Questa forma di cancro ha decimato la popolazione selvatica, con una perdita stimata di oltre l’80% degli esemplari. Il DFTD è così aggressivo da causare ulcerazioni, deformazioni e morte per inedia, poiché impedisce agli animali di nutrirsi.
🧬 Due tumori, una sola specie: DFT1 e DFT2
DFT1: scoperto nel 1996, è diffuso in quasi tutta l’isola.
DFT2: emerso nel 2014, è confinato nel sud-est della Tasmania.
Entrambi derivano da cellule di Schwann mutate, e si comportano come agenti infettivi, trasmettendosi da un individuo all’altro come se fossero virus — ma in realtà sono cellule tumorali vive.
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Questi pelosetti verranno salvati dalla scienza e dalla sperimentazione animale |
🧪 La risposta scientifica: vaccini, immunoterapia e genetica
Negli ultimi anni, la ricerca ha compiuto progressi significativi:
Nel 2023 è stato approvato un vaccino sperimentale basato su adenovirus modificati, simili a quelli usati per il COVID.
Il vaccino mira a rendere visibili le cellule tumorali al sistema immunitario, stimolando una risposta efficace.
I test sono in corso su 22 esemplari in cattività, e se funzionano, il vaccino sarà distribuito tramite esche commestibili.
Alcuni diavoli selvatici hanno mostrato resistenza spontanea, suggerendo un possibile adattamento evolutivo.
🧠 Tumori camaleontici e plasticità cellulare
Le cellule tumorali del DFTD sono plastiche: cambiano forma e comportamento per sfuggire al sistema immunitario. Studi recenti hanno identificato segnali come TGFβ, PDGF e NRG1 che influenzano la crescita e la diffusione del tumore.
Questa plasticità è una sfida, ma anche un’opportunità: bloccare questi segnali potrebbe rallentare o arrestare la progressione della malattia.
🧪 Il ruolo della sperimentazione animale
La ricerca sul DFTD ha richiesto modelli animali, test immunologici e manipolazioni genetiche. Senza queste tecniche, non sarebbe stato possibile:
Identificare le proteine bersaglio del tumore
Testare vaccini e terapie
Monitorare la risposta immunitaria
Difendere la sperimentazione non significa ignorare l’etica, ma riconoscere che senza ricerca, il Diavolo della Tasmania sarebbe condannato all’estinzione.
📸 Il presente: tra speranza e realtà
Nel 2025, un video ha mostrato un diavolo emaciato e quasi irriconoscibile, colpito da DFTD in una zona che si pensava tumor-free. La malattia è ancora attiva, e la lotta non è finita.
Ma oggi abbiamo:
Popolazioni assicurative in cattività
Vaccini in fase di test
Modelli genetici e immunologici avanzati
Una rete globale di scienziati e volontari mobilitati
✊ La lezione: salvare una specie richiede visione, scienza e coraggio
Il Diavolo della Tasmania è diventato simbolo della resilienza biologica e della capacità umana di intervenire con intelligenza. La sua storia ci ricorda che la conservazione non è solo protezione passiva, ma azione attiva, ricerca e innovazione.
📚 Fonti e approfondimenti
Le seguenti fonti riportano gli sviluppi più recenti sulla ricerca, i vaccini sperimentali e lo stato di conservazione del Diavolo della Tasmania:
❓Domande frequenti (FAQ)
Il tumore del Diavolo della Tasmania è contagioso?
Sì, si trasmette attraverso i morsi tra individui ed è uno dei pochi tumori contagiosi esistenti in natura.
Esiste un vaccino per il tumore del Diavolo della Tasmania?
Un vaccino sperimentale è in fase di test su esemplari in cattività, ma non è ancora disponibile per uso diffuso.
Il Diavolo della Tasmania è a rischio estinzione?
Sì, è classificato come vulnerabile: la popolazione è diminuita drasticamente a causa del tumore DFTD.
Quanti tipi di tumore affliggono il Diavolo della Tasmania?
Due: DFT1 e DFT2, entrambi contagiosi e derivati da cellule nervose mutate.
La sperimentazione animale ha aiutato la ricerca?
Sì, ha permesso di testare vaccini e terapie immunologiche indispensabili per la conservazione della specie.