Goro e Gorino, 2016: cronaca di una protesta e di una narrazione distorta

Il contesto: cosa accadde a Goro e Gorino

Nell’ottobre 2016, i piccoli comuni di Goro e Gorino, nel Delta del Po, finirono al centro di una bufera mediatica. Un gruppo di abitanti alzò barricate per impedire l’arrivo di 12 donne rifugiate, tra cui una incinta, destinate a essere ospitate in un ostello locale.

La protesta fu immediata e rumorosa: blocchi stradali, cartelli, tensione. Il prefetto di Ferrara, di fronte alla situazione, fece marcia indietro, trasferendo le donne altrove. Ma il caso era già esploso.

La narrazione mediatica: razzismo o disagio sociale?

I media nazionali e internazionali condannarono duramente l’episodio, parlando di razzismo, xenofobia e “Italia che respinge”. Tuttavia, molti osservatori locali e giornalisti indipendenti evidenziarono una realtà più complessa:

  • L’ostello requisìto era una delle poche strutture ricettive della zona, e la sua chiusura avrebbe inciso sul turismo locale.

  • Gli abitanti lamentavano assenza di dialogo da parte delle istituzioni e decisioni calate dall’alto.

  • Il territorio era già colpito da crisi economica, moria di vongole e disoccupazione.

Come scrisse , “la protesta fu anche il sintomo di una popolazione che si sente ai margini, abbandonata”.

L’impatto sul turismo locale: una stima concreta

Tra le ragioni addotte dai residenti di Goro e Gorino vi era la preoccupazione per il danno economico al turismo locale. L’ostello requisìto rappresentava 7 camere su circa 22 disponibili nel borgo. Ipotizzando una permanenza media di 5 giorni e una stagione turistica di 90, si parla potenzialmente di:

  • ❌ Oltre 250 turisti in meno

  • 📉 Circa un terzo del flusso turistico stagionale

Una perdita non trascurabile per un’economia già fragile. Questo non giustifica la protesta nei modi, ma aiuta a capire le radici del malcontento.


Goro e Gorino gogna mediatica 2016

Disinformazione e percezione pubblica

Il caso Goro-Gorino è diventato un esempio da manuale di narrazione polarizzata:

  • Alcuni media strumentalizzarono l’episodio per rafforzare l’idea di un’Italia razzista.

  • Altri lo usarono per giustificare posizioni anti-immigrazione, ignorando le responsabilità istituzionali.

  • Il cartello affisso alla chiesa, inizialmente interpretato come ostile ai migranti, si rivelò essere una condanna al terrorismo islamico, risalente all’anno precedente.

Il risultato? Una comunità stigmatizzata e ridicolizzata, senza che nessuno ascoltasse davvero le sue ragioni.

Conclusione

Il caso Goro-Gorino non è solo un episodio del passato, ma un esempio attuale di come la paura, la disinformazione e la mancanza di ascolto possano degenerare. Rileggerlo oggi significa riflettere su come raccontiamo l’immigrazione, su chi ha voce e su chi viene ridotto a caricatura.

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025