Dai servizi televisivi alla contraddizione pubblica
Stoppa è stato protagonista di numerosi servizi televisivi in cui ha denunciato, spesso con toni sensazionalistici, l’uso di animali nei laboratori di ricerca. In particolare, nel 2015, un suo servizio sulla neurofisiologia all’Università La Sapienza di Roma ha suscitato forti reazioni da parte della comunità scientifica, che ha contestato l’uso di fonti anonime, immagini decontestualizzate e affermazioni errate.
Nonostante ciò, in tempi recenti, Stoppa ha pubblicamente dichiarato il proprio sostegno alla ricerca sulla fibrosi cistica, posando con un cartello a favore della causa. Un gesto che ha sollevato perplessità tra coloro che ricordano il suo passato mediatico, accusandolo di incoerenza e opportunismo comunicativo.
Un elenco (parziale) dei danni mediatici
Ecco alcuni dei principali episodi contestati:
Servizi su “vivisezione”: uso improprio del termine, interviste a soggetti non qualificati e omissione di dati scientifici.
Attribuzione indebita di meriti: in un caso, Stoppa ha presentato come proprie immagini realizzate da Pro-Test Italia, associazione a favore della ricerca, senza citarne la fonte.
Diffusione di stereotipi: i servizi hanno spesso alimentato l’idea che la sperimentazione animale sia crudele e inutile, ignorando il quadro normativo europeo e i risultati ottenuti nella lotta contro malattie gravi.
Legittimazione indiretta dell’animalismo estremo: pur non promuovendo direttamente azioni violente, la narrazione proposta ha contribuito a rafforzare il consenso verso posizioni radicali, senza mai prendere le distanze da episodi di sabotaggio o aggressione ai danni di laboratori e ricercatori.
Quando la narrazione mediatica amplifica l’estremismo
Nel corso degli anni, quella narrazione parziale ha finito per rafforzare posizioni animaliste radicali e campagne contro i laboratori di ricerca. Stoppa non ha mai promosso direttamente azioni violente, ma ha dato legittimità — anche se indiretta — a realtà che negli anni sono state coinvolte in:
Danneggiamenti alle sedi di ricerca;
Furti di animali da laboratorio, poi abbandonati o custoditi in condizioni precarie;
Campagne diffamatorie contro università, istituti pubblici e organizzazioni come Telethon o AIRC.
Le conseguenze di questi attacchi, raramente condannati pubblicamente, si sono tradotte in centinaia di migliaia di euro di danni e in rallentamenti significativi alle attività di ricerca.
Un gesto tardivo e privo di autocritica
Il recente tentativo di Stoppa di mostrarsi vicino alla ricerca contro le malattie rare è stato accolto con scetticismo. Le associazioni di pazienti e i ricercatori coinvolti nella sperimentazione su modelli animali, base indispensabile per i trial clinici, si sono chiesti quale valore possa avere un gesto pubblico senza una chiara presa di responsabilità per gli errori del passato.
Molti osservano come non vi sia mai stata da parte sua una presa di distanza dalle azioni estremiste né una rettifica sui dati errati diffusi in televisione. E mentre oggi è facile salire sul carro della solidarietà a favore della scienza, la credibilità si costruisce anche ammettendo di aver sbagliato.
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Ultimo aggiornamento: Giugno 2025