costruire imprese, acquistare proprietà e garantire un tenore di vita soddisfacente.

Le Sfide dei Giovani di Oggi

Confrontando il passato con il presente, emergono notevoli differenze che rendono il cammino verso l’indipendenza economica molto più difficile per le nuove generazioni. Alcuni fattori chiave includono:

1. Requisiti Formativi Più Elevati

Oggi è quasi indispensabile avere un titolo di studio superiore per accedere a molte opportunità lavorative. A differenza di un tempo, un diploma non è sufficiente per assicurarsi un buon posto di lavoro, e spesso si richiede una laurea o anche master e specializzazioni. Inoltre, il valore di questi titoli è diminuito: avere una laurea non garantisce automaticamente uno stipendio dignitoso.

2. Costo della Vita in Aumento

Negli ultimi decenni, il costo della vita è cresciuto drasticamente rispetto agli stipendi medi. Alcuni esempi concreti:

  • Affitti: il costo di un appartamento è spesso proibitivo, anche in zone meno centrali.

  • Prezzo degli immobili: acquistare una casa oggi è estremamente difficile, soprattutto per chi ha contratti precari.

  • Trasporti e benzina: spostarsi costa sempre di più, riducendo la mobilità lavorativa.

  • Bollette e spese quotidiane: luce, gas e acqua sono aumentati a ritmi elevati, incidendo pesantemente sul bilancio familiare.

3. Mercato del Lavoro Precario

Le opportunità lavorative sono cambiate radicalmente rispetto al passato. Oggi il mondo del lavoro è caratterizzato da:

  • Contratti a tempo determinato e part-time, che rendono difficile pianificare il futuro.

  • Lavori sottopagati, spesso non sufficienti per vivere in maniera indipendente.

  • Competizione elevata: il numero di candidati per un singolo posto di lavoro è molto più alto rispetto al passato.

  • Stage non retribuiti, che spesso vengono utilizzati come forma di lavoro senza garantire una reale crescita professionale.

Questi fattori rendono più complesso per i giovani accumulare risparmi e costruire una sicurezza finanziaria.


La Repubblica lavoro sottopagato

4. Difficoltà nell’Accesso alla Proprietà

Mentre nel passato comprare casa era una tappa relativamente semplice, oggi è un sogno irraggiungibile per molti giovani. I prezzi degli immobili sono aumentati in modo significativo, mentre gli stipendi sono rimasti stagnanti. Inoltre, ottenere un mutuo è sempre più difficile, poiché le banche tendono a richiedere garanzie che molti giovani non hanno.

5. Sistema Pensionistico e Incertezza sul Futuro

L’età pensionabile è destinata ad aumentare, e molti esperti prevedono che i giovani di oggi potrebbero andare in pensione a 70-80 anni, con importi nettamente inferiori rispetto alle generazioni precedenti. Questo significa che le prospettive di una vecchiaia tranquilla sono sempre più incerte.

Dati aggiornati al 2025

Secondo i dati ISTAT di aprile 2025, il tasso di disoccupazione giovanile (15–24 anni) è al 19,2%, mentre quello generale è sceso al 7,1%. Anche il tasso di inattività giovanile è tra i più alti d’Europa. Secondo il Rapporto Giovani 2025 dell’Istituto Toniolo, oltre il 70% dei giovani italiani dichiara che il lavoro ideale non è quello più remunerativo, ma quello che garantisce dignità, crescita personale e benessere psicologico. Un altro dato interessante: quasi 1 giovane su 3 considera l’estero come unica via per una carriera dignitosa.

Questi numeri raccontano un’Italia in cui i giovani non sono meno volenterosi, ma spesso meno messi nelle condizioni di costruire un futuro stabile.

Sfatare il Mito del "Mancato Sacrificio"

La convinzione che i giovani di oggi non vogliano fare sacrifici è spesso basata su un confronto con un periodo storico molto diverso. Il problema non è la mancanza di impegno o dedizione, ma il contesto economico e sociale completamente mutato. Le difficoltà odierne rendono il sacrificio molto meno vantaggioso rispetto al passato: lavorare duramente non sempre porta a risultati concreti, e molti preferiscono cercare percorsi alternativi per migliorare la propria qualità di vita.

Invece di accusare le nuove generazioni di pigrizia, potrebbe essere utile avviare un dialogo costruttivo per comprendere le reali problematiche del mercato del lavoro e cercare soluzioni concrete per migliorare le prospettive future.

Fonti e approfondimenti:

Istituto Toniolo: Rapporto giovani 2025


Ultimo aggiornamento: Giugno 2025

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Fabrizio Leone
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