Dal “no” al referendum alla denuncia degli sprechi: un cortocircuito politico
Nel 2016, il Movimento 5 Stelle si oppose con forza al referendum costituzionale promosso dal governo Renzi, che tra le varie proposte prevedeva anche la riforma delle province. All’epoca, i pentastellati difesero la Costituzione definendola “la più bella del mondo”, nonostante avessero più volte dichiarato la necessità di modificarla.
Oggi, a distanza di anni, lo stesso Movimento denuncia pubblicamente l’inutilità delle province, definendole “poltronifici” e simboli di spreco. Un cambio di narrazione che ha sollevato critiche e perplessità, soprattutto tra chi ricorda le posizioni precedenti.
Il post di Di Maio e la reazione degli utenti
Un post pubblicato da Luigi Di Maio su Facebook — poi rimosso o reso non visibile — ha riacceso il dibattito. Nel messaggio, l’ex leader del M5S criticava l’esistenza delle province, accusandole di essere strumenti per piazzare amici e parenti in ruoli pubblici. Tuttavia, molti utenti hanno fatto notare che proprio il Movimento aveva contribuito a bloccare la riforma che ne avrebbe facilitato l’eliminazione.
La reazione è stata immediata: centinaia di commenti critici, anche da parte di elettori storici del Movimento, hanno evidenziato l’apparente incoerenza tra le parole di oggi e le scelte politiche del passato.
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Un’occasione mancata per la riforma degli enti locali
Il referendum costituzionale del 2016, pur con limiti e ambiguità, rappresentava un’occasione per semplificare l’assetto istituzionale italiano. La cancellazione delle province dalla Costituzione avrebbe reso più agevole una loro riforma o soppressione. Tuttavia, la campagna referendaria fu dominata da slogan e contrapposizioni ideologiche, e il “no” vinse anche grazie al contributo determinante del Movimento 5 Stelle.
Oggi, denunciare l’inefficienza delle province senza riconoscere il ruolo avuto nel mantenimento dello status quo rischia di apparire come un esercizio di retorica politica.
Conclusione: memoria corta e politica a breve termine
Il caso delle province è emblematico di una politica che spesso privilegia la convenienza del momento alla coerenza di lungo periodo. In un contesto in cui la fiducia dei cittadini verso le istituzioni è fragile, la trasparenza e la coerenza dovrebbero essere valori fondamentali. Altrimenti, il rischio è quello di alimentare ulteriormente il disincanto e l’astensionismo.