Turchia e diritti delle minori: il controverso disegno di legge sul matrimonio riparatore

Nel 2016, il governo turco guidato da Recep Tayyip Erdoğan propose un disegno di legge che avrebbe previsto l’attenuazione della pena per chi avesse avuto rapporti sessuali con minori, a condizione che l’autore del reato sposasse la vittima. La proposta, che suscitò un’ondata di proteste in Turchia e all’estero, fu percepita da molti come una forma di legalizzazione implicita dello stupro su minori, soprattutto in un contesto in cui il matrimonio riparatore è già una pratica culturalmente radicata.

Il testo prevedeva che, in assenza di violenza o minaccia, il reato potesse essere “sanato” attraverso il matrimonio tra l’aggressore e la vittima. Una misura che, secondo i critici, avrebbe incentivato l’impunità e normalizzato l’abuso, soprattutto in aree rurali dove le spose bambine rappresentano ancora una percentuale significativa dei matrimoni — fino al 17% secondo alcune stime.

Il ritiro della proposta e le pressioni internazionali

A seguito delle forti pressioni da parte di organizzazioni per i diritti umani, associazioni femministe e opposizione parlamentare, il governo turco ritirò temporaneamente la proposta nel novembre 2016, promettendo una revisione. Tuttavia, il solo fatto che un simile disegno di legge sia stato presentato ha sollevato interrogativi profondi sulla direzione politica e culturale della Turchia sotto la guida di Erdoğan.

Secondo , la proposta avrebbe rappresentato un grave passo indietro nella protezione dei diritti delle bambine e avrebbe violato gli obblighi internazionali della Turchia in materia di tutela dei minori.


Proposta di legge "sposa il tuo stupratore"

Il secondo tentativo nel 2020

Nel gennaio 2020, il partito AKP al governo in Turchia ha tentato nuovamente di introdurre una proposta di legge che avrebbe consentito agli uomini accusati di abusi sessuali su minori di evitare il carcere sposando la vittima. Il provvedimento, ribattezzato dalla stampa internazionale come “marry-your-rapist law”, ha riacceso l’indignazione di attivisti per i diritti umani, associazioni femministe e opposizione parlamentare, che hanno definito il disegno di legge una grave minaccia per i diritti delle bambine. 

Nonostante le critiche e le mobilitazioni — anche online, con l’hashtag #IstanbulSözleşmesiYaşatır (“La Convenzione di Istanbul salva vite”) — il governo ha cercato di giustificare la misura come necessaria per affrontare casi di “matrimoni precoci non registrati”. Tuttavia, di fronte alla forte pressione mediatica e internazionale, la proposta non è stata formalmente approvata, anche se il solo fatto che sia stata ripresentata ha rafforzato i timori riguardo al progressivo indebolimento delle tutele legali per le minori in Turchia.

Sviluppi recenti e contesto attuale (2025)

Ad oggi, non risulta che la proposta sia stata ripresentata in forma ufficiale. Tuttavia, il dibattito sul matrimonio riparatore e sull’età minima per il matrimonio resta vivo in Turchia. Alcuni parlamentari del partito AKP hanno continuato a sostenere la necessità di “armonizzare” la legge con le tradizioni culturali, mentre le organizzazioni per i diritti delle donne denunciano un clima sempre più ostile alla tutela delle minori.

Nel frattempo, l’Unione Europea ha rafforzato il proprio impegno contro gli abusi sessuali sui minori, approvando nel 2025 una nuova direttiva che prevede l’abolizione dei termini di prescrizione per questi reati, una definizione più chiara di consenso e pene più severe per chi sfrutta minori anche in contesti online. Sebbene la Turchia non sia parte dell’UE, queste misure rappresentano un riferimento importante per valutare la distanza tra gli standard europei e le proposte legislative turche.

Il silenzio di parte dell’attivismo femminista nostrano

Un aspetto che ha suscitato ulteriore sgomento è stato il silenzio di alcune frange dell’attivismo femminista nostrano, le solite note di questo blog, spesso molto attive su temi legati al sessismo quotidiano, ma meno presenti quando si tratta di denunciare violazioni sistemiche dei diritti delle bambine in contesti non occidentali. Una mancanza che ha alimentato il sospetto di un doppio standard ideologico, dove la denuncia dipende più dal contesto culturale che dalla gravità del fatto.

Conclusione: tra regressione giuridica e diritti umani

Il tentativo di introdurre una norma che attenui la pena per abusi su minori in caso di matrimonio riparatore rappresenta un campanello d’allarme. Anche se ritirata, la proposta riflette una visione della giustizia che rischia di sacrificare i diritti delle vittime in nome di consuetudini patriarcali. È fondamentale mantenere alta l’attenzione su questi temi e sostenere chi, in Turchia e altrove, continua a lottare per la protezione delle bambine e per l’abolizione definitiva di ogni forma di impunità legata agli abusi.

Fonti e approfondimenti:

Inside Over: la proposta di Erdogan del 2020

Agensir: Norme europee per la tutela dei minori

ADNKronos: la proposta del 2016, articolo rimosso

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025