Queste misure, tuttavia, non sono sufficienti da sole. Per combattere il problema alla radice, il Ministero degli Interni ha lanciato una massiccia campagna di sensibilizzazione: #KnifeFree, ovvero "senza coltelli".
Fin qui tutto normale. Peccato che qualcuno abbia deciso di offendersi per principio.
La campagna nei fast food e l’indignazione a vuoto
La campagna è stata indirizzata alle catene di fast food di pollo fritto, coinvolgendo 210 ristoranti. Il progetto prevedeva l’uso di scatole nere con scritte bianche, all’interno delle quali erano riportate le storie di ex criminali che hanno abbandonato una vita di violenza legata agli attacchi con coltelli.
L’obiettivo era sensibilizzare i giovani, principali frequentatori dei fast food e, di conseguenza, i più esposti al rischio di coinvolgimento in gang e crimini violenti.
Tutto perfetto? No, perché la brigata del politicamente corretto ha deciso di indignarsi e definire la campagna razzista.
La logica contorta dell’indignazione
La teoria dei paladini della moralità online è questa:
I fast food vendono pollo fritto.
Esiste lo stereotipo che il pollo fritto sia consumato principalmente da persone di colore.
Quindi la campagna #KnifeFree è implicita solo per loro.
Quindi è razzista.
Una teoria talmente contorta che avrebbe bisogno di un manuale di ingegneria mentale per essere compresa.
I dati smentiscono la polemica
In realtà, gli attacchi all’arma bianca nel Regno Unito sono commessi principalmente da giovani. E indovina un po’? Il 64% della clientela media di quei fast food ha meno di 24 anni.
Quindi l’iniziativa era mirata alla fascia di età più coinvolta in questi crimini, indipendentemente dal colore della pelle.
Ma no, meglio gridare al razzismo inesistente e ignorare la realtà.
Quando l’attivismo da tastiera diventa una piaga sociale
A guidare questa rivolta senza senso, troviamo personaggi come:
Yasmin Evans, giornalista della BBC
David Lammy, deputato
Diane Abbott, ministro dell’Interno "ombra"
Tre nomi che hanno deciso di sfruttare il nulla cosmico per guadagnare punti mediatici.
L’abilità nel creare polemiche dal nulla ormai rasenta il ridicolo. Questa è la società che stiamo costruendo: una società in cui tentare di arginare il crimine diventa motivo di indignazione.
Conclusione: La paralisi del buon senso
Grazie a queste uscite deliranti, il Regno Unito rischia di trasformarsi in un posto dove non si possono nemmeno adottare misure anti-crimine senza essere accusati di qualche astratto reato ideologico.
Nel frattempo, gli attacchi con coltelli continuano a crescere, ma il problema principale sembra essere chi vende il pollo fritto.
🔄 Aggiornamento 2025: problema ancora irrisolto
A distanza di anni, il fenomeno degli attacchi all’arma bianca nel Regno Unito resta una priorità emergenziale. Secondo l’Office for National Statistics, nel solo primo trimestre del 2025 si sono registrati oltre 13.400 reati legati all’uso di coltelli, con un incremento del 6,2% rispetto al 2024. Il governo ha esteso le misure restrittive, includendo l’obbligo per i commercianti online di verificare l’età degli acquirenti di utensili da taglio. La campagna #KnifeFree è stata aggiornata con nuovi format multilingua, mantenendo la strategia di intervento nei quartieri a rischio — ma continua a essere oggetto di critiche infondate, come avvenuto nel caso delle scatole nei fast food. I dati, tuttavia, parlano chiaro: il 67% delle vittime e degli aggressori ha meno di 25 anni, e ignorare il problema in nome del politicamente corretto significa abbandonare proprio chi avrebbe più bisogno di prevenzione.