Transabilità e Body Integrity Identity Disorder (BIID): il desiderio di disabilità come identità

La transabilità è un concetto ancora poco conosciuto e spesso frainteso: si riferisce a persone che si identificano come disabili pur non avendo alcuna compromissione fisica. Questo vissuto è legato a un disturbo psichiatrico noto come Body Integrity Identity Disorder (BIID), o secondo la recente classificazione internazionale delle malattie ICD-11, Body Integrity Dysphoria (BID).

Il termine "transabile" nasce per analogia con l'identità transgender, ma l’accostamento suscita dubbi, soprattutto perché può risultare fuorviante e potenzialmente offensivo per entrambe le comunità. A differenza delle identità di genere, il BIID è considerato un disturbo mentale e non un'espressione di identità sociale o culturale.

Cos'è il Body Integrity Identity Disorder?

Il BIID è una condizione psicologica complessa in cui l’individuo vive un’intensa disconnessione tra la propria identità corporea e l’integrità fisica del suo corpo. Chi ne soffre sviluppa la convinzione che una parte del proprio corpo non debba esistere o che la loro identità “autentica” sia quella di una persona con una specifica disabilità, come amputazione, paraplegia, cecità o sordità.

Questo desiderio è spesso presente fin dall’infanzia e può diventare talmente opprimente da indurre la persona a simulare la disabilità (camminare con stampelle, usare una sedia a rotelle, bendarsi gli occhi) o a compiere atti di autolesionismo estremi per modificare il proprio corpo.


Donna che si è accecata volontariamente

Origini e studi recenti

Sebbene le ricerche siano ancora limitate, ci sono ipotesi sull’origine neurologica del BIID. Alcuni studi di imaging cerebrale hanno rilevato differenze nell'attività delle regioni deputate alla rappresentazione dell'immagine corporea, suggerendo che il cervello di chi soffre di BIID potrebbe non "riconoscere" una determinata parte del corpo come propria.

Altre ipotesi coinvolgono traumi infantili, modelli di attaccamento o influenze ambientali, ma la ricerca è tuttora in corso e non esiste ancora un consenso scientifico definitivo.

Casi mediatici e impatto sociale

Nel corso degli anni, alcuni casi hanno ricevuto attenzione mediatica e sollevato interrogativi etici importanti. Una donna statunitense ha dichiarato di aver desiderato essere cieca fin dalla tenera età. Dopo anni di simulazioni, si è accecata volontariamente seguendo le indicazioni di una persona conosciuta online. Nonostante le gravi conseguenze fisiche, ha affermato di sentirsi finalmente “completa”.

Altri casi includono individui che si sono amputati arti con seghe elettriche o che hanno tentato di provocarsi paralisi con salti estremi. Anche se episodi così gravi sono rari, indicano la profondità del disagio psicologico e l’urgenza di fornire un supporto specialistico adeguato.

Trattamento e gestione del disturbo

Non esiste al momento una cura universalmente efficace per il BIID. Tuttavia, diverse strategie vengono utilizzate per alleviare il disagio:

  • Terapia cognitivo-comportamentale, per gestire pensieri ossessivi e migliorare la qualità di vita.

  • Farmaci antidepressivi o ansiolitici, per ridurre la sofferenza psichica.

  • Tecniche emergenti come la stimolazione cerebrale non invasiva o la realtà virtuale, che possono temporaneamente modificare la percezione del corpo.

Tuttavia, alcuni pazienti chiedono di sottoporsi ad amputazioni chirurgiche volontarie. La comunità medica è divisa: mentre alcuni eticisti considerano l’intervento un possibile atto terapeutico, molti altri lo ritengono incompatibile con i principi della medicina.

Considerazioni finali

Il BIID è un disturbo che sfida le categorie classiche della psicopatologia. Non si tratta di mera eccentricità o spettacolarizzazione mediatica: chi ne è affetto vive una sofferenza reale, spesso in solitudine, tra stigma e incomprensione. È fondamentale promuovere la ricerca interdisciplinare, una maggiore formazione medica e una narrazione più rispettosa, senza sensazionalismi.

Fonti e approfondimenti
BIID su Wikipedia
Notizia nel web
Articolo canadese sul National Post