Nel 2016 l’Italia fu chiamata a esprimersi su un’importante riforma costituzionale, proposta dal governo Renzi, che prometteva modifiche significative all’assetto istituzionale, tra cui la fine del bicameralismo paritario e una ridefinizione dei poteri del Senato. Il referendum, molto discusso sul piano tecnico e politico, vide una netta vittoria del NO, con oltre il 59% dei voti.
A distanza di poco tempo, una parte degli elettori che votarono NO lamenta il mancato cambiamento del sistema politico. Ma si può davvero chiedere cambiamento scegliendo, per definizione, di non cambiare nulla?
Votare per non cambiare e aspettarsi il cambiamento
Una delle citazioni erroneamente attribuite ad Albert Einstein afferma che la follia consiste nel ripetere sempre le stesse azioni aspettandosi risultati diversi. E proprio questa dinamica sembra essersi verificata dopo il referendum costituzionale. Se l’obiettivo era modificare lo status quo, il NO — seppur legittimo — rappresentava la scelta di conservare l’assetto vigente, anche se non perfetto.
Chi ha votato NO in modo consapevole, per ragioni giuridiche, ideologiche o istituzionali, ha esercitato un diritto democratico. Ma chi, invece, ha optato per il NO inseguendo convinzioni irrealistiche o aspettative emotive — come far "cadere il governo" o "mandare un segnale" — potrebbe oggi trovarsi deluso non per l'esito, ma per le premesse errate da cui partiva.
Il paradosso del cambiamento senza riforme
Questo episodio mostra una delle contraddizioni più frequenti nella dinamica politica contemporanea: chiedere rinnovamento senza passare attraverso riforme concrete. Il rischio è quello di alimentare un circolo vizioso di sfiducia e frustrazione, in cui ogni risultato elettorale viene visto come un fallimento, indipendentemente dalle sue premesse.
Oggi, in un panorama ancora frammentato e polarizzato, l’esperienza del referendum costituzionale può essere riletta come una lezione sul senso del voto, sulla responsabilità collettiva e sull’importanza di distinguere tra critica politica e costruzione istituzionale.
Ultimo aggiornamento: Giugno 2025