Il caso delle nuove sterline e la protesta dei vegani: polemica o incoerenza diffusa?

Grassi animali nelle nuove banconote del Regno Unito

Nel 2016, il Regno Unito ha introdotto una nuova serie di banconote in polimero plastico, progettate per essere più resistenti, idrorepellenti e difficili da falsificare. Tra i vantaggi dichiarati: durata maggiore, impatto ecologico inferiore e sicurezza aumentata.

Tutto sembrava perfetto… finché alcuni attivisti vegani e animalisti non hanno sollevato un’obiezione ben precisa: la presenza di sego animale, un grasso ricavato da bovini o ovini utilizzato nel processo produttivo.


La protesta dei gruppi vegani: motivazioni e incoerenze

Secondo molte associazioni animaliste, l’uso del sego rappresenta una violazione dei principi etici alla base della scelta vegana. Non si tratta solo dell'ingrediente in sé, ma del paradosso che coinvolge i donatori: chi contribuisce economicamente a cause per la tutela degli animali, lo farebbe inconsapevolmente usando uno strumento che implica lo sfruttamento animale.

Un punto interessante — anche se, va detto, grassi animali sono presenti da tempo in molti altri prodotti di uso quotidiano: alcune colle, saponi, detergenti industriali e perfino gli inchiostri.

Questo solleva una riflessione più ampia su quanto sia complesso evitare completamente derivati animali nella vita moderna… e su come l’indignazione collettiva si attivi spesso in modo intermittente e selettivo, più che sistemico.


Vegani inglesi contro le banconote - la reazione

Boicottare i soldi: gesto simbolico o retorica estrema?

Tra le reazioni circolate online, alcuni utenti hanno ironizzato sull’ipotesi di un boicottaggio delle banconote, immaginando un ritorno al baratto o alla vita nei boschi a base di cicoria e funghi selvatici. Chiaramente una provocazione, ma che mette in luce la difficoltà nel conciliare coerenza etica e partecipazione alla società moderna.

Conclusione: una polemica utile (forse)

Al di là dei toni accesi, il caso delle banconote al sego apre una discussione interessante sul grado di consapevolezza nelle scelte di consumo e sul rapporto tra etica personale e produzione industriale.

Non sempre le proteste animaliste colgono nel segno, ma non per questo vanno liquidate a priori: forse il punto non è la presenza del sego, ma il fatto che non esistano ancora soluzioni trasparenti e alternative realmente universali per chi vuole vivere in coerenza con i propri principi.