Il sessismo biologico mostrato dai fossili

Sessismo biologico nei fossili: la scienza è diventata satira?

La biologia può essere sessista? I fossili hanno pregiudizi di genere? Se pensavi di aver letto tutto, ecco l'ultima frontiera del dibattito: il sessismo biologico.

Secondo alcune teorie, la maggior parte dei fossili ritrovati appartiene a maschi. Da qui l’ipotesi che la natura sia implicitamente discriminatoria. Ma prima di lanciare campagne per la rappresentanza fossile femminile, proviamo a capire cosa c’è dietro questa curiosa affermazione.

I fossili maschili: discriminazione o semplice biologia?

Uno degli argomenti principali riguarda la struttura sociale di alcune specie. Gli studiosi hanno osservato che, per esempio, nei bisonti preistorici, il branco era guidato da un maschio dominante, seguito da un gruppo di femmine, mentre gli altri maschi venivano scacciati e lasciati a vagare da soli.

Essere esclusi dal branco li rendeva più vulnerabili ai predatori e più inclini a finire in ambienti pericolosi—condizioni perfette per la fossilizzazione. Le femmine, invece, rimanevano in gruppo e avevano maggiori probabilità di sopravvivere.

Tutto questo significa sessismo biologico? Forse abbiamo un altro caso di adattamenti evolutivi trasformati in pretesti ideologici.


Un fossile maschio bianco etero cis patriarcale agevolato nel fossilizzarsi dalla biologia sessista che ha tolto rappresentanza alle femmine, undici.


La perla sui mammuth patriarcali

Un’altra teoria riguarda i mammuth. Si ipotizza che i maschi, una volta raggiunta l’età adulta, venissero allontanati e costretti a vagare. Alcuni, nel tentativo di trovare nuovi territori, sarebbero finiti in ambienti pericolosi, congelandosi e diventando fossili.

Ora, un piccolo dettaglio: i mammuth sono strettamente legati agli elefanti, che vivono sotto il comando di una matriarca. Quindi, l’idea di una società patriarcale tra mammuth suona un po'… forzata.

Ma ecco il colpo di scena: secondo questa logica, la natura ha favorito la fossilizzazione dei maschi per pura discriminazione, mentre le femmine—che vivevano più a lungo e morivano meno in condizioni favorevoli alla conservazione—non lasciavano traccia.

Per chi ha ancora qualche speranza nella razionalità, tutto questo suona più come una casualità evolutiva che un’ingiustizia cosmica.

Sessismo biologico: un concetto senza senso

La definizione di sessismo è chiara: discriminare in base al genere. La fossilizzazione, tuttavia, non è un processo guidato da atti di volontà o da politiche sociali, ma da fattori ambientali, chimici e biologici.

Se alcuni maschi si sono fossilizzati più delle femmine, non è perché la natura ha deciso di penalizzare un sesso rispetto all’altro, ma perché la loro vita era più rischiosa e più incline a condizioni favorevoli per la conservazione dei resti.

Conclusione: la scienza ha davvero bisogno di queste teorie?

Se questo è il livello del dibattito scientifico, forse dovremmo prepararci a future scoperte sulle micro-aggressioni paleontologiche o sulle quote di genere nella fossilizzazione.

Nel frattempo, possiamo tranquillamente archiviare il concetto di sessismo biologico accanto a quello di complotti dei fossili patriarcali e concentrarci su ricerche più serie.

Fonte

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025