Quando la realtà si deforma online: il caso del tram e l'effetto della polarizzazione ideologica

Il caso del tram di Melbourne: quando il fraintendimento diventa gogna digitale

Era un giorno qualsiasi a Melbourne, Australia, quando un ragazzo con evidenti difficoltà sociali — poi riconosciuto da conoscenti come persona nello spettro autistico — ha preso posto su un tram cittadino. Il suo comportamento, descritto da alcuni passeggeri come “eccentrico ma innocuo”, includeva il rivolgersi a sconosciuti con richieste di high-five (batti il cinque in italia) e un’insistenza fisica probabilmente percepita come inopportuna.

Una delle passeggeri, una giovane donna legata a movimenti femministi, ha reagito interpretando la scena come un episodio di molestia pubblica maschile. Scattata una foto al ragazzo — senza consenso — ha pubblicato un post su Facebook, descrivendo l’uomo come un “predatore molesto” e lodando sé stessa per aver protetto le altre ragazze presenti.

Ragazzo autistico accusato di essere un predatore

Quel post ha totalizzato oltre 80.000 like e 10 mila condivisioni: tra commenti indignati e reazioni violente degli utenti. In breve tempo, altri utenti hanno identificato il ragazzo tramite i social media, trovando il suo profilo Facebook e diffondendolo pubblicamente. A seguire, minacce di morte, messaggi d’odio, e insulti rivolti a lui e alla sua famiglia.

Solo in un secondo momento, alcune persone — incluso un gruppo di attivisti per i diritti delle persone neurodivergenti — hanno fatto notare che l’uomo era affetto da disturbo dello spettro autistico (ASD) e che i suoi gesti, seppur inusuali, non erano affatto aggressivi o pericolosi. Testimoni presenti sul tram hanno confermato che non vi era stato alcun contatto fisico né atteggiamenti minacciosi. La donna che aveva pubblicato il post lo ha poi cancellato, ma non prima che il danno fosse ormai globale e irreversibile.

Tra i nomi coinvolti figura anche Clementine Ford, femminista australiana nota per le sue posizioni forti, la quale — secondo alcuni screenshot — avrebbe rilanciato il caso aggiungendo critiche nei confronti del ragazzo. I suoi tweet, oggi non più reperibili, non includono scuse né ammissioni pubbliche.

Neurodivergenza e comportamenti sociali fraintesi

Questo episodio non è solo una tragedia personale: è un esempio chiaro di come i comportamenti atipici delle persone autistiche vengano fraintesi, soprattutto in contesti pubblici affollati come i mezzi di trasporto.

Chi convive con neurodivergenza, come nel caso dell’autismo, può mostrare segni di interazione sociale non convenzionale, fra cui:

  • contatto visivo prolungato o evitante,

  • uso insolito del linguaggio del corpo,

  • iniziative fisiche non intenzionalmente invasive,

  • difficoltà a cogliere le reazioni altrui in tempo reale.

Quando questi segnali vengono letti attraverso una lente ideologica — ad esempio, quella del femminismo militante o del sospetto sistemico verso gli uomini — il rischio è che un gesto innocuo venga etichettato come intimidatorio o aggressivo.

Altri casi emblematici: quando l’incomprensione diventa violenza

Il caso del tram di Melbourne non è un’anomalia isolata, ma parte di una serie più ampia di eventi in cui comportamenti atipici, spesso legati a neurodivergenze o fragilità sociale percepita, vengono travisati e trasformati in bersagli di odio virale.

In Italia, la vicenda di Carolina Picchio ha segnato profondamente la coscienza pubblica: nel 2013, dopo la diffusione di un video umiliante, la giovane si è tolta la vita, diventando la prima vittima riconosciuta del cyberbullismo nel nostro Paese. Il suo caso ha portato all’approvazione di una legge specifica per contrastare questo fenomeno.

In Canada, la storia di Amanda Todd — adolescente con una forte vulnerabilità emotiva, vittima di sextortion e bullismo digitale — ha scosso il mondo. Prima di togliersi la vita, pubblicò un video su YouTube raccontando la sua angoscia con cartelli scritti a mano. Il video è diventato virale solo dopo il suo suicidio, rivelando un dolore invisibile che molti avevano ignorato.

Anche in Giappone, la wrestler Hana Kimura è stata travolta da un’ondata di odio online dopo un episodio controverso nel reality show Terrace House. Nonostante fosse già nota la sua fragilità emotiva, migliaia di utenti l’hanno insultata pubblicamente. Hana si è tolta la vita nel 2020, lasciando dietro di sé un messaggio durissimo: “Siate gentili”.

Sono storie diverse per contesto e protagonisti, ma con un filo rosso che le unisce: l’assenza di empatia, la superficialità del giudizio collettivo e l’inesorabile velocità con cui l’indignazione online può diventare violenza psicologica. La gogna pubblica, in questi casi, ha superato ogni senso di misura, ignorando la complessità umana a favore di una narrazione semplice, binaria, tossica.

La distorsione della realtà nell’epoca della polarizzazione digitale

Il cuore della questione è proprio questo: la polarizzazione dei social media, quando si intreccia con temi come la disabilità, il patriarcato o la giustizia sociale, può generare una distorsione radicale della realtà. Nonostante chiunque fino a quel momento avesse capito che il ragazzo era innocuo e probabilmente nello spettro, la ragazza che lo ha messo alla gogna presente in prima persona ha interpretato tale comportamento in maniera totalmente radicale.

Questa vicenda mostra inoltre come la comunicazione online possa degenerare in una caccia alle streghe digitale, dove il bisogno di esprimere indignazione supera il desiderio di capire, e dove l’identità di chi racconta pesa più dei fatti.

Fonti e approfondimenti:

Autism Asperger Advocacy Australia: racconta i fatti nei dettagli

Daily Mail: riporta l'accaduto

Ultimo aggiornamento: Giugno 2025