Povero Lino Banfi reo di essere stato eletto rappresentante Unesco

Lino Banfi e l’UNESCO: una polemica politica trasformata in linciaggio mediatico

Nel gennaio 2019, il governo guidato da Luigi Di Maio ha annunciato la nomina di Lino Banfi come membro della Commissione Italiana per l’UNESCO.

Una decisione che, di per sé, non avrebbe dovuto scatenare polemiche eccessive, visto che il suo ruolo era puramente di rappresentanza.

Ma nel clima politico italiano, ogni occasione è buona per attaccare il nemico, e così è partito il gioco al massacro.

Le critiche e il ridicolo tifo da stadio

Appena è stata annunciata la nomina, sui social e nei giornali è iniziata una campagna di derisione, basata su due argomenti principali:

  1. Lino Banfi ha fatto film comici, quindi non può rappresentare l’Italia.

  2. Il governo ha preferito un attore a un esperto di cultura e patrimonio UNESCO.

Se il secondo punto è almeno una critica politica legittima, il primo è ridicolo.

Avere una carriera nel cinema comico non rende una persona incapace, e sarebbe bastato informarsi per scoprire che Banfi ha un lungo trascorso di impegno sociale e benefico.

> “Sono sicuro che praticamente tutti quelli che gli hanno dato contro non hanno mai mosso un dito a parte usare hashtag ridicoli su Twitter.”

Eppure, il linciaggio mediatico è stato talmente forte da trasformare la questione in un caso nazionale.


La fake news del “Basta laureati”

Quando qualcuno si è accorto che attaccare Banfi sulla base della sua carriera era una sciocchezza, ecco che è nata una bufala perfetta per alimentare l’odio:

> “Basta laureati, adesso porterò il sorriso!”

Secondo questa fake news, Banfi avrebbe denigrato la cultura e i laureati, sostenendo che il suo ruolo fosse solo quello di far ridere.

E via con insulti, lamentele e polemiche, da parte di gente che fino a ieri sbraitava contro le fake news, ma che ora le diffonde senza problemi, purché servano a demonizzare un avversario politico.

Ma la verità era ben diversa.

Cosa ha detto davvero Lino Banfi?

Come riportato da Maicolengel su BUTAC, le parole esatte di Banfi sono state: > “…in questi casi l’UNESCO, credo che le commissioni fino adesso si siano fatte con persone che sono plurilaureate in questo, in quell’altro, conoscono bene la geografia, conoscono bene i posti, i siti, tutte cose che io non so. Io voglio solo portare un sorriso dovunque. Anche nei posti più seri.”

Questa frase trasuda umiltà.

Banfi sa bene di non essere un esperto, ma vuole dare il suo contributo nel modo che gli riesce meglio.

Eppure, qualcuno ha voluto distorcere la sua dichiarazione, trasformando un gesto di onestà in un attacco alla cultura e alla preparazione accademica.

Era adatto al ruolo? Forse no, ma il linciaggio è ingiustificato

Si può discutere se Banfi fosse la scelta giusta per rappresentare l’Italia all’UNESCO.

Si può persino criticare la decisione di Di Maio, chiedendosi se non sarebbe stato meglio nominare un esperto di cultura e patrimonio.

Ma una cosa è certa: non meritava di essere demolito con bufale e insulti gratuiti.

La sua nomina è stata strumentalizzata per attaccare Di Maio, trasformando un semplice incarico di rappresentanza in un caso mediatico.

Ancora una volta, il tifo da stadio ha prevalso sulla ragionevolezza, dimostrando che ormai non si discute più, si attacca e basta.

Conclusione: quando il linciaggio politico sostituisce il buon senso

La vicenda di Lino Banfi dimostra chiaramente come, nell’attuale clima politico, ogni nomina venga trasformata in un’occasione per attaccare il nemico, senza badare alla verità dei fatti.

Siamo arrivati al punto in cui:

  • Le critiche non si basano più su argomenti seri, ma su derisione e bufale.

  • Un attore viene demolito per una nomina di rappresentanza, come se avesse occupato un ruolo cruciale nel governo.

  • Le fake news diventano armi di propaganda, diffuse persino da chi dice di combatterle.

Forse è il caso di tornare a discutere con buon senso, invece di trasformare ogni scelta politica in una guerra tra tifoserie.