📊 La realtà socio-economica
Che il veganismo industriale sia costoso non lo scopriamo oggi. Burger vegetali prezzati come filetti di manzo, formaggi senza latte che costano come lingotti d'argento, e abbigliamento cruelty-free venduto al prezzo della pelle umana (le ricordi le scarpe "vegane" vendute a 230 euro?). Ma le ragioni sono da ricercare nel mercato, non nei tratti somatici. Se ci sono meno vegani neri, è un dato — non una colpa, né un complotto.
Ma vorrei sottolineare l'intrinseco doppio razzismo che trapela dall'articolo: i bianchi sono brutti e cattivi, e questo è palesissimo, ma l'idea che tutti i neri siano degli stupidi ignoranti quindi poveri come la vogliamo considerare?
E se fosse una questione di idee e gusti? Che facciamo, obblighiamo gli africani a diventare vegani sennò sono "sottorapresentati"? Questa faccenda sottolinea inoltre l'immensa stupidità di queste correnti di pensiero: bisogna rappresentare tutti, uno undici, altrimenti è razzismo. Sarà, ma non ce lo vedo un esquimese destreggiarsi negli sport acquatici...
🍲 La cultura vegana ignorata?
Questo è un punto interessante, perché anche io ho sempre notato che i vegani preferiscono fare spaghetti di soia conditi col seitan, tofu e avocado pagandolo 15 euro invece di farsi una bella pasta aglio, olio e peperoncino spendendo 50 centesimi. Ma qui parliamo di marketing, di indottrinamento se vogliamo, cosa c'entra l'etnia in tutto questo?
Questa è la follia di questi personaggi, che azzarda pure a definirsi progressista: che progresso c'è nel vedere razzismo in uno che compra gli hamburger di soia per i fatti suoi?