Aladdin live-action e il presunto whitewashing: la polemica più assurda del momento
Il nuovo film Disney su Aladdin è un live-action, ovvero una versione con attori in carne ed ossa, e non animata come l’originale del 1992. Fin qui tutto normale, se non fosse per l’indignazione dei woke, i paladini della giustizia sociale del web, che hanno accusato Disney di whitewashing.
La loro denuncia? Gli attori scelti non sarebbero abbastanza “orientali” o “brown” per interpretare personaggi arabi o nordafricani.
Ora, analizziamo i fatti, perché la figuraccia è davvero epica.Il cast di Aladdin: davvero “troppo bianco”?
Secondo gli indignati del web, il cast non sarebbe abbastanza autentico, e Disney avrebbe commesso un grave errore nella scelta degli attori.
Veniamo ai nomi e alle loro origini:
Jafar è interpretato da Marwan Kenzari, attore di origine tunisina.
Aladdin è interpretato da Mena Massoud, attore di origine egiziana.
Dalia, personaggio inventato per il film, è interpretata da Nasim Pedrad, attrice iraniana.
Hakim, una delle guardie di palazzo, è interpretato da Numan Acar, attore turco.
Il Sultano è interpretato da Navid Negahban, attore iraniano.
Dunque, abbiamo attori mediorientali e nordafricani, esattamente le etnie più vicine al mondo di Aladdin.
Eppure, per gli indignati, il cast non è abbastanza “brown”.
Il colorismo woke: ignoranza geografica ai massimi livelli
Il problema di fondo è che molti credono che Medioriente = pelle scura, ignorando completamente la diversità etnica della regione.
Facciamo un po’ di geografia, perché ce n’è bisogno:
Il Nord Africa è a un passo dall’Italia. Un volo dalla Sicilia a Tunisi è più breve di uno per Milano.
Gli arabi possono avere carnagioni molto chiare, soprattutto nelle regioni del Nord Africa e Medio Oriente.
Il sole abbronza le persone. Questa potrebbe essere la rivelazione del secolo per chi pensa che nel deserto si nasca automaticamente neri come il carbone.
Ma la questione è più grave: questi indignati stanno di fatto imponendo un pregiudizio razzista, secondo cui un tunisino o un egiziano non sarebbero abbastanza “autentici” per interpretare un arabo.
E questo, signori e signore, si chiama intolleranza bella e buona.
Will Smith: l’unico intoccabile
Ovviamente, nel cast c’è anche Will Smith, che interpreta il Genio.
Ora, nessuno può permettersi di criticare Will, perché:
Will Smith è leggenda.
Will Smith non è bianco.
Quindi, per fortuna, almeno su questo punto i woke hanno evitato di fare figuracce.
Dove sono finiti i woke nei casi inversi?
Sorvolando sul fatto che questa polemica sia di per sé assurda, c’è da chiedersi: dove sono i woke quando il whitewashing avviene al contrario?
Perché quando:
Achille in Troy è interpretato da un attore africano,
Ann Boleyn è stata interpretata da un’attrice nera,
La Sirenetta è stata scelta con un’attrice afroamericana,
...tutti zitti. Anzi, guai a lamentarsi!
Insomma, sembra che la regola sia: se il personaggio originale è bianco, allora è giusto cambiarlo, ma se il personaggio è mediorientale, allora guai a scegliere un attore troppo chiaro di pelle.
Conclusione: una polemica senza senso
Il cast di Aladdin è composto da attori mediorientali e nordafricani, ma per alcuni non è abbastanza “scuro”.
Questa ossessione per il colorismo dimostra che i Social Justice Warriors sono sempre più ignoranti e intolleranti, al punto da attaccare attori mediorientali perché non corrispondono al loro pregiudizio razzista.
Forse il vero problema non è il whitewashing, ma il woke-washing.