Radicalismo islamico in Europa: una conferenza in Norvegia solleva interrogativi inquietanti

Scrivo questo articolo per sollevare una riflessione urgente su un tema che, per quanto scomodo, merita attenzione pubblica. Mi sono imbattuto nella registrazione di una conferenza islamica tenutasi in Norvegia, organizzata da Fahad Qureshi, fondatore della Norwegian Muslim Network. L’evento, documentato dal MEMRI, è stato pensato per rispondere alle accuse di estremismo mosse dai media occidentali.

Il risultato? Una conferma, piuttosto che una smentita, delle posizioni più radicali.

Pena di morte per omosessuali e lapidazione: “non è estremismo, è Islam”

Durante la conferenza, Qureshi si lamenta delle accuse di omofobia, misoginia e sostegno alla pena di morte per gli omosessuali. Ma invece di prendere le distanze da tali posizioni, le rivendica apertamente. Secondo lui, non si tratta di estremismo, ma di “idee condivise da ogni musulmano”.

Citando testualmente: > “Non è lui, o io, ad essere estremista. Queste sono le idee generali che ogni musulmano ha. Solo perché non lo dice apertamente non significa che non ci creda.”

Poi, rivolgendosi alla platea, chiede:

  • “Quanti di voi sono musulmani normali, non estremisti?” Tutti alzano la mano.

  • “Quanti di voi pensano che uomini e donne debbano sedere separati?” Tutti alzano la mano.

  • “Quanti di voi credono che la pena di morte e la lapidazione, come indicato nel Corano e nella Sunna, siano la punizione migliore per l’umanità e debbano essere applicate ovunque?” Tutti alzano la mano.

  • “Quanti di voi pensano che questo sia il vero Islam?” Tutti alzano la mano.

Infine, con tono provocatorio, conclude: > “Cosa diranno i politici adesso? Che siamo tutti estremisti? Ci espelleranno tutti dal paese?”


Legge coranica

Quanto è diffuso il radicalismo islamico in Europa?

La conferenza ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Non è possibile sapere con certezza quante condividano davvero quelle idee, ma il fatto che nessuno abbia dissentito pubblicamente è inquietante. La domanda che sorge spontanea è: quanto è diffuso il radicalismo islamico in Europa? Quanti, pur non esprimendosi apertamente, condividono visioni incompatibili con i diritti umani fondamentali?

È importante chiarire: non si tratta di accusare l’intera comunità musulmana. Esistono milioni di musulmani che vivono pacificamente, rispettano le leggi e non condividono queste posizioni. Ma ignorare la presenza di frange radicali, o minimizzarne l’impatto, è un errore che può avere conseguenze gravi.

Il paradosso della “normalità” radicale

Il punto più inquietante è che i partecipanti si definiscono “musulmani normali”, non estremisti. Eppure sostengono pubblicamente la pena di morte per omosessuali, la lapidazione e la segregazione di genere. Se queste idee vengono considerate “normali”, allora è legittimo chiedersi quale sia il confine tra ortodossia e radicalismo.

Chi organizza una conferenza per difendersi dall’accusa di estremismo e finisce per confermare ogni singolo punto contestato, non fa altro che rafforzare i timori. E chi ascolta, senza dissentire, contribuisce a normalizzare una visione del mondo che confligge con i valori democratici.

Conclusione: serve un dibattito serio, non accuse reciproche

Prima che qualcuno gridi alla “islamofobia”, è bene precisare: il video è autentico, documentato dal MEMRI, e le parole pronunciate sono inequivocabili. Non si tratta di manipolazione, ma di una testimonianza diretta. Il problema non è l’Islam in sé, ma la diffusione di interpretazioni radicali che si presentano come “normali”.

Serve un dibattito serio, lucido e rispettoso, che non si limiti a slogan o accuse reciproche. Perché ignorare il problema, o peggio ancora giustificarlo in nome del multiculturalismo, significa abbandonare il campo ai fanatici.




Approfondimenti:

MEMRI: Video integrale e articolo sulla conferenza

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025