Il Contesto: Violenza Diffusa e Aggressioni di Massa
La necessità dei corsi di autodifesa in Kenya va oltre il semplice insegnamento delle tecniche di difesa. Nei distretti più problematici di Nairobi, la mentalità sociale porta molti a giustificare comportamenti violenti: una donna subisce abusi perché indossa una minigonna, esce da sola o si comporta in maniera considerata inappropriata. La situazione è aggravata da episodi drammatici, come durante i disordini post-elettorali, quando si sono registrati stupri di massa che hanno coinvolto non solo donne, ma anche bambini. Questi eventi orribili, documentati da fonti autorevoli, hanno spinto l'amministrazione locale e le associazioni a intervenire con programmi di autodifesa e formazione alla prevenzione.
Il Doppio Standard nella Critica delle Iniziative di Autodifesa
Un elemento controverso emerge dal modo in cui queste misure vengono percepite e giudicate in contesti diversi. Mentre in Kenya tali corsi sono considerati indispensabili per un paese in cui almeno il 25% delle donne subisce violenze inimmaginabili, alcuni ambienti benpensanti, che in parte elogiano l'iniziativa kenyota, criticano aspramente la stessa tipologia di corsi in Italia, liquidandoli come "sessisti". Questo doppio standard appare particolarmente ipocrita: da un lato si riconosce la necessità di proteggere le donne in contesti di estrema vulnerabilità, dall'altro si definiscono inaccettabili interventi simili in paesi con tassi di criminalità decisamente più bassi, come l'Italia. La realtà è che tali corsi, oltre a insegnare tecniche di autodifesa, hanno l’obiettivo di far comprendere il valore intrinseco di ogni persona, e in particolare il diritto di una donna a non subire violenze.
Perché Queste Misure Sono Fondamentali
I corsi di autodifesa a Nairobi non rappresentano un esercizio di vanità o di facciata, bensì una risposta all’incubo quotidiano di chi viene aggredito in massa. Le aggressioni, spesso organizzate e perpetrate da gruppi di centinaia di uomini, evidenziano una cultura del disprezzo verso la figura femminile, che si traduce in abusi inaccettabili e devastanti sulle vite delle vittime. Per questo, l’impiego di programmi difensivi e formativi è essenziale. In un contesto dove il rispetto per le donne non è considerato un valore universale, tali corsi servono anche da strumento educativo per insegnare ai giovani – in particolare ai ragazzi – il significato del rispetto e della protezione.
Altra immagine, dagli organizzatori dei corsi:
Conclusioni
L'iniziativa di Nairobi si configura come una risposta urgente e concreta a una realtà drammatica: la violenza sistematica contro donne e bambini. Mentre alcuni critici elogiano, allo stesso tempo liquidano come "sessisti" corsi analoghi in Italia, la situazione in Kenya dimostra chiaramente un bisogno reale e imprescindibile di formazione e autodifesa. Questa pluralità di approcci evidenzia un problema molto più profondo: la necessità di trasformare mentalità e di offrire strumenti efficaci per tutelare i più deboli. In un'epoca in cui il rispetto e la sicurezza non sono garantiti per tutti, il caso di Nairobi invita a riflettere sul valore della prevenzione e dell’educazione alla protezione, strumenti indispensabili per un cambiamento sociale reale.
Il Giornale