Il caso Blue Cat Café: quando l’attivismo sociale diventa persecuzione

Nel cuore di East Austin, un quartiere in rapida trasformazione, il Blue Cat Café era nato con un intento nobile: offrire un rifugio a gatti randagi e creare uno spazio accogliente per gli amanti degli animali. Ma nel giro di pochi mesi, il locale si è ritrovato al centro di una tempesta mediatica e sociale che ne ha decretato la fine.

Dall’adozione felina alla gogna pubblica

Il café era nato con intenti nobili: ospitava oltre 200 gatti randagi che erano disponibili all'adozione, in collaborazione con associazioni locali come la Humane Society. I clienti potevano rilassarsi sorseggiando un caffè mentre accarezzavano i mici, in un ambiente pensato per favorire il benessere animale e umano. Un’idea innovativa, che ha attirato l’attenzione della comunità — ma anche l’ira di alcuni attivisti.


Attivismo degenerato

La miccia: la chiusura di Jumpolin

Il locale era sorto in un edificio precedentemente occupato da Jumpolin, un negozio di piñate gestito da una famiglia messicana. I proprietari dell'edificio avevano improvvisamente rescisso il contratto di affitto imponendo di fatto la chiusura del negozio, avvenuta nel 2015, fatto che aveva già sollevato polemiche. Quando il Blue Cat Café aprì nello stesso spazio, fu percepito da alcuni come simbolo della gentrificazione forzata e della cancellazione culturale. Ma la proprietaria del cafè non aveva niente a che fare con la chiusura forzata dell'attività precedente, aveva solamente affittato un locale che era al momento vacante e di cui non sapeva nulla fino a quel momento. Ma la furia degli "attivisti" non volle conoscere ragioni.

Proteste, minacce e vandalismi

Nel giro di poco tempo, i proprietari — in particolare la fondatrice Rebecca Gray — furono bersaglio di una campagna d’odio:

  • Minacce di morte e molestie online che comprendono l'invio di fotografie di gatti e maiali morti.

  • Telefonate intimidatorie

  • Serrature bloccate con colla, lasciando i gatti intrappolati all’interno

  • Proteste con megafoni davanti al locale

Il tutto in nome della “giustizia sociale”, ma con modalità che hanno messo a rischio animali innocenti e la salute mentale dei gestori.

Una raccolta fondi non basta a salvare il progetto

Nonostante una campagna di crowdfunding lanciata per riparare i danni e rafforzare la sicurezza del locale, il clima di tensione e le continue intimidazioni hanno reso impossibile la prosecuzione dell’attività. Il Blue Cat Café ha chiuso definitivamente nel 2019, lasciando dietro di sé una scia di amarezza e interrogativi.

Gentrificazione e attivismo: un equilibrio difficile

Il caso del Blue Cat Café è diventato un esempio di come l’attivismo ignorante possa degenerare in attacchi contro attività locali che operano nella legalità e con finalità sociali. La gentrificazione è un fenomeno complesso, che merita analisi e soluzioni strutturali — non crociate personali contro piccoli imprenditori.

Perché continuare a parlarne oggi?

Nel 2025, questi temi sono ancora più attuali. Le città continuano a cambiare volto, e le tensioni tra sviluppo urbano e identità culturale sono all’ordine del giorno. Raccontare storie come quella del Blue Cat Café significa contribuire a un dibattito più maturo, che sappia distinguere tra attivismo costruttivo e intolleranza mascherata da giustizia.

Il sito del café ormai chiuso


Ultimo aggiornamento: Giugno 2025