PETA e i poveri di Detroit: quando l’aiuto diventa un ricatto etico

Aiutare i poveri è un gesto nobile, ma condizionare l’aiuto a una scelta ideologica è un’altra storia. È quanto accaduto a Detroit, città americana devastata dalla crisi economica del 2007 e che non si è mai ripresa, dove PETA ha offerto di pagare le bollette dell’acqua a 10 famiglie indigenti... a patto che diventassero vegane per 30 giorni.

Detroit e la crisi idrica: un’emergenza umanitaria

Detroit è stata tra le città più colpite dalla crisi finanziaria globale. Il collasso dell’industria automobilistica, la disoccupazione e il declino urbano hanno portato a un’escalation di povertà. Molte famiglie si sono ritrovate senza accesso all’acqua potabile, un bene essenziale per vivere. In questo contesto, l’acqua del rubinetto è fondamentale: viene usata per bere, cucinare, lavarsi. La situazione è così grave che le Nazioni Unite hanno definito i distacchi idrici una violazione dei diritti umani.

L’offerta di PETA: veganismo in cambio di acqua

Nel 2014, PETA ha annunciato un’iniziativa controversa: avrebbe pagato le bollette dell’acqua di 10 famiglie in difficoltà, ma solo se avessero accettato di seguire una dieta vegana per un mese. L’organizzazione ha giustificato la proposta sostenendo che il veganismo riduce il consumo di acqua, migliora la salute e salva gli animali. Secondo PETA, produrre un chilo di carne richiede circa 2.500 litri d’acqua, mentre un chilo di grano ne richiede solo 155.

Reazioni pubbliche: tra indignazione e sarcasmo

La proposta ha scatenato un’ondata di critiche. Ritengo che l’iniziativa sia solamente un ricatto morale, PETA sfrutta la vulnerabilità delle persone indigenti per promuovere la propria agenda. Inoltre il perseguimento dell'agenda avviene agitando qualche centinaio di dollari, in quanto la bolletta dell'acqua media a Detroit era di circa 60 dollari mensili (nel 2022 sono 80 dollari), che risulta di cattivo gusto considerando che questo gesto è compiuto da una società multimilionaria.

Anche alcuni vegani di lunga data si sono dissociati pubblicamente:

> “Sono vegano dal 1999. Ma se PETA usa il veganismo come condizione per dare accesso all’acqua, mangerò carne ogni giorno finché continueranno così. L’acqua è un diritto umano.”

Il messaggio è chiaro: l’etica non può essere imposta con la fame o la sete. L’aiuto umanitario dovrebbe essere incondizionato, non subordinato a una scelta alimentare.


Vegano di lunga data protesta contro PETA

Un’occasione mancata?

PETA avrebbe potuto sfruttare l’occasione per offrire aiuto senza condizioni, magari inserendo il proprio logo o distribuendo materiale informativo sul veganismo. In questo modo avrebbe guadagnato in immagine e credibilità, attirando l’attenzione in modo positivo. Invece, ha scelto una strategia divisiva, che ha alimentato lo scetticismo e rafforzato i pregiudizi verso il movimento vegano.

Conclusioni

Il caso di Detroit solleva domande importanti su come le organizzazioni no-profit dovrebbero operare. L’aiuto ai bisognosi non può diventare uno strumento di pressione ideologica. Se l’obiettivo è promuovere il veganismo, esistono modi più etici ed efficaci per farlo. In un mondo dove milioni di persone lottano per sopravvivere, la solidarietà dovrebbe essere incondizionata.