Tommaso Longobardi: dalla tesi di laurea bruciata alla politica

Nel 2016, un post virale sulla chiusura temporanea di una pagina Facebook da 270 mila iscritti fece emergere un nome fino ad allora sconosciuto ai più: Tommaso Longobardi. Il tono era apocalittico — “Siamo in dittatura” — e il messaggio, amplificato da media e condivisioni, sembrava il grido di un attivista censurato, tanto che inizialmente avevo giudicato negativamente la persona. I suoi primi lavori erano ancora leggermente acerbi e, poi ho scoperto successivamente, diretti all'elettorato grillino. Ma dietro quel post, e in tutto il suo lavoro in generale, c’era comunque molto di più: una mossa di marketing perfetta, studiata per attirare attenzione, polarizzare il dibattito e posizionarsi nel panorama digitale. E questo l'avevo capito sin da subito.

🔥 Il gesto simbolico: bruciare la tesi per accendere il personaggio

Longobardi non era un improvvisato. Laureato in psicologia, con studi in scienze tecniche e sociali, aveva già dimostrato una spiccata intelligenza comunicativa. Il giorno della laurea, bruciò la sua tesi in segno di protesta contro “il sistema che mi ha tolto il futuro” — un gesto teatrale, ripreso dal blog di Beppe Grillo, che lo consacrò come figura simbolica della ribellione giovanile. Citazione non proprio "naturale": all'epoca Tommaso collaborava con la Casaleggio Associati.


Pagina facebook di Tommaso Longobardi come appariva nel 2016
Non credo sia necessario commentare questa immagine.

🧠 Il virale come strumento: tra populismo e precisione

La sua pagina Facebook era troppo rifinita per essere spontaneismo. I contenuti — pur semplificati e populisti — erano calibrati, studiati, ottimizzati. Longobardi non era un utente qualunque: era un professionista della comunicazione digitale, con esperienza in Casaleggio Associati e consulenze aziendali.

Il post sulla censura? Una mossa da manuale: vittimismo strategico, polarizzazione, viralità. E ha funzionato. Ha attirato l’attenzione, ha generato dibattito, ha costruito un personaggio.

🧭 Cronologia della carriera di Tommaso Longobardi

  • 2014–2016 Inizia a lavorare nel mondo della comunicazione digitale presso Casaleggio Associati, nello staff di Gianroberto Casaleggio. → Qui si forma sul piano tecnico e strategico, ma non si occupa ancora direttamente di comunicazione politica.

  • 2016–2017 Si trasferisce a Roma e lavora come libero professionista per aziende e community politiche digitali. → Collabora con esponenti come Giovanni Donzelli (FdI), che lo introduce a Giorgia Meloni.

  • 2018 Viene chiamato per curare la campagna elettorale di Giorgia Meloni. → Il partito è al 3%, ma Longobardi imposta una strategia social che lo fa decollare.

  • 2019 Pubblica il libro Comunicazione politica nell’era digitale (Historica Edizioni). → Consolidamento come esperto di comunicazione politica.

  • 2020–2022 Cura contenuti virali come il remix “Io sono Giorgia”, il video del Primo Maggio, e la rubrica “Appunti di Giorgia”.

  • 2023–2025 È social media manager ufficiale della Presidenza del Consiglio e esperto senior dei social network a Palazzo Chigi. → Coordina una squadra di 4–7 persone, gestisce tutti i canali istituzionali, e ha supervisionato operazioni come #Melodi con Narendra Modi.

Nel giro di meno di una decade, Longobardi è passato dal bruciare la tesi a dettare i tempi della comunicazione istituzionale italiana. Non è una coincidenza: è il frutto di metodo, competenza e comprensione profonda della macchina social

🏛️ Il salto istituzionale: da ribelle a ghostwriter di governo

Tommaso Longobardi ha compiuto una metamorfosi professionale che pochi avrebbero previsto — io stesso non lo avevo immaginato, eppure eccoci qui.

Niente cinque stelle, niente grilli o V per Vendetta. Longobardi è diventato il social media manager della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, curandone l’immagine, il tono, la viralità. È l’architetto dei contenuti che scandiscono il ritmo delle uscite ufficiali, dei video da milioni di views, delle caption calibrate al millisecondo.

Dietro lo slogan, c’è sempre una struttura. Dietro l’algoritmo, c’è sempre una strategia. E dietro Giorgia, c’è lui.

La sua pagina Facebook, un tempo palcoscenico delle denunce antisistema tanto che in copertina aveva metà faccia con la maschera di Guy Fawkes (V per Vendetta), è cambiata radicalmente. Ma l’esperienza, la tecnica, il tempismo sono rimasti — e sono stati messi al servizio del potere. Non è un tradimento, ma una prova di adattabilità. Longobardi non ha cambiato idea: ha semplicemente capito meglio dove e come convogliare le sue competenze.

E onestamente? Tanto di cappello. Se c’era un professionista capace di scalare in silenzio e poi dettare il tono istituzionale di una leader politica, era lui.

🎯 Conclusione: il professionista che ha capito il gioco

Quello che a molti sembrava un attivista ribelle si è rivelato un comunicatore di altissimo livello, capace di adattarsi, evolversi e dominare il linguaggio politico digitale. Avevo previsto che sarebbe diventato un nome importante (se hai letto la versione precedente di questo articolo lo ricorderai). Mi sbagliavo solo sul partito. Ma non sulla sua capacità.


La mia foto
Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.