La denuncia del ristoratore e il cartello contro i razzisti
Il proprietario della Locanda Malatesta, Riccardo Lanzafame, ha dichiarato che, dopo aver assunto un 22enne originario del Gambia, il locale ha iniziato a perdere clienti. Secondo il ristoratore, alcuni avventori avrebbero smesso di frequentare il ristorante proprio a causa della presenza del giovane pizzaiolo.
Per rispondere alle critiche, Lanzafame ha affisso un cartello fuori dal locale con la scritta: > “In questo locale abbiamo assunto un ragazzino africano. Se sei razzista, non entrare”.
La vicenda ha rapidamente fatto il giro del web, attirando solidarietà da una parte e scetticismo dall’altra.
Dubbi sulla veridicità della vicenda
Non tutti hanno creduto alla versione del ristoratore. Alcuni residenti hanno sottolineato che il locale aveva già avuto gestioni precedenti affidate a stranieri, tra cui un etiope e una brasiliana, senza alcun problema di boicottaggio.
Inoltre, alcuni utenti hanno evidenziato che il ristorante non godeva di buona reputazione, con critiche sulla qualità del cibo e i prezzi elevati. Questo ha sollevato il dubbio che il calo di clienti fosse dovuto più alla gestione che alla presenza del giovane pizzaiolo.
Il ruolo dei social e la reazione della comunità
La polemica ha avuto un forte impatto sui social, con utenti divisi tra chi sosteneva il ristoratore e chi metteva in dubbio la sua versione.
Il sindaco di Montescudo-Montecolombo, Elena Castellari, ha respinto le accuse di razzismo rivolte alla comunità, sottolineando che il territorio ha esperienze virtuose di integrazione e che non si erano mai verificati problemi simili in passato.
Conclusione: un caso di razzismo o una strategia di marketing?
La vicenda della Locanda Malatesta solleva interrogativi sulla veridicità delle accuse di boicottaggio e sull’uso della polemica per attirare attenzione.
Se da un lato è fondamentale condannare ogni forma di discriminazione, dall’altro è importante verificare i fatti prima di alimentare narrazioni che potrebbero essere strumentalizzate.
Corriere della bufala
TPI