Il risultato? Una valanga di critiche da parte dei clienti.
Otto miliardi di dollari di perdita: il prezzo dell’ideologia nel marketing
Dopo pochi mesi dalla controversa pubblicità, sono arrivati i bilanci aziendali, e con loro una brutta sorpresa per Gillette:
5 miliardi di calo nelle vendite
Riduzione del valore delle azioni, con una perdita di circa 2 dollari per ogni azione
Cifre astronomiche per noi comuni mortali, ma comunque recuperabili per un colosso del settore. Tuttavia, il messaggio è chiaro: dipingerci come misogini e pessimi educatori non è esattamente una strategia vincente.

Il disastro della pubblicità "fat acceptance"
Ma la pubblicità sulla "mascolinità tossica" non è stata l'unica mossa azzardata di Gillette.
Vi ricordate la campagna sulla fat acceptance? L'azienda scelse come modella una "sportiva" di 200 kg, cercando di normalizzare l'idea che l'obesità non fosse un rischio per la salute.
Ora, proviamo a immaginare lo stesso concetto applicato a una persona anoressica di 25 kg, con lo slogan: "Guarda come sta bene, quanto è felice".
L’indignazione sarebbe stata immediata. Ma, quando si trattava di esaltare l’obesità, il silenzio era assordante.
Gillette cambia strategia: troppo tardi?
Dopo aver realizzato che demonizzare il proprio pubblico non porta profitti, Gillette è tornata su una comunicazione più tradizionale:
Spot con esempi maschili positivi, come un pompiere personal trainer
Un tono decisamente più conciliatorio rispetto al passato
Ma il danno d’immagine è ormai fatto. E il dubbio rimane: Gillette avrebbe proseguito su quella linea se non avesse visto il portafogli svuotarsi?
Il doppio standard mediatico: e se i ruoli fossero invertiti?
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una vera e propria ondata di fango contro gli uomini, con aziende, giornalisti e pubblicità che ripetono instancabilmente lo stesso mantra: "il maschio fa schifo".
Ora, immaginiamo per un momento il contrario.
Se i media, le aziende e la pubblicità iniziassero a dire: "tenete le donne in cucina", quanto durerebbe una simile narrazione prima di essere cancellata nel fuoco delle polemiche?
La risposta è ovvia: verrebbe scatenato un pandemonio. Eppure, se il bersaglio è l’uomo, c’è sempre qualcuno pronto ad applaudire.
Conclusione: il marketing ideologico è un boomerang
Gillette ha provato a sfruttare la moda dell’indignazione, cavalcando concetti estremisti per attirare consenso. Ma i numeri parlano chiaro: gli uomini, che sono il loro pubblico principale, non hanno gradito il trattamento.
La speranza è che questa ondata di retorica divisiva finisca nel dimenticatoio, perché nessuno dovrebbe essere demonizzato per il semplice fatto di appartenere a un genere.