🧠 La verità dietro le immagini
La realtà? Quelle foto ritraevano semplicemente i calciatori tedeschi da bambini. Boateng, nato a Berlino da padre ghanese, e Gündogan, figlio di immigrati turchi, sono cittadini tedeschi e membri della nazionale. L’iniziativa di Kinder era un omaggio alla squadra, non una dichiarazione politica.
Ferrero rispose con fermezza: “Ci distanziamo da ogni forma di xenofobia o discriminazione. Non la accettiamo né la tolleriamo nelle nostre comunità online”. La pagina Facebook di PEGIDA Bodensee fu successivamente disattivata, travolta dalla valanga di critiche e ironie social.
⚽ Quando la destra si fa male da sola
La polemica si trasformò in una figuraccia virale, amplificata da media internazionali e utenti indignati. Il presidente della Federazione calcistica tedesca dichiarò: “La nazionale è uno dei migliori esempi di integrazione riuscita. Ciò che conta è la prestazione, non l’origine o la religione”.
Su Twitter nacque l’hashtag #cutesolidarity, con utenti che postavano foto di bambini di ogni etnia per celebrare la diversità. Alcuni crearono persino versioni parodiche del packaging Kinder con i volti dei leader PEGIDA… su confezioni di carta igienica.
📌 Conclusione: inclusività ≠ provocazione
Questa storia dimostra quanto la diversità visiva possa ancora scatenare reazioni assurde, soprattutto quando viene interpretata attraverso il filtro dell’ideologia. Ma dimostra anche che la realtà è più forte della retorica, e che l’inclusività — quando è autentica — non ha bisogno di giustificazioni.
Kinder ha celebrato la sua nazionale. PEGIDA ha celebrato la sua ignoranza. E il mondo ha assistito a una delle figuracce politiche più memorabili del marketing moderno.