The Woman King nasconde la verità? Il lato oscuro del regno di Dahomey

The Woman King: tra storia, empowerment e controversie

Nel 2022 è stato presentato il film The Woman King, una produzione hollywoodiana che racconta le gesta delle guerriere Agojie del regno di Dahomey, situato nell’attuale Benin. La pellicola ha rapidamente attirato l’attenzione, non solo per la sua rappresentazione di donne guerriere protagoniste in battaglie epiche, ma anche per il suo forte messaggio di empowerment femminile. Tuttavia, dietro la narrazione cinematografica si cela una storia ben più complessa, che ha suscitato critiche e dibattiti, soprattutto tra esperti di storia africana e membri della comunità africana.

Revisionismo storico del film the woman king

Dahomey: un regno potente e controverso

Il regno di Dahomey ebbe un ruolo centrale nella storia dell’Africa occidentale dal XVII al XIX secolo. Conosciuto per la sua organizzazione militare disciplinata e per il suo potere espansionistico, il regno era temuto per le incursioni nei territori vicini, durante le quali catturava prigionieri per alimentare la tratta degli schiavi. Questo commercio rappresentava una parte significativa dell’economia di Dahomey, che preferiva vendere prigionieri ai mercanti europei piuttosto che sviluppare un’economia basata su risorse alternative.

Tra i gruppi militari più noti del regno c’erano le Agojie, una divisione esclusivamente femminile dell’esercito, spesso paragonata alle amazzoni per la loro forza e determinazione. Queste guerriere godevano di uno status particolare all’interno della società dahomeiana, ma erano comunque subordinate al re, il quale esercitava un controllo assoluto su di loro. Le Agojie non potevano sposarsi né avere figli e venivano addestrate per combattere senza esitazione. La loro fama derivava dalla disciplina e dall’impegno nelle battaglie, ma storicamente non ottennero mai vittorie significative contro le potenze europee.

Un aspetto spesso ignorato delle tradizioni di Dahomey era la pratica dei sacrifici umani. I prigionieri catturati durante le guerre venivano spesso sacrificati in rituali religiosi per onorare i sovrani defunti. In un caso documentato, circa 1.500 persone furono uccise in un periodo di due anni per commemorare la morte di un re, evidenziando una brutalità che va oltre la semplice strategia militare.

The Woman King: storia reale o revisionismo?

L'uscita del film The Woman King ha suscitato un acceso dibattito sulla fedeltà storica della narrazione. Sebbene il film celebri il coraggio e la forza delle Agojie, non affronta adeguatamente il coinvolgimento di Dahomey nel commercio degli schiavi, né le pratiche violente del regno. La sceneggiatura costruisce un racconto in cui le guerriere combattono per la libertà contro i colonialisti, ignorando il fatto che il regno di Dahomey stesso fu uno dei più attivi nel vendere prigionieri ai mercanti europei.

La rappresentazione cinematografica ha suscitato critiche da parte di storici e di esponenti della comunità africana, che hanno evidenziato le omissioni nella trama. Alcuni hanno definito il film un esempio di revisionismo storico, finalizzato a romanticizzare un periodo controverso per adattarlo a una narrazione moderna di empowerment femminile.

L’attrice Lupita Nyong’o, inizialmente coinvolta nella produzione, ha deciso di ritirarsi dal progetto dopo aver approfondito la vera storia di Dahomey. Dopo aver studiato le fonti storiche, ha preferito non partecipare alla pellicola e ha realizzato un documentario per esplorare in modo più accurato la realtà del regno e il suo impatto sulle popolazioni limitrofe.

Le reazioni della critica e del pubblico

Nonostante le polemiche, The Woman King ha ottenuto recensioni generalmente positive da parte della critica, con molti che hanno lodato le interpretazioni degli attori e l’intensità delle sequenze d’azione. Il film ha ricevuto una nomination agli Oscar, confermando il suo successo nell’industria cinematografica. Tuttavia, il pubblico è stato diviso: da un lato c’erano spettatori entusiasti della rappresentazione di donne forti nel cinema d’azione, mentre dall’altro c’erano persone critiche nei confronti della narrazione edulcorata della storia.

Al di là delle discussioni sulla veridicità del racconto, The Woman King ha sollevato questioni importanti sul modo in cui la storia viene rappresentata nei media. Le produzioni cinematografiche hanno spesso il potere di influenzare la percezione collettiva degli eventi storici, e in questo caso, la glorificazione delle Agojie ha portato alcuni spettatori a chiedersi quanto sia etico omettere aspetti fondamentali della loro storia.

Conclusioni

Il film The Woman King è senza dubbio una produzione che ha generato riflessioni e dibattiti, sia per la sua spettacolarità sia per la sua interpretazione della storia di Dahomey. La decisione di focalizzarsi esclusivamente sull’aspetto eroico delle guerriere Agojie, senza menzionare il ruolo chiave del regno nel commercio degli schiavi, ha reso il film controverso agli occhi di molti storici e membri della comunità africana.

La vicenda dimostra quanto sia delicato il confine tra rappresentazione artistica e fedeltà storica. Da un lato, il cinema ha il diritto di reinterpretare gli eventi per creare narrazioni coinvolgenti e significative. Dall’altro, è fondamentale che gli spettatori abbiano accesso a informazioni corrette e contestualizzate, per evitare che il passato venga manipolato o romanticizzato.

La discussione su The Woman King continuerà probabilmente a evolversi nel tempo, offrendo spunti di riflessione su come la storia viene raccontata e percepita attraverso il mezzo cinematografico.

Lettura molto interessante, che rimanda a fonti africane e di autori neri.


Ultimo aggiornamento: Giugno 2025