Quando la "Forza" incontra il predatory publishing

Introduzione: La Forza e il paradosso della ricerca

Chi conosce la saga di Star Wars sa che i midi-chlorians sono un espediente narrativo volto a dare una spiegazione “scientifica” alla Forza. Ma cosa accade quando questa idea viene trascinata nel mondo della ricerca? Sembra che non solo Obi-Wan “usasse la forza”, ma che addirittura ben quattro riviste scientifiche – in pratica, pubblicazioni a pagamento con una revisione paritaria discutibile – abbiano accettato un paper che analizzava in modo parodistico i microbi della Forza e il ciclo “Kyloren” a firma del fittizio “Dr. Lucas McGeorge”

Il finto studio del "Dr. Lucas McGeorge": già una burla da Star Wars

Nel 2017 un esperimento ideato dal divulgatore e neuroscienziato noto come Neuroskeptic ha sottoposto un paper palesemente assurdo a diverse riviste scientifiche sospettate di essere predatory.

  • Il contenuto: Il paper, firmato da “Dr. Lucas McGeorge” e dalla sua assistente “Annette Kin”, sosteneva di analizzare i midi-chlorians e la loro presunta importanza nel ciclo Kyloren – chiaramente un richiamo volutamente ironico all’universo di Star Wars.

  • La risposta dei giornali: Quattro riviste su nove, tutte a pagamento e con un processo di revisione estremamente superficiale (alcune delle quali non richiedevano nemmeno un controllo approfondito), hanno accettato e pubblicato questo paper.

  • L’obiettivo: L’esperimento mirava a dimostrare come, nel panorama del predatory publishing, il pagamento possa avere la precedenza su un’adeguata revisione scientifica, predisponendo così il terreno per la pubblicazione di contenuti privi di rigore.



Le riviste predatory: quando il denaro prevale sulla qualità

La vicenda mette in luce una problematica ben nota nel mondo dell’open access:

  • Modello a pagamento: Molte di queste riviste promettono una revisione “peer review” formale, ma in realtà accettano quasi qualsiasi submission (alcune richieste possono arrivare fino a circa 700 euro per paper) e, così, si creano le condizioni per la pubblicazione di studi pseudoscientifici o ideologicamente distorti.

  • Esempi concreti:

    • Una rivista indiana, MedCrave, è già stata oggetto di critiche in passato per aver pubblicato articoli dal contenuto estremamente discutibile – come un lavoro sulle nanoparticelle di alluminio nei vaccini, argomento da tempo smentito da numerosi studi.

    • Anche altri paper che alimentano teorie pseudoscientifiche (ad esempio, riguardanti l’autismo, le scie chimiche o idee alarmistiche di ogni genere) provengono spesso proprio da queste fonti, il che dovrebbe sempre far sorgere dei dubbi sulla veridicità e la metodologia adottata.

Questi episodi dimostrano come, anche se i tradizionali standard di peer review abbiano la loro importanza nei contesti accademici più rigorosi, esista un lato oscuro dove il ritorno economico e il bias ideologico prevalgono sull’integrità scientifica.

Il ruolo di BUTAC e le blacklist delle riviste predatorie

Il gruppo BUTAC, noto per le sue critiche sul fenomeno del predatory publishing, aveva messo a punto una sorta di blacklist delle riviste poco affidabili. Purtroppo, a causa di pressioni legali e minacce di querele, tale lista è stata ritirata, limitando la trasparenza sul fenomeno e lasciando spazio a ulteriori abusi nel sistema di pubblicazione.

Conclusioni: il valore della vera revisione paritaria

Il caso del finto studio sui midi-chlorians non è solo una burla; è un esperimento polemico che mette in luce come, nell’era dell’open access, la qualità della peer review possa variare drasticamente da una rivista all’altra.

  • Invito critico: Quando si leggono studi che sostengono teorie pseudoscientifiche – dalle implicazioni sui vaccini, fino a quelle targate cospirazioni varie – è fondamentale verificarne la fonte e il processo di revisione a cui sono stati sottoposti.

  • Perché è importante: Solo un processo di revisione rigoroso e trasparente garantisce il progresso della conoscenza e protegge il lettore dalla diffusione di affermazioni ideologicamente caricate e prive di validità scientifica.

Se il fenomeno delle riviste predatory continua a destare preoccupazioni, è altrettanto importante che la comunità scientifica ed editoriale lavori per rafforzare gli standard di pubblicazione, in modo da mantenere intatta la credibilità della ricerca.

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BUTAC

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