Caso Lucía Pérez: una giustizia negata tra narcos, abusi e retorica fuori bersaglio

Un crimine raccapricciante e la giustizia che non arriva

Un crimine raccapricciante ha sconvolto l’Argentina: Lucía Pérez, una sedicenne, è stata drogata e violentata da un gruppo legato al narcotraffico. Un episodio di violenza minorile estrema, perpetrato in un contesto dominato da illegalità e degrado, che nulla ha a che fare con la quotidianità sociale che alcuni tentano di ricondurre al cosiddetto “sistema patriarcale”.

Una retorica fuori bersaglio

Eppure, come spesso accade, il fatto è stato ricondotto mediaticamente al femminicidio e associato alla lotta contro il patriarcato. Manifestazioni spontanee e marce hanno espresso giustificata rabbia, ma in alcuni casi hanno spostato il discorso su un piano ideologico, con slogan che additavano l’intero genere maschile come responsabile.

> “Vorrei che le donne potessero camminare seminude tra gli uomini senza paura”: questo il testo di un cartello simbolico diventato virale. Ma è davvero questo il cuore del problema? I criminali coinvolti non erano rappresentanti di una cultura patriarcale diffusa, bensì soggetti noti per spaccio, violenza e degrado sociale. Accostare tali dinamiche a un sistema culturale generalizzato rischia di sviare l’attenzione dalla reale matrice criminale dei fatti.

🔍 La sentenza che ha indignato l’Argentina

Nel 2023, il caso Lucía Pérez è riesploso dopo una sentenza che ha suscitato proteste in tutto il Paese. I due imputati, Matías Farías e Juan Pablo Offidani, sono stati assolti dalle accuse di stupro e omicidio, venendo condannati unicamente per traffico di stupefacenti.

Secondo il tribunale di Mar del Plata, non vi erano prove sufficienti per dimostrare né il dolo omicida né l’assenza di consenso. Una lettura giudiziaria che ha lasciato sgomenta l’opinione pubblica compreso il sottoscritto, anche alla luce dei riscontri autoptici: Lucía era minorenne, sotto l'effetto di cocaina, con gravi lesioni interne compatibili con abuso sessuale.

La giuria ha parlato di una “congiunzione di fattori” (droga e attività sessuale) come causa della morte, ma non ha riconosciuto alcuna responsabilità penale nella morte stessa, una posizione considerata inaccettabile da molte associazioni per i diritti umani e movimenti femministi.

Giustizia malata

⚖️ Una giustizia senza logica

Anche ammettendo l’assenza di dolo, l’assoluzione completa per il decesso di una minorenne sotto abuso e droga appare giuridicamente ingiustificabile. Se non è omicidio volontario, dovrebbe almeno trattarsi di omicidio colposo o preterintenzionale. Questa è la domanda che si pongono giuristi, attivisti e semplici cittadini come me.

L’assenza di riconoscimento del nesso causale tra azione criminale e conseguenze mortali porta a una sensazione netta: l’impunità giudiziaria in Argentina ha colpito ancora. Una decisione che rischia di minare la fiducia nel sistema legale, specialmente in un contesto in cui la vittima era giovane, vulnerabile e totalmente esposta.

🛑 Quando la giustizia è cieca e l’attivismo si confonde

È importante distinguere le due dimensioni del problema: da una parte, una sentenza ritenuta da molti un esempio emblematico di assenza di giustizia; dall’altra, il rischio che la risposta sociale si trasformi in semplificazione ideologica, allontanando l’attenzione dal crimine stesso.

Condannare l’atto, chiederne giustizia, pretendere verità — tutto questo è legittimo. Ma farlo trasformando la protesta in una lotta contro un “genere” piuttosto che contro l’illegalità, può indebolire la battaglia più giusta.

Fonti e approfondimenti:

Fanpage sulla sentenza

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025