Fan di Vasco in fila dalla mattina per i biglietti, ma erano esclusiva online.

Sembra una notizia partorita da Lercio, e invece è tutto vero: correva l'anno 2016, un gruppo di fan di Vasco Rossi si è presentato all’alba all’Angolo della Musica in via Aquileia a Udine, determinatissimi ad accaparrarsi i biglietti per il concerto in arrivo. Il dettaglio tragicomico? I biglietti si vendevano solo online.

Il valore storico-culturale dell'episodio merita una cornice: è uno di quei momenti italiani che mescolano tenerezza, epicità e una buona dose di frittata mentale.

Quando la coda è più forte della logica

I fan, convinti o “speranzosi”, si sono messi ordinati in fila davanti al negozio. Nonostante le comunicazioni ufficiali dicessero chiaramente che la vendita sarebbe stata esclusivamente online, molti hanno pensato: “Ma dai, impossibile. Si saranno sbagliati.” E così — zaino, caffè e spirito da battaglia — eccoli lì, pronti per la conquista analogica in un mondo già digitale.

Qualcuno potrebbe considerarla una scena da documentario sull’ostinazione umana. Altri, più impietosi, potrebbero rievocare la leggenda urbana secondo cui i fan di Vasco non brillano per logica. Io, da parte mia, ci vedo una resistenza analogica degna di nota — quasi poetica.


Titolo di giornale sui fan di Vasco in fila per i biglietti online

Digital divide e romanticismo fuori tempo

In fondo questa storia, oltre a essere un episodio comico, racconta una tensione culturale: il passaggio epocale dalla fila reale al click virtuale. L'acquisto del biglietto, da gesto celebrativo condiviso, si è trasformato in azione solitaria dietro uno schermo. E chi è cresciuto tra vinili e pacche sulle spalle ha fatto fatica ad accettarlo.

C’è qualcosa di romantico, persino malinconico, nella voglia di “esserci fisicamente”, di scambiare battute tra fan, di vivere l’attesa come parte dell’esperienza. E anche se tecnologicamente superata, quella ritualità ha ancora un’anima.

Vasco Rossi che dice EEEEEEEEEEEE
Eeeeeeeeh

Le proteste dei fan e il gusto del paradosso

Come se non bastasse, dopo la scoperta della verità, alcuni si sono lamentati. “Non è giusto! Dopo tutti questi anni mi impediscono di vedere Vasco!” ha detto qualcuno, ignorando il fatto che nessuno stesse fisicamente vietando nulla.

Altri hanno sollevato dubbi più concreti: “E se uno non ha internet o la carta?” Una domanda legittima, anche se già all'epoca, 2016, suonava un po’ stonata. La risposta più comune? PostePay e connessione mobile. Ma forse non è una questione tecnica — è affettiva. Il biglietto si voleva “conquistare”, non cliccare.

I commenti online raccolti all’epoca oscillavano tra la rabbia, la nostalgia e la confusione. Alcuni hanno detto: “Prima era magico, si faceva amicizia in fila.” E sai che c’è? Su questo non hanno tutti i torti.

Una storia vera, anche se sembra una gag

Questa piccola saga urbana, documentata da un articolo del Messaggero Veneto, resta un esempio brillante di come il progresso tecnologico possa collidere con l’abitudine, l’affetto e la tradizione. Non era ignoranza — era desiderio di esperienza.

Non erano trogloditi. Erano fan — romantici, disallineati, e forse un po’ troppo speranzosi — a caccia di un Vasco che forse viveva anche nella coda, non solo sul palco.

Fonte: Il Messaggero -  I fan di Vasco in fila per ore, ma la vendita era solo online

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.