Che Bello Figo sia un provocatore geniale è fuori discussione. Il suo stile musicale può non piacere — personalmente lo trovo insopportabile — ma è innegabile che i suoi testi siano costruiti con una dose di ironia e sarcasmo che colpisce nel segno. Da “Stasera scopo” a “Io non pago affitto”, ha saputo usare il linguaggio del rap per mettere alla berlina i pregiudizi e le contraddizioni della società italiana.
Con il brano Referendum Costituzionale, pubblicato nel 2016 in piena campagna per il voto sulla riforma Renzi, Bello Figo ha alzato ulteriormente l’asticella. Il video, volutamente trash e satirico, ha scatenato reazioni furibonde da parte di alcuni ambienti politici e mediatici, che lo hanno interpretato come un attacco diretto alla “serietà” del dibattito pubblico.La canzone e la reazione indignata
Nel brano, il rapper dichiara di voler votare “Sì” al referendum perché “Renzi ci dà la figa bianca” — una frase volutamente assurda, che ricalca gli stereotipi più beceri sull’immigrazione e l’integrazione. Il tono è evidentemente ironico, ma ciò non ha impedito a molti di prenderlo sul serio.
Alcuni titoli indignati hanno rilanciato la notizia con toni allarmistici: “Rapper ganese: votiamo sì perché Renzi ci dà la figa bianca. L’antisessista Boldrini non dice nulla?”. Il riferimento a Laura Boldrini, allora presidente della Camera, è stato usato per alimentare polemiche su presunti doppi standard nel femminismo e nella politica dell’accoglienza.
Satira fraintesa e razzismo strisciante
Il problema non è solo il fraintendimento della satira, ma l’uso strumentale dell’identità di Bello Figo per attaccare l’intera comunità migrante. Il fatto che sia nero ha portato alcuni a insinuare che fosse un clandestino, arrivato “col gommone”, ignorando che è cittadino italiano, residente da anni, e che per votare servono cittadinanza, tessera elettorale e documento d’identità.
La domanda “Perché ai migranti è permesso votare?” rivela una profonda ignoranza sul funzionamento della democrazia e sui diritti civili. Ma soprattutto, mostra quanto sia facile per alcuni confondere un videoclip satirico con un manifesto politico reale.
Il potere della provocazione
Bello Figo ha colpito nel segno proprio perché ha usato l’assurdo per smascherare l’assurdità. Ha messo in scena tutti i luoghi comuni sull’immigrazione — alberghi a 5 stelle, soldi pubblici, donne bianche, voto al PD — e li ha restituiti al mittente ancora più grotteschi con una risata. Ma come spesso accade, chi è già arrabbiato non coglie l’ironia, e finisce per confermare esattamente ciò che il brano voleva denunciare.