Fino a qualche anno fa ero convinto che legalizzare la cannabis fosse una scelta giusta. Pensavo che avrebbe portato benefici economici, ridotto lo spaccio e alleggerito il sistema giudiziario. Mi sbagliavo.
📉 Le promesse economiche non si sono realizzate
Quando si parlava di legalizzazione della cannabis in Italia, si stimavano entrate fiscali da capogiro: si parlava di 4 miliardi di euro l’anno, come se bastasse aprire qualche coffee shop per risanare i conti pubblici. Alcuni analisti ipotizzavano addirittura 350.000 nuovi posti di lavoro nel settore della cannabis legale.
Ma la realtà è stata ben diversa. Il settore della cannabis light ha generato circa 1,9 miliardi di euro in totale, una cifra ben lontana dalle previsioni economiche ottimistiche. Il fatturato stimato al 2025, prima del DDL Sicurezza, era fra i 300 e i 500 milioni di euro l'anno — mentre i posti di lavoro sono 22379 a livello nazionale, dopo dieci anni di legalizzazione non è nemmeno il 10% di quelli "stimati" inizialmente.
La maggior parte dei guadagni è rimasta concentrata in poche aziende, mentre molti piccoli imprenditori hanno chiuso per mancanza di margini o per l’incertezza normativa. Lo Stato, nel frattempo, ha incassato poco e ha speso molto in controlli, controversie legali e gestione del caos normativo.
🚨 Lo spaccio non è diminuito. È aumentato.
Uno degli argomenti più forti a favore della legalizzazione era che avrebbe tolto il mercato alla criminalità. Ma è successo l’opposto: lo spaccio di cannabis è aumentato, non diminuito.
Nella mia stessa strada, a Cagliari, sono comparsi quattro spacciatori nel giro di pochi mesi. Le forze dell’ordine hanno segnalato un aumento dello spaccio nei pressi dei cannabis shop, dove la confusione tra cannabis legale e illegale ha favorito i traffici. Secondo la Relazione al Parlamento 2025, la cannabis rappresenta ancora il 77% delle segnalazioni per uso personale. La legalizzazione non ha tolto potere al mercato nero: lo ha solo reso più difficile da distinguere.
🧱 Degrado urbano e normalizzazione dell’illegale
Il degrado urbano in Italia non è solo una questione di frane o rischio idrogeologico. È anche — e sempre più spesso — un problema sociale, visibile nei quartieri dove lo spaccio è tornato in strada, gli edifici vengono occupati abusivamente e i muri sono imbrattati da scritte e simboli.
Secondo l’Atlante ambientale 2024 dell’ISPRA, oltre il 28% dei Comuni italiani presenta aree urbane da ripristinare, e la percentuale supera il 40% se si includono anche i comuni periurbani. Le cause ambientali esistono, certo, ma il degrado sociale e urbano è altrettanto evidente, soprattutto in contesti dove la legalizzazione della cannabis ha contribuito a normalizzare l’illegale.
Nei piccoli centri che frequento, diverse case sono state murate per impedire l’accesso a tossicodipendenti e spacciatori, che continuavano a sfondare porte e finestre per introdursi e spacciare o nascondere le sostanze all'interno. Non è un caso isolato. Il Decreto Sicurezza 2025 ha introdotto lo sgombero immediato per le occupazioni abusive, proprio perché il fenomeno è esploso anche nei centri minori e in case abitate. A questo si aggiunge l’imbrattamento sistematico dei muri, punito dal Codice Penale ma ormai fuori controllo.
💣 Il THC è esploso: da 7% a 29% in otto anni
Uno degli aspetti più sottovalutati è stato l’aumento della potenza della sostanza. Non stiamo più parlando della “canna leggera” degli anni ’90. Il contenuto medio di THC nell’hashish è passato dal 7% nel 2016 al 29% nel 2024. Questo significa effetti psicoattivi molto più forti, maggiore rischio di dipendenza e danni cognitivi, soprattutto nei giovani.
Chi parla ancora di “cannabis leggera” ignora che oggi la sostanza è molto più potente, più pericolosa e più difficile da controllare. Eppure, il dibattito pubblico continua a trattarla come se fosse innocua.
🧠 Una riflessione personale
Non scrivo questo per fare il moralista. Anni fa ero convinto che legalizzare fosse la strada giusta. Ma la realtà ha smentito le mie convinzioni. E quando i fatti cambiano, cambiare idea è un dovere.
Legalizzare senza educare, senza regole chiare, senza strumenti di controllo efficaci, ha solo normalizzato l’illegale e reso più difficile distinguere tra uso e abuso.
📣 Conclusione: serve una nuova strategia, non ideologia
Non sto invocando il proibizionismo cieco. Ma serve una riflessione seria, basata sui dati e non sulle mode. Serve educazione, prevenzione, regole chiare e tolleranza zero per chi spaccia.
E serve anche il coraggio di dire: ci siamo sbagliati.
📚 Fonti e approfondimenti
- Relazione al Parlamento 2025 sulle tossicodipendenze la cannabis rappresenta ancora il 77% delle segnalazioni per uso personale.