Libri strappati e libertà in crisi: il caso Salvini e la censura militante

Nel maggio 2016, un gruppo di attivisti del collettivo Hobo fece irruzione nella libreria Feltrinelli di Bologna, strappando decine di copie del libro Secondo Matteo, scritto da Matteo Salvini. Il gesto fu rivendicato pubblicamente: “Abbiamo ripulito il negozio dal suo libro, ridotto in brandelli e affidato all’unico luogo che lo può ospitare: la pattumiera della storia”.

🔥 Dissenso o censura?

La scena — libri strappati, scaffali svuotati, slogan urlati — ha evocato immagini inquietanti: roghi di libri, intolleranza ideologica, violenza simbolica. E ha sollevato una domanda che resta attuale: quando il dissenso si trasforma in censura, chi ne beneficia davvero?

👍 Il lato buono?

Per fortuna, internet ha un colpo di reni ogni tanto. Sulla pagina Facebook del collettivo, pioggia di commenti contrari. Gente che non difende Salvini, ma difende la libertà. Come dovrebbe essere sempre.


Pagina facebook degli Hobo Bologna che pubblicano un filmato in cui distruggevano le copie del libro di Salvini

🧠 Quattro livelli di assurdità

Questa "iniziativa" si dimostra di una ottusità incredibile, tanto che possiamo addirittura contare quante volte è stata sbagliata: 
  1. 👊 Si nega la libertà di parola a una persona. Anche se dice baggianate, ha diritto di dirle. E sì, ci siamo liberati da dittature feroci e sanguinarie per garantirlo. A carissimo prezzo.

  2. 🔥 Si usano metodi da regime per combattere ciò che si definisce “regime”. Quindi, complimenti: siete riusciti a essere peggio di chi criticavate.

  3. 📸 Si regala a Salvini il ruolo di martire. Una performance involontaria perfetta: “guarda come mi censurano”, e via di like, interviste e post indignati.

  4. 💸 Si danneggia la libreria, non l’autore. Il libraio guadagna il 10% su ogni copia. Se gliele distruggi, gli stai togliendo il pane. Bel colpo, davvero.

📣 Salvini ringrazia (davvero)

Il leader della Lega all'epoca ha commentato l’episodio con sarcasmo e soddisfazione: “Sentirmi dare del fascista da chi fascista lo è sul serio non mi disturba. Non sono contestatori, solo dei deficienti che vanno puniti”. E ha ribadito che Bologna “è ben altro” rispetto a quei “quattro ragazzotti”.

📈 Il blitz come campagna pubblicitaria gratuita

Paradossalmente, chi voleva “cancellare” Salvini gli ha fatto uno dei regali più belli: una valanga di attenzione non richiesta. Il video del blitz è rimbalzato su TV, giornali e social, dove Salvini ha potuto giocare il ruolo del perseguitato — e si sa, il martirio vende.

Il suo libro è finito tra i più cliccati del giorno su Amazon, i suoi fan si sono moltiplicati nei commenti indignati, e la polemica ha funzionato meglio di qualunque spot promozionale. È un po’ come cercare di spegnere il fuoco con la benzina, solo che alla fine il barbecue se l’è goduto lui. E chi strappa libri per "liberarsi dal fascismo" finisce per regalarne una seconda edizione.

🧭 Una lezione ancora valida (e più attuale che mai)

Oggi, nel 2025, il dibattito sulla libertà di espressione è più acceso che mai. Dai social alle scuole, dalle librerie alle università, la linea tra dissenso e censura è diventata sottile come carta velina. E ogni volta che viene superata, chi ne approfitta non è mai il più debole.

Quello che nel 2016 sembrava solo un gesto isolato — strappare libri per “ripulire” una libreria — oggi si inserisce perfettamente nel vocabolario della cancel culture, che all’epoca era ancora un concetto in fase embrionale. Oggi lo chiamiamo così: cultura della cancellazione. Ma il meccanismo era già in moto. Si zittisce, si rimuove, si boicotta. Non si discute.

E il paradosso è che chi si proclama paladino della libertà finisce per usare gli stessi strumenti di chi la libertà la nega. Il rogo dei libri non è mai un atto di progresso. È sempre un passo indietro. E se nel 2016 Salvini ha guadagnato visibilità grazie a un gesto maldestro, nel 2025 il copione si ripete ogni giorno, solo con più like e meno pensiero.

Ma, come nel 2016 gli "hobo" vennero criticati dai loro stessi pari, oggi qualcosa si muove contro la cancel culture, che stava diventando veramente troppo invadente e pedante. In un futuro ideale tutto questo sarà un brutto ricordo.

📚 Fonti e approfondimenti

❓ Domande frequenti (FAQ)

Che cos'è successo alla Feltrinelli nel 2016?

Un gruppo di attivisti ha strappato decine di copie del libro di Matteo Salvini, rivendicando il gesto come “ripulitura ideologica”.

Perché il gesto è stato criticato anche da chi non sostiene Salvini?

Perché strappare libri è una forma di censura, e chi difende la libertà di espressione lo fa anche quando non condivide i contenuti.

Matteo Salvini ha guadagnato visibilità dopo il blitz?

Sì, il gesto ha rafforzato la sua immagine di vittima del dissenso radicale e ha rilanciato il suo libro nei trend di vendita online.

Cosa c'entra la cancel culture con il blitz del 2016?

Pur non esistendo il termine all’epoca, il meccanismo era lo stesso: zittire un autore invece di confutarlo. Oggi lo chiamiamo cultura della cancellazione.

Qual è la lezione da trarre da questo episodio?

Che censurare non è dissenso. E che la libertà di parola non è selettiva. Può essere scomoda, ma va difesa sempre.

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.