Privilegio maschile? Tre ex donne raccontano la verità dopo la transizione
Negli Stati Uniti, il tema del privilegio maschile è spesso discusso nei circoli femministi e progressisti, con l’idea che gli uomini abbiano accesso a più opportunità e meno discriminazioni rispetto alle donne.
Ma cosa succede quando una donna diventa uomo e sperimenta la vita dal lato opposto della barricata?
Il Washington Post ha raccontato la storia di tre uomini transgender, che hanno vissuto entrambi i lati della società americana e hanno condiviso esperienze sorprendenti, mettendo in discussione molte convinzioni sul presunto vantaggio di essere uomini.
Trystan Cotten: il professore di Gender Studies che ha scoperto il lato oscuro della vita maschile
Trystan Cotten, professore di Gender Studies, ha raccontato la sua esperienza dopo dieci anni di vita da uomo: > “Per me è stata un'esperienza molto umiliante, essendo una persona che è ancora femminista e crede nella parità di genere per tutti quanti. Abbiamo molto da fare per arrivare al punto che le donne si possano sentire sicure e abbiano uguali opportunità. Detto questo però, sono arrivato a capire che dopo dieci anni in questo corpo non è esattamente rose e fiori nemmeno per gli uomini. E arrivi a scoprire che anche gli uomini hanno dei fardelli che devono trascinarsi dietro.”
Uno degli aspetti più scioccanti per Cotten è stato il cambiamento nel trattamento da parte della polizia.
Quando era donna, se veniva fermata per eccesso di velocità, gli agenti chiacchieravano con lei e spesso evitavano di farle la multa.
Da uomo, invece, la prima domanda che riceve è “Hai armi?” o “Sei in libertà vigilata?”, e le multe arrivano puntuali.
Ha anche notato una drastica differenza nella percezione della sicurezza: > “Quando ero donna e qualcuno mi molestava, subito tutti si attivavano per difendermi, con addirittura la scorta per andare e venire dall’università. Quando da uomo una mia studentessa ha iniziato a stalkerarmi e ho avuto paura che lei finisse di impazzire accusandomi di molestie sessuali o stupro, ho deciso di denunciare all’università: mi hanno riso in faccia.”
La sua esperienza dimostra che la protezione sociale verso le donne è molto più forte, mentre gli uomini vengono spesso lasciati a sé stessi quando subiscono molestie.
Ha anche scoperto che, da uomo afroamericano, viene fermato dalla polizia molto più frequentemente rispetto a quando era una donna afroamericana.
Zander Keig: da femminista radicale a uomo invisibile
Zander Keig, un tempo femminista radicale, ha vissuto un cambiamento drastico nel modo in cui le sue opinioni venivano percepite: > “Prima della transizione, da radical feminist dichiarata, mi esprimevo spesso, forte e con sicurezza. Ero incoraggiata a farlo, ero anche premiata. Quando parlo adesso mi viene lanciato direttamente o indirettamente il messaggio che sto facendo ‘mansplaining’, ‘prendendomi troppo spazio’ o ‘facendo valere il mio privilegio di maschio bianco eterosessuale’. Non importa che io sia un messicano di prima generazione, transessuale e sposato con la stessa donna con cui stavo prima della transizione.”
Keig ha anche notato un drastico calo della gentilezza e dell’attenzione nei suoi confronti: > “Quello che continua a colpirmi è la sensibile diminuzione della gentilezza e cordialità che mi viene rivolta nei luoghi pubblici. Adesso è come se fossi per conto mio: a nessuno al di fuori della famiglia e agli amici stretti importa del mio benessere.”
Per anni, Keig ha sentito dire che gli uomini hanno più privilegi e occupano troppo spazio nelle conversazioni, ma solo dopo la transizione ha capito che queste accuse erano spesso infondate.
Il terzo caso: la rivelazione sulle aspettative sociali
Il terzo uomo trans intervistato ha raccontato di come la sua percezione del privilegio maschile sia cambiata radicalmente dopo la transizione.
Da donna, aveva sempre creduto che gli uomini avessero più rispetto e autorità. Da uomo, ha invece scoperto che spesso devono dimostrare il loro valore continuamente e sono meno tutelati in molte situazioni.
Ha anche notato che quando si è trovata in difficoltà in pubblico, nessuno si è offerto di aiutarlo, mentre quando era donna la gente si mostrava molto più disponibile.
Conclusione: il mito del privilegio maschile
Queste testimonianze mettono in discussione l’idea che essere uomo significhi automaticamente avere privilegi.
Se da un lato gli uomini possono evitare alcune discriminazioni subite dalle donne, dall’altro affrontano problemi diversi, spesso ignorati nel dibattito pubblico.
La realtà è che ogni genere ha le proprie difficoltà, e semplificare la questione con il concetto di privilegio maschile rischia di nascondere le vere problematiche che uomini e donne affrontano quotidianamente.
Forse la soluzione non è sostenere che un genere sia oppresso e l’altro privilegiato, ma riconoscere le difficoltà di entrambi e costruire una società più equilibrata.
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