Come dimostrarono la dannosità del tabacco
In passato che il tabacco potesse essere dannoso non era nemmeno concepibile, e lo scetticismo fu praticamente totale. Solo pochi medici si accorsero della cosa e iniziarono a fare ricerche a riguardo: ecco come dimostrarono la dannosità del tabacco.
Sin dall'arrivo degli europei nel Nord America questa pianta, il tabacco, divenne molto popolare e veniva fumata senza nessuna restrizione fisica o morale. Anche ai bambini era permesso fumare, questo perché nessuno sospettava anche solo lontanamente che fosse dannoso. Tutti fumavano, praticamente nessuno escluso.
A rendere possibile questo scenario furono le aziende del settore stesso, che durante gli anni ruggenti di Hollywood avevano ingaggiato gli attori perché fumassero con fare aristocratico durante le riprese dei film, questo per sdoganare la sigaretta come qualcosa di classe, di raffinato, da uomini e donne di spessore, aumentando così il loro mercato.
Grazie a campagne pubblicitarie fuorvianti (come quelle "i dottori preferiscono tale marca" mostrata qui sotto mentre viene strumentalizzata da ciarlatani antiscienza: dato mistificato da quella azienda stessa regalando un pacchetto o una stecca delle loro sigarette ad ogni medico presente ad un grande convegno, facendoli accogliere all'uscita da un sondaggio che gli domandava che marca di sigarette avessero in tasca...) convinsero praticamente ogni essere umano esistente a fumare.
Anche grazie alle sigarette economiche: nel 1910 circa iniziò la produzione di massa di sigarette grazie all'industria, e quello che era un vezzo della sola classe ricca o benestante divenne alla portata di praticamente tutti. Tutti fumavano, come dicevo prima.
In concomitanza alla crescita dei fumatori però crebbero tantissimo i casi di tumore al polmone, e questo aumento improvviso e inspiegabile (all'epoca) fece si che alcuni medici e studiosi si interessarono alla faccenda, fra cui ci fu il dottor Isaac Andler che nel 1912 sostenne con forza che il cancro al polmone era collegato al fumo di sigaretta, rimanendo per lo più inascoltato.
La tendenza continuò a salire fino al 1940, quando divenne un fenomeno veramente tanto massiccio da aver portato i casi di tumore al polmone ad un picco clamoroso.
Prima della crescita del fenomeno del tabagismo infatti il cancro al polmone era una malattia rarissima, tanto che molti medici non la vedevano nell'intero corso della loro carriera!
Questa crescita esponenziale allarmò i medici e i ricercatori spronandoli a trovare la causa di questa ecatombe e condurre ricerche a riguardo, e molti medici avevano già fatto il collegamento con il tabacco: cosa cambiò radicalmente nella società coincidendo con l'aumento dei tumori? La quantità di persone che fumavano, e anche la quantità di sigarette consumate ogni giorno.
Nel 1950 uno studio clinico condotto dal dottor Richard Doll dimostrò chiaro e tondo che il fumo di sigaretta era cancerogeno.
Quattro anni dopo venne pubblicato uno studio che raggruppava il lavoro di 40 mila medici che nel corso di 20 anni avevano studiato i casi di cancro al polmone, e questo confermò quanto affermato dal dottor Doll.
Questi primi studi erano stati accolti con molto scetticismo, tanto che molta gente non li aveva nemmeno presi in considerazione e ci rideva sopra domandandosi "come è possibile?".
Il colpo di grazia alla diffusione del tabagismo lo diede il Surgeon General of the United States (che se non ho capito male è una sorta di ministro della sanità statunitense) pubblicando lo "Smoke and Health: report of the advisory commitee to the surgeon general of the United States" che dimostrò per l'ennesima volta il collegamento fra fumo e tumore al polmone, ma anche alla bronchite cronica, malattie cardiache ecc ecc. Lo studio venne pubblicato nel 1964 e convinse milioni di persone a smettere di fumare, l'abolizione della pubblicità per i prodotti contenenti tabacco e l'applicazione di etichette di avviso sui pacchetti di sigarette.
La cosa continua anche ai nostri giorni, con restrizioni sempre più incalzanti sul fumo (alcuni volevano vietare il fumo per strada) e scritte sempre più grandi riguardo il rischio che si corre nel fumare.
Purtroppo ancora oggi c'è chi vede il fumare come qualcosa "di classe" o che "fa figo", problema che colpisce principalmente i ragazzini introducendoli al tabagismo, spesso a vita (breve ma a vita), come se le campagne pubblicitarie dei primi del '900 fossero ancora attuali. Una moda molto dura a morire.
Sin dall'arrivo degli europei nel Nord America questa pianta, il tabacco, divenne molto popolare e veniva fumata senza nessuna restrizione fisica o morale. Anche ai bambini era permesso fumare, questo perché nessuno sospettava anche solo lontanamente che fosse dannoso. Tutti fumavano, praticamente nessuno escluso.
A rendere possibile questo scenario furono le aziende del settore stesso, che durante gli anni ruggenti di Hollywood avevano ingaggiato gli attori perché fumassero con fare aristocratico durante le riprese dei film, questo per sdoganare la sigaretta come qualcosa di classe, di raffinato, da uomini e donne di spessore, aumentando così il loro mercato.
Grazie a campagne pubblicitarie fuorvianti (come quelle "i dottori preferiscono tale marca" mostrata qui sotto mentre viene strumentalizzata da ciarlatani antiscienza: dato mistificato da quella azienda stessa regalando un pacchetto o una stecca delle loro sigarette ad ogni medico presente ad un grande convegno, facendoli accogliere all'uscita da un sondaggio che gli domandava che marca di sigarette avessero in tasca...) convinsero praticamente ogni essere umano esistente a fumare.
Anche grazie alle sigarette economiche: nel 1910 circa iniziò la produzione di massa di sigarette grazie all'industria, e quello che era un vezzo della sola classe ricca o benestante divenne alla portata di praticamente tutti. Tutti fumavano, come dicevo prima.
In concomitanza alla crescita dei fumatori però crebbero tantissimo i casi di tumore al polmone, e questo aumento improvviso e inspiegabile (all'epoca) fece si che alcuni medici e studiosi si interessarono alla faccenda, fra cui ci fu il dottor Isaac Andler che nel 1912 sostenne con forza che il cancro al polmone era collegato al fumo di sigaretta, rimanendo per lo più inascoltato.
La tendenza continuò a salire fino al 1940, quando divenne un fenomeno veramente tanto massiccio da aver portato i casi di tumore al polmone ad un picco clamoroso.
Prima della crescita del fenomeno del tabagismo infatti il cancro al polmone era una malattia rarissima, tanto che molti medici non la vedevano nell'intero corso della loro carriera!
Questa crescita esponenziale allarmò i medici e i ricercatori spronandoli a trovare la causa di questa ecatombe e condurre ricerche a riguardo, e molti medici avevano già fatto il collegamento con il tabacco: cosa cambiò radicalmente nella società coincidendo con l'aumento dei tumori? La quantità di persone che fumavano, e anche la quantità di sigarette consumate ogni giorno.
Nel 1950 uno studio clinico condotto dal dottor Richard Doll dimostrò chiaro e tondo che il fumo di sigaretta era cancerogeno.
Quattro anni dopo venne pubblicato uno studio che raggruppava il lavoro di 40 mila medici che nel corso di 20 anni avevano studiato i casi di cancro al polmone, e questo confermò quanto affermato dal dottor Doll.
Questi primi studi erano stati accolti con molto scetticismo, tanto che molta gente non li aveva nemmeno presi in considerazione e ci rideva sopra domandandosi "come è possibile?".
Il colpo di grazia alla diffusione del tabagismo lo diede il Surgeon General of the United States (che se non ho capito male è una sorta di ministro della sanità statunitense) pubblicando lo "Smoke and Health: report of the advisory commitee to the surgeon general of the United States" che dimostrò per l'ennesima volta il collegamento fra fumo e tumore al polmone, ma anche alla bronchite cronica, malattie cardiache ecc ecc. Lo studio venne pubblicato nel 1964 e convinse milioni di persone a smettere di fumare, l'abolizione della pubblicità per i prodotti contenenti tabacco e l'applicazione di etichette di avviso sui pacchetti di sigarette.
La cosa continua anche ai nostri giorni, con restrizioni sempre più incalzanti sul fumo (alcuni volevano vietare il fumo per strada) e scritte sempre più grandi riguardo il rischio che si corre nel fumare.
Purtroppo ancora oggi c'è chi vede il fumare come qualcosa "di classe" o che "fa figo", problema che colpisce principalmente i ragazzini introducendoli al tabagismo, spesso a vita (breve ma a vita), come se le campagne pubblicitarie dei primi del '900 fossero ancora attuali. Una moda molto dura a morire.
[parte uno]
RispondiEliminaÈ più o meno quanto accaduto al DDT, con l'emblematica figura di Rachel Carson.
Per più di quarant'anni è stato utilizzato per gli scopi più svariati, dal controllo dei parassiti in ambito agricolo alla bonifica delle paludi e perfino al debellamento dei pidocchi (spruzzato direttamente in testa ai bimbi). Essendo poco o nulla tossico nei confronti degli animali a sangue caldo (parliamo di tossicità acuta - l'unica cosa che all'epoca si comprendeva), si credeva di aver trovato la gallina dalle uova d'oro. Per certi versi lo è stata, se oggi l'Italia non è un paese paludoso e malarico lo si deve anche al grande aiuto dato dal DDT. Per decenni è stato l'insetticida per eccellenza (ovviamente non si capiva una cippa di ecotossicità o distruzione dell'entomofauna utile) tanto che le multinazionali che lo producevano e vendevano navigavano letteralmente nell'oro.
Poi arrivarono gli anni sessanta, e da qui le osservazioni di una donna (che di mestiere non faceva l'ecotossicologo - figura che all'epoca nemmeno esisteva - né l'agronomo, ma tutt'altro) che la spinsero a scrivere il famosissimo manifesto ecologista "Primavera silenziosa".
All'inizio la Carson fu ostracizzata dalle stesse multinazionali, che la fecero passare per una pazza squilibrata. Eppure da quel timido tentativo ricercatori agronomi e biologi iniziarono a tirar fuori tutte le loro ricerche in proposito sul DDT. Nacquero i concetti di "ecotossico", "tossicità cronica" e "bioaccumulo". Non ci fu multinazionale che potesse reggere i resoconti scientifici redatti da figure di rilievo (cioè che, a differenza della Carson, erano "del mestiere"). E da lì, dopo il bando del DDT, una sequenza di leggi, ricerche, nuovi orizzonti lavorativi (nacque la figura dell'ecotossicologo).
Basti pensare che oggi la molecola di un agrofarmaco deve passare attraverso anni di test per provare in maniera inconfutabile che tal prodotto è:
- rispettoso dell'ambiente;
- rispettoso dell'entomofauna utile;
- non si bioaccumula nei tessuti degli esseri viventi;
- facilmente degradabile da fattori biotici e abiotici, e che i prodotti della degradazione non sono tossici;
- non tossico per vertebrati o animali a sangue caldo;
- non teratogeno o cancerogeno a lungo termine;
- alle dosi raccomandate, non provoca tossicità acuta o cronica nei confronti degli esseri umani.
[parte due]
RispondiEliminaSe anche uno solo di questi punti viene invalidato, la molecola viene scartata.
Insomma, grandi evoluzioni che ci tranquillizzano quando andiamo a mangiare un piatto di pasta o una ciotola di insalata.
Eppure, oggi come non mai c'è il boom di prodotti "eco" "bio" "ogmfree" e tutta questa roba qua. Perché, se la situazione è DECISAMENTE più sicura rispetto a quaranta, cinquant'anni fa?
Il motivo è da ricercare nella chemofobia popolare dovuta ad esempi come quello del DDT. Nonostante l'opera di Carson sia stata uno stimolo per ciò che è oggi l'industria tutta degli agrofarmaci, gli ambienta-animal-veganisti sono rimasti ancora a quarant'anni fa e considerano "bibbia" Primavera silenziosa. Ok, va bene leggerla per documentarsi, ma cavolo! È riferita ad eventi accaduti CINQUANT'ANNI FA! È come se, per basarci sugli standard delle automobili oggi, pensassimo alla vecchia 500 Bianchina! Voi andate ancora in giro con quel tipo di macchina?
Insomma, ha fatto il suo dovere all'epoca, e oggi lo sappiamo. Ma ostracizzare (stavolta al contrario) le multinazionali degli agrofarmaci (Bayer e Monsanto in primis - ma solo perché non conoscono la Syngenta) e demonizzarle prendendo a esempio eventi di mezzo secolo fa è da idioti totali!
A un minimo passo falso queste "lobby" pagano milioni di dollari di multe. Sarebbe quanto più controproducente!
Ed è inutile che dite "eh, ma stanno facendo lo stesso con gli OGM cattivOni!!111!!centoundici! Che ne sappiamo kosa fanno?" perché è evidente che non sapete di cosa state parlando. Quando troverete una correlazione sensata tra un AGROFARMACO e un ORGANISMO VIVENTE INGEGNERIZZATO allora potrete farvi sentire. -___-
Madò, scusate se mi sono dilungata, ma mi sta salendo il fascinazismo. :(
Molto interessante, grazie!
EliminaAggiungo solo una cosa che val la pena ricordare: "bio" non significa affatto coltivato senza uso di prodotti chimici, basta una ricercare con google prodotti approvati in agricoltura bio per trovare decine di concimi, insetticidi e anticrittogamici bio
RispondiEliminaOvviamente, l'importante è che non vengano usati entro due settimane dalla raccolta (se non ricordo male).
EliminaE in ogni caso usano rame e zolfo a volontà, visto che sono naturali e non sintetizzati.
Sì, questo accadeva prima che fossero stilati i disciplinari anche per il biologico. Basti pensare che il rame è fortemente ecotossico (a differenza dello zolfo) e che possono essere usati solo 30 Kg di principio attivo per 5 anni (o 6 Kg/anno). Visto che è uno dei pochi prodotti utilizzabili nel biologico in passato se ne è fatto un uso smodatissimo, con conseguenze prevedibili (nell'agricoltura tradizionale si sostituisce il rame con prodotti di sintesi decisamente meno tossici). Insomma, i cari biofanatici hanno appestato i terreni del mondo con il rame, sterilizzandoli. E meno male che loro ci tenevano all'ambiente! -_-
EliminaComunque sì, buona parte dei produttori di ortaggi "bio" utilizza il giochetto dei tempi di carenza per spacciare prodotti trattati normalmente per bio, con guadagni non indifferenti.
Seriamente, ma con tutti i patogeni che ci sono, e visto che gli ortaggi sono grandi, succulenti e dolci - facili e appetitose prede - i biofissati credono davvero che si mantengano lisci, puliti e immacolati spruzzandoci sopra un po' di bicarbonato?
Bah.