Il Giappone secondo Le Iene: un servizio sbagliato, traduzioni inventate e stereotipi tossici

Nel 2016, un servizio de Le Iene condotto da Nadia Toffa (buonanima) fece scalpore per aver dipinto il Giappone come un paese culturalmente pedofilo. Il tono era allarmistico, le conclusioni affrettate, e le traduzioni — diciamolo — completamente sbagliate. Già dal teaser si intuiva che qualcosa non tornava, ma guardando l’intero servizio si aveva la conferma: non avevano capito nulla.

Manga significa sesso? No, significa ignoranza

La prima frase del servizio era già una bomba di disinformazione: “Manga significa anche sesso.” Un’affermazione che, oltre a essere falsa, rivela una totale incomprensione del medium. È come dire che “cinema” significa pornografia solo perché esistono film per adulti. In Giappone, i manga sono una forma narrativa ampia, che va dai racconti per bambini ai thriller politici. Ridurli a materiale erotico è come definire Sergio Leone un regista porno perché Valentina Nappi fa “film”.


Fotografia di Nadia Toffa

Il quartiere delle maid e la distorsione mediatica

Il servizio mostrava un quartiere pieno di ragazze vestite da scolaretta, ninja, badante — secondo loro, tutte minorenni pronte ad adescare clienti. In realtà, si trattava di locali dove si paga per parlare, ricevere un massaggio, o semplicemente avere compagnia. Alcune ragazze facevano “fortune telling”, altre offrivano servizi di accompagnamento per il tragitto verso casa. Una risposta alla solitudine urbana, non alla depravazione.

Le interviste alle ragazze erano tradotte in modo discutibile. Una diceva di avere diciannove anni, ma nel servizio diventava magicamente sedicenne. Perché? Perché altrimenti non ci sarebbe stata abbastanza “trippa per gatti”. Il sensazionalismo ha bisogno di carne, anche se è inventata.

Solitudine, non perversione

Il Giappone ha una cultura del lavoro ossessiva, che spesso sacrifica i rapporti umani. Il fenomeno degli hikikomori — giovani che si isolano completamente dalla società — nasce da questa pressione, che si traduce in repulsione per una mentalità così sterile e vuota. I locali di compagnia, dove si paga per un abbraccio o uno sguardo, sono una risposta a questa carenza affettiva. Non sono il sintomo di una società perversa, ma di una società repressa.

Il servizio de Le Iene ignorava tutto questo. Ha confuso mentalità con cultura, e ha cercato di incastrare un’intera nazione dentro uno stereotipo. È come dire che tutti gli italiani sono mafiosi perché esistono i clan. Una semplificazione tossica, che non informa — disinforma.

Il confronto con Vice e la realtà complessa

Sulla pagina Facebook mi è stato segnalato un documentario di Vice che affronta lo stesso tema con maggiore profondità. Mostra sia la facciata legale e pulita — quella che Le Iene hanno distorto — sia quella illegale e nascosta, dove esistono davvero problemi di prostituzione minorile e traffico di esseri umani. Ma Vice distingue, analizza, contestualizza. Non generalizza.

E come sottolineano nel documentario, il feticismo per le scolarette non è esclusivo del Giappone. Basta guardare il primo video di Britney Spears o certi prodotti made in USA per rendersene conto. Il problema non è il costume, ma il contesto. E soprattutto, non è il Giappone — è l’umanità.

La domanda sbagliata

Il servizio si chiudeva con una domanda: “Queste immagini incitano la pedofilia?” riferendosi a manga in cui le sembianze delle ragazze erano un po' troppo giovanili. È la stessa logica con cui si è accusato il cinema di rendere violenti, i videogiochi di creare assassini, e la musica metal di generare satanisti. Nessuna correlazione è mai stata dimostrata, ma il sospetto resta. Perché è più facile accusare ciò che non si capisce che cercare di comprenderlo.

Conclusione

Il Giappone è strano, sì. Ma non è quello che Le Iene hanno raccontato. Il loro servizio era un collage di supposizioni, traduzioni sbagliate e accostamenti forzati. Se si vuole capire davvero cosa succede in quei locali, meglio guardare il documentario di Vice. Perché l’informazione non si fa con i “sé” e i “ma” — si fa con i fatti.

E sì, mi dispiace che Nadia Toffa sia morta. Ma questo non cambia il giudizio sul servizio: era fatto male, e ha contribuito a diffondere un’immagine distorta di un paese che merita di essere raccontato con più rispetto e meno pregiudizi.

Fonti e approfondimenti:

Vice - Schoolgirls for sale in Japan

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.