🔥 Il gesto simbolico: bruciare la tesi per accendere il personaggio
Longobardi non era un improvvisato. Laureato in psicologia, con studi in scienze tecniche e sociali, aveva già dimostrato una spiccata intelligenza comunicativa. Il giorno della laurea, bruciò la sua tesi in segno di protesta contro “il sistema che mi ha tolto il futuro” — un gesto teatrale, ripreso dal blog di Beppe Grillo, che lo consacrò come figura simbolica della ribellione giovanile. Citazione non proprio "naturale": all'epoca Tommaso collaborava con la Casaleggio Associati.
🧠 Il virale come strumento: tra populismo e precisione
La sua pagina Facebook era troppo rifinita per essere spontaneismo. I contenuti — pur semplificati e populisti — erano calibrati, studiati, ottimizzati. Longobardi non era un utente qualunque: era un professionista della comunicazione digitale, con esperienza in Casaleggio Associati e consulenze aziendali.
Il post sulla censura? Una mossa da manuale: vittimismo strategico, polarizzazione, viralità. E ha funzionato. Ha attirato l’attenzione, ha generato dibattito, ha costruito un personaggio.
🧭 Cronologia della carriera di Tommaso Longobardi
2014–2016 Inizia a lavorare nel mondo della comunicazione digitale presso Casaleggio Associati, nello staff di Gianroberto Casaleggio. → Qui si forma sul piano tecnico e strategico, ma non si occupa ancora direttamente di comunicazione politica.
2016–2017 Si trasferisce a Roma e lavora come libero professionista per aziende e community politiche digitali. → Collabora con esponenti come Giovanni Donzelli (FdI), che lo introduce a Giorgia Meloni.
2018 Viene chiamato per curare la campagna elettorale di Giorgia Meloni. → Il partito è al 3%, ma Longobardi imposta una strategia social che lo fa decollare.
2019 Pubblica il libro Comunicazione politica nell’era digitale (Historica Edizioni). → Consolidamento come esperto di comunicazione politica.
2020–2022 Cura contenuti virali come il remix “Io sono Giorgia”, il video del Primo Maggio, e la rubrica “Appunti di Giorgia”.
2023–2025 È social media manager ufficiale della Presidenza del Consiglio e esperto senior dei social network a Palazzo Chigi. → Coordina una squadra di 4–7 persone, gestisce tutti i canali istituzionali, e ha supervisionato operazioni come #Melodi con Narendra Modi.
🏛️ Il salto istituzionale: da ribelle a ghostwriter di governo
Tommaso Longobardi ha compiuto una metamorfosi professionale che pochi avrebbero previsto — io stesso non lo avevo immaginato, eppure eccoci qui.
Niente cinque stelle, niente grilli o V per Vendetta. Longobardi è diventato il social media manager della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, curandone l’immagine, il tono, la viralità. È l’architetto dei contenuti che scandiscono il ritmo delle uscite ufficiali, dei video da milioni di views, delle caption calibrate al millisecondo.
Dietro lo slogan, c’è sempre una struttura. Dietro l’algoritmo, c’è sempre una strategia. E dietro Giorgia, c’è lui.
La sua pagina Facebook, un tempo palcoscenico delle denunce antisistema tanto che in copertina aveva metà faccia con la maschera di Guy Fawkes (V per Vendetta), è cambiata radicalmente. Ma l’esperienza, la tecnica, il tempismo sono rimasti — e sono stati messi al servizio del potere. Non è un tradimento, ma una prova di adattabilità. Longobardi non ha cambiato idea: ha semplicemente capito meglio dove e come convogliare le sue competenze.
E onestamente? Tanto di cappello. Se c’era un professionista capace di scalare in silenzio e poi dettare il tono istituzionale di una leader politica, era lui.
🎯 Conclusione: il professionista che ha capito il gioco
Quello che a molti sembrava un attivista ribelle si è rivelato un comunicatore di altissimo livello, capace di adattarsi, evolversi e dominare il linguaggio politico digitale. Avevo previsto che sarebbe diventato un nome importante (se hai letto la versione precedente di questo articolo lo ricorderai). Mi sbagliavo solo sul partito. Ma non sulla sua capacità.