Giornale accademico: il pene è un costrutto sociale che causa il cambiamento climatico

Lo studio è intitolato originariamente con "The conceptual penis as a social construct" che significa più o meno "il pene concettuale come costrutto sociale". Si tratta di uno "studio" che due autori, Jamie Lindsay (In realtà James Lindsay) e Peter Boyle (In realtà Peter Boghossian) che hanno preparato in maniera farsesca in cinque minuti per verificare quanti giornali di "gender studies" ci sarebbero cascati.
Lo studio fra le altre cose afferma principalmente che "il pene è un costrutto sociale" e che di conseguenza causa cambiamento climatico e sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. Per quanto già le premesse siano folli è stato scritto volutamente in modo delirante dagli autori che lo definiscono "un paper di 3000 parole di totale nonsense", per essere sicuri che nessuno lo prendesse sul serio.

Ma la realtà è andata ben oltre le loro aspettative visto che è stato accettato e pubblicato da una rivista accademica di scienze sociali. Anche se si tratta di una rivista a pagamento, cioè devi pagare perché loro accettino e pubblichino i tuoi studi.

Vediamo un po' quali sono queste totali cretinate che sono state prese per buone dai luminari dei gender studies:

"Le prove scientifiche e meta-scientifiche androcentriche che il pene sia l'organo riproduttivo maschile è considerato travolgente e ampiamente incontrovertibile"
Esatto è tutta colpa dell'androcentrismo! Incontrovertibile, ma i gender studies hanno la soluzione!

"... è chiaramente fallace identificare i loro peni come organi riproduttivi. Inoltre, ci sono molte donne che hanno il pene (IT' A TRAP). Queste sono nello specifico donne transgender pre operazione e cromosomicamente "maschi" che scelgono di identificarsi come donne senza esternare un desiderio per la transizione, e malgrado i ruoli culturali contro la loro femminilità e femminilità (hanno scritto due volte la stessa cosa con termini diversi), questi costituiscono esempi critici di una popolazione umana i cui organi genitali, anche se in alcuni casi possono essere usati per riprodursi, non sono esattamente degli organi genitali maschili"

Ora leggendo questa sequela di cretinate senza sosta si tenta di razionalizzare pensando che nessuno potrebbe prendere questa mareggiata di diarrea per buona.

Anche perché vediamo l'abstract:

"I peni anatomici possono esistere, ma come le donne transgender pre operazione hanno il pene, il pene faccia a faccia con la mascolinità è un costrutto incoerente. Mettiamo in dubbio che il pene concettuale sia meglio compreso non come un organo anatomico ma un costrutto sociale isomorfo performativo della mascolinità tossica.
Attraverso digressive critiche dettagliate post culturaliste e l'esempio del cambiamento climatico, questo paper sfiderà la prevalente e dannosa idea sociale che il pene è interpretato come l'organo riproduttivo maschile e riassegnarlo a un più consono ruolo di tipo di esibizione maschile
"

Come se tutto questo non bastasse, evito pure di commentare perché sappiamo che è una fregatura senza senso, andiamo a vedere il cambiamento climatico: hanno scritto seriamente che il cambiamento climatico è colpa del pene:

"La distruttiva, insostenibile egemonia maschile si accosta a premere politiche ambientali e azioni che sono prevedibili risultati dello stu*ro della natura da parte di una mentalità maschilista. Questa mentalità è meglio colta riconoscendo il ruolo che il pene concettuale tiene sulla psicologia maschile.
Quando è applicata al nostro ambiente naturale, specialmente ambienti vergini che possono essere facilmente spogliati delle loro risorse e lasciati dilapidati e svalutati quando i nostri approcci patriarcali alla crescita economica hanno derubato il loro valore naturale, l'estrapolazione della cultura dello stu*ro innata nel pene concettuale diviene chiara
"

Con scappellamento a destra come se fosse antani anche per lei, con l'indice che stuzzica anche le due cose come vicesindaco. Ora non scandalizziamoci troppo per la marea di boiate che abbiamo appena letto, perché sappiamo bene che sono scritte appositamente così per non avere senso e per far capire pure ad un mulo analfabeta che è una boiata.

La prova è in questa pagina, ancora adesso online (hanno fatto un reindirizzamento, sembra che il giornale abbia cambiato nome o gestione):




La Cogent Social Science ha cambiato nome e reindirizza ora al Taylor and Francis online, per verificare se si trattasse di una rivista predatoria ho cercato informazioni.
E pare che avesse un impact factor quinquennale di 1.8 e un accept rate del 27%.

Significa che si trattava di un journal che riceveva 1,8 citazioni in media per ogni articolo pubblicato e accettava solamente il 27% dei paper che gli inviavano.
Compreso questo studio farsesco.

Insomma se fosse stata una rivista predatoria probabilmente il loro tasso di studi pubblicato sarebbe stato molto più vicino al 100%, ho controllato una lista di riviste predatorie e la Cogent Social Science non è presente.

Gli autori hanno affermato che i giornali di "gender studies" sono spazzatura perché una rivista sulle numerose a cui hanno inviato il paper lo aveva accettato, questi altri dicevano che le conclusioni lasciano il tempo che trovano perché il giornale era a pagamento.

Per questo ho analizzato questi dati: era a pagamento, ma non era una rivista predatoria.
Insomma posso affermare che entrambe queste posizioni sono troppo estreme. Credo che le riviste di "gender studies" o "social studies" o qualsiasi altro nome siano polarizzate verso delle castronerie assurde, ma non così tanto come pensano gli autori di questo studio truffa.
Ma non è nemmeno vero che pubblicano solo roba seria perché "solo una e a pagamento ha pubblicato quello scempio".

Sappiamo bene che quello non è l'unico scempio che queste riviste hanno pubblicato, ma ne parlerò in separata sede.