Critica alla Campagna "È Ora di Chiedere Scusa"

Questa è, signori miei, la cretinata principe della nostra epoca: l’idea che gli uomini debbano chiedere scusa per la violenza sulle donne. Da troppo tempo si assiste a scene grottesche, quasi distopiche, che considerano normale l’imposizione di scuse collettive. L’intero discorso ruota attorno a una retorica che trasforma l’essere uomo in un “peccato originale” sin dalla nascita.

L’Iniziativa delle Scuse Collettive

La campagna che intitolava il proprio messaggio "È ora di chiedere scusa" ha esaltato la frase: > "Chiedo scusa a nome di tutti gli uomini..."

L’obiettivo dichiarato era sensibilizzare sul tema della violenza di genere. La presunta soluzione, però, è quella di imporre agli uomini la necessità di scusarsi per i reati commessi da pochi, trasformando ogni gesto dell’intero genere in una perpetua colpa. Questa retorica si traduce in un’ingiustificabile assegnazione di responsabilità che, di fatto, demonizza ogni uomo dalla nascita.

Il Paradosso della Colpa dalla Nascita

La logica che sta alla base delle scuse simboliche è profondamente contraddittoria. Se si impone che ogni uomo debba inchinarsi, prostrarsi e dimostrare disgusto per la propria natura, si finisce per ottenere i seguenti messaggi:

  • Generalizzazione Assurda: Perché tutti gli uomini debbano scusarsi per i reati di pochi?

  • Condanna Inerente: Nascere uomo diventa automaticamente un crimine, un peccato originale con il quale si deve convivere ogni giorno.

  • Etichettatura Immediata: Chi non si sottomette a questa richiesta viene etichettato come misogino, razzista, sessista, omofobo e così via.

Questa retorica, che impone scuse simboliche, non solo banalizza il tema della violenza, ma deforma il discorso sul contrasto a comportamenti inaccettabili, spostando il focus dalla responsabilità individuale a una condanna collettiva.

Esempi Paradossali: Quando le Scuse Simboliche Diventano Inconcezibili

Per comprendere quanto sia assurda questa logica, basta applicarla in altri contesti. Immagina se:

  • Keyenge dovesse scusarsi a nome di tutti gli africani per i delitti commessi nel nostro paese, come se quei crimini fossero esclusivamente un problema degli africani.

  • Boldrini chiedesse scusa a nome di tutte le donne per gli infanticidi e i neonati abbandonati, trasformando tragedie complesse in un’imputazione unilaterale.

  • I musulmani dovessero scusarsi a nome di tutti gli arabi per gli attentati terroristici, come se l’intero islam fosse responsabile del terrorismo.

  • Le madri fossero chiamate a scusarsi per la violenza maschile, come se la colpa dei figli violenti ricadesse in toto su di loro.

  • I patentati chiedessero scusa a nome di tutti gli automobilisti per gli incidenti mortali, in un contesto in cui la responsabilità non può essere generalizzata.

Questi esempi non sono altro che un’ironia esasperata, pensata per dimostrare come l’applicazione della retorica delle scuse simboliche, se presa alla lettera, si tradurrebbe in una generalizzazione inaccettabile – capace di innescare una reazione tale da scatenare, ipoteticamente, la prima guerra mondiale.

Dissociarsi vs. Chiedere Scusa

È interessante osservare che, in alcuni casi, si sono registrati gesti altrettanto simbolici ma ben maggiormente fondati: alcuni gruppi musulmani, per esempio, hanno realizzato video in cui si disconoscono dal terrorismo. Non occorrono scuse formali per dissociarsi da un comportamento malato che esagera un’ideologia e la trasforma in violenza estrema; una netta condanna e un rifiuto di quel modello basta a ne limitarne il potere e a renderlo più vulnerabile.

Conclusioni: La Verità sulle Scuse Infondate

Sono convinto che, se quattro idioti chiedessero scusa per qualcosa che non hanno fatto – e che non è affatto una prerogativa maschile – il problema non verrebbe minimamente risolto. Questo rituale simbolico, invece di fermare i violenti o prevenire nuovi abusi, alimenta una polarizzazione insana. In realtà, imporre scuse collettive è la manifestazione estrema di una cultura del vittimismo che, paradossalmente, semplifica e scredita un dibattito complesso.

È giunto il momento di abbandonare la logica delle scuse simboliche e puntare su una responsabilità concreta e individuale, capace di affrontare con serietà e realismo le problematiche sociali, senza cadere in facili generalizzazioni. Perché la soluzione non risiede in un rituale d’auto-flagellazione, ma in un dialogo basato sul rispetto reciproco e sulla responsabilità personale.

Se desideri approfondire ulteriormente come la retorica delle scuse simboliche alimenti divisioni e polarizzazioni, oppure esplorare altre dinamiche della cultura woke e del dibattito pubblico contemporaneo, continua a seguire questo percorso di analisi critica.