Associazione animalista chiede soldi per un cane che non ha

Qualche tempo fa una ragazza che aveva ingenuamente creduto alle fregnacce degli "animalisti" mi domandò: "ma se non è vero che (la vivisezione) esiste, per cosa protestano? Stoc***o?" La risposta ovviamente era si, perché sappiamo bene che gli "animalisti" non sempre dicono la verità.
A mettere in luce questo fatto ci ha pensato un'animalista stessa.

Zorro, il cane del mistero

Tutto è cominciato quando una filiale di una grossa associazione animalista, di quelle nazionali e famose con tanto di album di figurine che la finanziano, e che ha creato lo "scandalo animalopoli", ha pubblicato la foto di un cane in condizioni pietose e triste come l'avessero bastonato.
La foto ovviamente serviva a impietosire il pubblico e convincerlo a sganciare la grana, con tanto di iban per i bonifici e versamenti alla posta.

Subito tantissime persone hanno donato per curare il cane, chiamato Zorro, e diverse persone hanno fatto richiesta di poterlo adottare.
Nessuna risposta. Hanno semplicemente dichiarato che il cane era stato adottato e chiuso frettolosamente la questione.

Una persona però si è posta delle domande, perché ha iniziato a notare che nella pagina dell'associazione animalista, mesi dopo la raccolta fondi, chi chiedeva informazioni su "Zorro" veniva bloccato all'istante.

L'inganno: Zorro non era stato adottato e non era nemmeno sotto le loro cure

Perché bloccare chi chiede informazioni? Un comportamento normale da parte di chi ha supportato con donazioni e vuole sapere come sta il cane.

Questo strano comportamento ha portato quella signora a indagare sulla faccenda, scoprendo che il cane in realtà stava a Macomer in un canile comunale che lo stava curando per una dermatite e che all'epoca della pubblicazione della fotografia con raccolta fondi era già stato tosato e pulito per bene e stava già sotto terapia.

Esatto: i geni hanno aperto una raccolta fondi per un cane che non solo non era nelle loro cure ma addirittura le cure erano già applicate e pagate dalla collettività, cioè il cittadino.

Ovviamente per mesi hanno continuato a chiedere soldi e donazioni per il povero cane al che la ragazza ha descritto la situazione in una nota su Facebook e ha posto delle domande:

"PERCHE' NON DIRE DOVE SI TROVA UN CANE MICROCHIPPATO A NOME DI UN COMUNE E NON A NOME ENPA NUORO?
PERCHE' NON DIRE A CHI VUOLE ADOTTARE QUEL CANE CHE POSSONO E DEVONO ANDARE A CHIEDERE AL COMUNE DI MACOMER , unico proprietario di quel cane e di tanti altri?
PERCHE' POSTARE FOTO NON RECENTI DI ANIMALI E DESCRIVERE LE SITUAZIONI IN MANIERA INGIUSTA E GRAVE?
PERCHE' CHIEDERE SOLDI PER UN CANE CHE E' SPESATO IN TOTO, CURE MEDICHE COMPRESE, DAL COMUNE?
PERCHE' IL COMUNE DI MACOMER PERMETTE (MA NON CREDO NE SIA A CONOSCENZA) CHE TERZI NEGHINO SENZA AVERNE DIRITTO LE ADOZIONI? QUEL CANE E’ SPESATO DAL COMUNE E QUINDI DAI CONTRIBUENTI, CIOE’ DALLE NOSTRE TASSE.
PERCHE' BLOCCATE TUTTE LE PERSONE CHE CHIEDONO INFORMAZIONI E CHIAREZZA?
PERCHE' NON POSTATE MAI ENTRATE ED USCITE DELL'ASSOCIAZIONE?
MA SOPRATUTTO: QUEL CANE HA PASSATO 10 ANNI IN CANILE, POTEVA ESSERE ADOTTATO UN MESE FA, CHE COSCIENZA AVETE AD AVERGLI NEGATO UN MESE DI VITA DA CANE LIBERO? SAPETE COSA VUOL DIRE UN MESE PER UN CANE ANZIANO?"

Scusate il caps, ho copiato così come era.
Ebbene si: Zorro, nonostante tutte le richieste di adozione avanzate, venne dichiarato "adottato" e semplicemente spostato all'altro capo della Sardegna, sempre in un canile. Morì in quel canile stesso, come la domanda "che coscienza avete ad avergli negato un mese di vita da cane libero?" dimostra.

I soldi della raccolta fondi non si sa bene come siano stati usati, hanno negato l'adozione e tenuto il cane nel canile comunale (che come ben sappiamo frutta fra gli 8 e i 15 euro al giorno, quindi aveva ragione la signora era completamente spesato da parte del comune).

Lo scandalo animalopoli:

Già accennato a inizio articolo, il caso di Zorro si inserisce nel ben più ampio spettro dello "scandalo Animalopoli". Il modus operandi era lo stesso di Zorro: si usano fotografie di cani malridotti e si usano per indire raccolte fondi. Anche se il cane ormai stava bene ed era ricoverato in canili comunali completamente spesati.

“Animalopoli” ha scosso profondamente il mondo dell’animalismo italiano, portando alla luce una gestione opaca dei fondi da parte di alcune sezioni dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali). L’inchiesta, avviata dalla Procura di Genova, ha rivelato che parte delle donazioni — raccolte per il benessere degli animali — sarebbero state utilizzate per spese personali e investimenti immobiliari, tra cui una casa sul Mar Rosso e soggiorni in hotel di lusso. A seguito delle pressioni del revisore dei conti Massimiliano Suprani, si sono verificati commissariamenti e dimissioni di figure chiave all’interno dell’ente, tra cui il tesoriere nazionale e presidenti di sezioni locali.

L’indagine ha portato alla ricostruzione di anni di movimenti bancari sospetti e ha aperto un dibattito sulla necessità di maggiore trasparenza nelle associazioni animaliste. Sebbene l’inchiesta abbia avuto un impatto significativo, non tutte le responsabilità sono state chiarite pubblicamente, e il caso ha lasciato dietro di sé una scia di sfiducia e domande ancora aperte.

Fonti e approfondimenti:

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Fabrizio Leone
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