Arturo Villa, noto promotore di cure alternative contro il cancro, è deceduto nel 2016 a causa di un carcinoma epatico diagnosticato nel 2012. La sua vicenda ha attirato l’attenzione di migliaia di persone, sia per la sua scelta di rifiutare la medicina convenzionale, sia per la diffusione di pratiche non scientifiche come i clisteri di caffè, l’uso di ceci Ashkar conficcati nella pelle e una lunga lista di rimedi privi di validazione clinica.
Questo articolo non vuole essere contro la buonanima, ma è contro chi ha inventato il concetto di "medicina alternativa" e questi metodi farlocchi per lucrare su gente che, disperata per via della propria condizione, è facile preda di promesse iperboliche.
Villa aveva rifiutato la chemioterapia, temendone gli effetti collaterali, e aveva deciso di intraprendere un percorso “naturale” che includeva argilla ventilata, cannabis, acqua alcalina, veganismo crudista, bicarbonato, reiki e magnetoterapia. In rete, aveva raccolto un seguito di oltre 17.000 persone, diventando un punto di riferimento per chi cercava “alternative” alla medicina ufficiale.
“Sto sconfiggendo il cancro”: la narrazione social
Dopo due anni dalla diagnosi, Villa aveva dichiarato pubblicamente di “stare sconfiggendo il cancro”, nonostante le sue condizioni fisiche apparissero in evidente peggioramento. Il volto sempre più emaciato, le infezioni cutanee causate dai ceci Ashkar (e la successiva dipendenza crescente dalla morfina negli ultimi mesi di vita) raccontavano una realtà ben diversa da quella narrata online.
Eppure, per molti dei suoi sostenitori, il fatto che fosse sopravvissuto quattro anni dopo una prognosi iniziale di tre mesi veniva interpretato come una prova dell’efficacia delle sue pratiche. Un ragionamento fallace, che ignora il fatto che le previsioni mediche non sono sentenze assolute, ma stime basate su dati statistici. Alcuni pazienti oncologici vivono più a lungo del previsto anche senza cure, ma ciò non dimostra l’efficacia di trattamenti alternativi.
Il pericolo della disinformazione sulle cure oncologiche
La vicenda di Arturo Villa è emblematica dei rischi legati alla disinformazione medica. Secondo l’American Society of Clinical Oncology, l’abbandono delle terapie convenzionali in favore di rimedi alternativi può ridurre drasticamente le probabilità di sopravvivenza. Pratiche come i clisteri di caffè, la dieta alcalina o l’uso di sostanze non testate possono non solo essere inefficaci, ma anche dannose.
Villa stesso, in uno degli ultimi post pubblicati prima del ricovero in hospice, aveva ammesso: “Sto per morire, devo accettarlo. Dopo quattro anni sto perdendo la battaglia”. Un’ammissione che, purtroppo, non ha scalfito la convinzione di molti suoi seguaci.
Una riflessione necessaria
Dispiace per la morte di Arturo Villa, come per ogni persona che affronta una malattia grave. Ma è doveroso interrogarsi su come sia possibile che una persona affetta da tumore, che ha rifiutato le cure mediche e non è guarita, venga ancora considerata una prova vivente dell’efficacia delle pseudoterapie.
Il ragionamento secondo cui “è vissuto più del previsto, quindi le cure alternative funzionano” è logicamente debole e scientificamente infondato. È lo stesso paradosso che porta alcuni a screditare la medicina quando non guarisce, ma a ignorare i suoi successi quando salva vite.
Conclusione
Oggi, grazie alla prevenzione e alle nuove terapie oncologiche, la sopravvivenza media ai tumori ha superato il 70%. Tecnologie come l’immunoterapia, i vaccini antitumorali e gli anticorpi monoclonali stanno rivoluzionando il trattamento del cancro. In questo contesto, affidarsi a rimedi come i ceci conficcati nella pelle o i clisteri di caffè non è solo inutile: è pericoloso.