Nel 2016, Motta ha lanciato uno spot pubblicitario per il suo panettone tradizionale, scegliendo un tono ironico e provocatorio. Il messaggio, affidato alla voce fuori campo, elencava ingredienti “alternativi” come tofu, seitan, papaya e bacche di goji, per poi rassicurare il pubblico: “Scherzo… abbiamo usato la ricetta di sempre.”
L’intento era chiaro: valorizzare la tradizione contrapponendola alle mode alimentari moderne. Tuttavia, la reazione di una parte del pubblico — in particolare utenti vegani e simpatizzanti — è stata fortemente critica.
Reazioni social: tra indignazione e sarcasmo
Sui social si sono moltiplicati i commenti contrari allo spot, accusato di prendere in giro uno stile di vita sano ed etico. Alcuni utenti hanno parlato di boicottaggio, altri hanno espresso disappunto per l’uso di stereotipi. Tra le critiche più accese:
“Siete patetici a sfottere una scelta di vita sana ed etica.”
“Complimenti per aver scelto la via più facile: ridicolizzare chi cerca di fare scelte consapevoli.”
Altri commenti, invece, hanno assunto toni più aggressivi o sarcastici, contribuendo a polarizzare ulteriormente il dibattito.
Il paradosso della visibilità
Come spesso accade, la polemica ha finito per amplificare la visibilità dello spot, generando un effetto Streisand: nel tentativo di criticare il messaggio, molti utenti hanno contribuito a diffonderlo. Il risultato? Lo spot è diventato virale, raggiungendo anche chi non avrebbe mai notato la campagna.
Quando uno spot ironico fa discutere
Molti utenti hanno accusato lo spot di Motta di prendere in giro i vegani, ma in realtà non venivano menzionati esplicitamente né vegani né vegetariani. Lo spot prendeva di mira, in toni leggeri e surreali, le mode alimentari “estreme” — come la mania per il seitan, il tofu o le bacche esotiche — per contrapporle alla scelta aziendale di restare fedeli alla ricetta tradizionale del panettone.
Le polemiche però non si sono fatte attendere. Alcuni utenti hanno dichiarato di sentirsi offesi, leggendo nello spot una satira non richiesta verso le loro scelte etiche. Frasi come “disprezzate i vegani” sono circolate nei commenti, nonostante il tono dello spot fosse più rivolto all’iperbole surreale che all’attacco personale.
Il boomerang della visibilità: quando criticare rafforza
In questo scenario è emerso un chiaro effetto Streisand, ossia il fenomeno per cui tentare di silenziare un contenuto o protestare contro di esso finisce per amplificarne la portata. Le critiche allo spot Motta hanno infatti generato un forte interesse mediatico: decine di testate ne hanno parlato e il video ha raggiunto un pubblico che probabilmente non l’avrebbe mai visto altrimenti.
Scelte alimentari, toni esasperati e senso dell’umorismo
Chi ha accusato la pubblicità di prendere di mira uno “stile di vita etico” ha ignorato un punto fondamentale: lo spot non condannava nessuno, ma faceva leva su un linguaggio ironico per raccontare la decisione di restare classici. Tuttavia, quando le identità alimentari vengono caricate di significato etico e simbolico, anche una semplice battuta può essere percepita come offensiva.
Alcuni commenti, purtroppo, hanno travalicato la critica costruttiva, sfociando in insulti e attacchi personali — a dimostrazione che, sui social, la linea tra confronto e polarizzazione è sempre più sottile.
Ironia e polarizzazione: due linguaggi sempre più inconciliabili?
Lo spot di Motta — come molti contenuti che giocano sull’iperbole — ha messo in evidenza quanto oggi l’ironia sia un linguaggio sempre più fragile. In un’epoca in cui la comunicazione pubblica è costantemente sottoposta a interpretazioni polarizzate, anche un semplice riferimento culinario può trasformarsi in un caso culturale, sociale o politico.
C’è sempre meno spazio per il “non detto”, per l’allusione, per il doppio senso. L’ironia, che da sempre serve a esagerare per far riflettere, oggi viene spesso letta come attacco personale. E quando la reazione è istintiva, indignata e virale, si perdono le sfumature — e con esse anche la possibilità di confronto.
Siamo arrivati a un punto in cui l’intenzione conta meno della percezione, e dove anche uno spot alimentare può diventare motivo di scontro ideologico. Forse non è lo spot a semplificare troppo, ma il dibattito pubblico a non concedersi più la libertà di sorridere.
Ultimo aggiornamento: Giugno 2025