La strage di Itri del 1911

Nei nostri tempi si assiste a molte commemorazioni di stragi, per non dimenticare.
In Italia le commemorazioni che fanno più parlare sono la shoah e le foibe. Per non dimenticare.
E io non dimentico la strage di Itri del 1911 di cui non parla praticamente nessuno.
E' il 1911, in quel periodo si stava costruendo la ferrovia Roma-Napoli.
In quei cantieri lavoravano centinaia di sardi, che sfuggiti dalla miseria si erano inizialmente  accontentati di un salario più basso ed erano inoltre dei grandi lavoratori.

Ma iniziarono ben presto i problemi: l'azienda che sta costruendo la ferrovia è in mano alla camorra e pretende il pizzo dai lavoratori. Compresi gli operai sardi. I sardi però iniziarono a protestare contro il pizzo ed il salario ribassato in confronto a quello degli altri lavoratori.

I camorristi, vigliacchi e infami, cercarono di rafforzarsi fomentando la popolazione locale.
Ci volle poco, perché la gente del posto era estremamente razzista e mal digeriva la presenza dei sardi nel paese. All'epoca infatti i sardi erano dipinti in maniera oscena "razza inferiore e delinquente per natura".

Così un giorno un itrano ebbe uno screzio con un gruppo di operai sardi e finì in rissa.
I carabinieri accorsi sul posto arrestarono Giovanni Cuccuru, operaio sardo, senza arrestare nessuno della "controparte". Nonostante le proteste degli altri operai sardi Cuccuru venne incarcerato.

Così i sardi si rivolsero ad un avvocato che chiese un incontro pubblico, negato dal sindaco.
Nella piazza del paese si riversarono itrani e sardi che litigavano, fino a quando arrivarono il sindaco accompagnato da alcuni assessori, carabinieri, guardie campestri e operai itrani armati di fucili e pistole, che al grido "fuori i sardegnoli" aprirono il fuoco e accoltellarono i sardi. Che cercarono di scappare dal massacro come meglio poterono.

La persecuzione durò fino alla notte in cui ci furono diversi feriti e dispersi. I sopravvissuti scrissero una lettera al procuratore del Re di Cassino descrivendo i fatti e chiedendo tutela da parte dello stato.
Che non arrivò.
La mattina successiva gli itrani ammassarono armi e munizioni nella piazza e in un bar: cafè Unione.
Così nel pomeriggio gli itrani scesero in strada in una vera e propria caccia all'uomo: chiunque non fosse itrano o un volto conosciuto veniva linciato o ucciso. Vennero bersagliate anche le famiglie degli operai sardi. Nessuno veniva risparmiato.
Quasi uccisero un giornalista che incontrarono per strada.

Uno degli obiettivi era quello di trovare gli avvocati che si stavano muovendo per garantire ai sardi maggiori diritti tramite la formazione di un sindacato. Formazione firmata anche da Gennaro Gramsci, fratello maggiore di Antonio Gramsci.

Le autorità in tutto questo si limitarono ad arrestare a vista i sardi.
Il prefetto decise di rimpatriare i sardi rimandandoli tutti in Sardegna, dove non avevano lavoro.
Il governo fece arrestare circa 60 itrani, ma vennero tutti ASSOLTI.
Sono rimasti IMPUNITI.

Il numero di vittime sarde è imprecisato perché gli itrani fecero sparire corpi e feriti, che vennero torturati.
Ancora oggi la gente sostiene che i sardi se la sono cercata. Immagino quanto siano onesti questi "signori" che danno ragione alla camorra.

Ma dopo tutto questo casino, dopo questo spargimento di sangue, la camorra NON HA VISTO UNA LIRA dai fieri lavoratori sardi.
Loro invece hanno fatto la figura dei vigliacchi e dei corrotti, insieme a tutta la popolazione locale e addirittura le istituzioni: uno schifo indescrivibile.