Secondo l'autrice, termini come muco e perdite (mucous e discharge in inglese) creano un'immagine negativa e patologizzante dei fluidi vaginali, relegandoli a sintomi passivi di malattia anziché a fenomeni naturali legati alla fisiologia femminile. Inoltre, la ricercatrice propone di ridefinire alcuni termini usati per le secrezioni maschili, applicando lo stesso tipo di linguaggio per evidenziare un presunto bias di genere radicato nella scienza medica.
Il linguaggio medico e la neutralità scientifica
L’analisi dell’autrice, tuttavia, sembra trascurare un elemento fondamentale: la terminologia medica per le condizioni maschili è altrettanto pragmatica e, in molti casi, persino più cruda. Ad esempio, il termine smegma – che descrive l’accumulo di secrezioni e detriti intorno al glande – non ha connotazioni positive. Inoltre, in presenza di infezioni, anche le secrezioni uretrali maschili vengono descritte con termini come pus e secrezione purulenta, senza nessun tipo di attenuazione linguistica.
Se la nomenclatura medica è stata strutturata per garantire precisione e chiarezza nella diagnosi, allora l'accusa di sessismo sembra perdere forza, poiché non si osserva un particolare privilegio nei termini assegnati alle condizioni maschili.
Il ruolo dei gender studies nella discussione accademica
I gender studies hanno l'obiettivo di esplorare l'intersezione tra linguaggio, società e scienza, ma è fondamentale che le analisi siano condotte con rigore metodologico e basate su dati concreti. Il rischio di individuare discriminazioni in maniera selettiva o esagerata può compromettere la credibilità del dibattito e distogliere l’attenzione da problemi più urgenti nella ricerca medica e nelle politiche sanitarie. Studi estremizzati come quello preso in esame in questa sede, hanno di fatto iniziato a compromettere tale credibilità.
Conclusione
Se il linguaggio medico influisce sulla percezione della salute, qualsiasi proposta di revisione terminologica dovrebbe considerare l’intero spettro delle descrizioni cliniche, non solo quelle legate al corpo femminile. La scienza ha come obiettivo primario la precisione, e il suo linguaggio riflette questa necessità senza intenti discriminatori. Piuttosto che concentrarsi su un presunto sessismo nella nomenclatura medica, la discussione potrebbe essere più fruttuosa se mirasse a migliorare la comunicazione tra medici e pazienti, senza comprometterne l’accuratezza.
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