Femminicidio, maschicidio e giustizia selettiva: la legge è davvero uguale per tutti?

⚖️ La legge è davvero uguale per tutti? Quando l’equilibrio si spezza

In teoria, la legge dovrebbe essere uguale per tutti. In pratica, non sempre lo è. E non solo per la classica contrapposizione “ricchi contro poveri” o “potenti contro cittadini qualunque”. Esistono asimmetrie più sottili, ma altrettanto gravi, che si manifestano anche sul piano del genere. E quando si parla di giustizia penale, le differenze di trattamento tra uomini e donne diventano evidenti.

📊 Uomini e donne davanti alla giustizia: i numeri parlano chiaro

Negli Stati Uniti, secondo uno studio della United States Sentencing Commission, gli uomini hanno circa il 75% di probabilità in più di essere condannati rispetto alle donne per lo stesso reato, e ricevono pene mediamente doppie. Questo fenomeno evidenzia una chiara asimmetria giudiziaria tra uomini e donne, che non può essere ignorata nel dibattito sull’equità del sistema penale.

Anche in Italia, pur con dati meno espliciti, emergono segnali simili. Secondo le statistiche sugli omicidi in Italia pubblicate dall’ISTAT, nel 2023 si sono registrati 334 omicidi: 217 vittime erano uomini, 117 donne. Di queste ultime, 64 sono state uccise dal partner o ex partner. Ma quando è una donna a uccidere un uomo, la copertura mediatica è spesso marginale, e le reazioni pubbliche quasi assenti. Nessuna marcia, nessun dibattito parlamentare, nessuna indignazione collettiva.

Questa disparità di attenzione e trattamento solleva interrogativi legittimi: la giustizia è davvero imparziale? O esiste una narrativa selettiva che amplifica solo una parte della realtà?


Scena del film Monster che racconta la storia della serial killer donna Aileen Wuornos

🧨 Femminicidio reato autonomo: cosa prevede la legge 2025 e perché fa discutere

Nel marzo 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che introduce il femminicidio come reato autonomo nel codice penale italiano. La nuova norma, fortemente voluta dal governo, prevede l’ergastolo per chiunque cagioni la morte di una donna “per motivi di odio, discriminazione di genere o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti e della sua personalità”. Si tratta di un intervento normativo che rientra nel quadro della Convenzione di Istanbul e delle direttive europee sulla violenza di genere.

Oltre alla nuova fattispecie penale, la legge femminicidio 2025 introduce aggravanti specifiche per reati già previsti dal Codice Rosso, come maltrattamenti, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Le pene possono essere aumentate fino a due terzi in base alla gravità del reato e alle circostanze.

Ma qui nasce una questione delicata: se l’omicidio di una donna può essere aggravato dal movente di genere, perché non vale lo stesso quando la vittima è un uomo? Perché non esiste un “maschicidio” come aggravante, se il principio dichiarato è la tutela della persona in quanto tale? La legge, così formulata, rischia di introdurre un’asimmetria giuridica che contrasta con l’articolo 3 della Costituzione, secondo cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso.

🧪 Quando la narrazione diventa selettiva

Quando una donna viene uccisa dal partner, la notizia occupa le prime pagine, si organizzano marce, si invocano nuove leggi. Ed è giusto che sia così: ogni vita spezzata merita attenzione. Ma quando accade il contrario — quando è una donna a uccidere un uomo — la copertura mediatica è spesso minima, e l’indignazione pubblica praticamente assente.

Nel 2024, secondo il Ministero dell’Interno, ci sono stati 314 omicidi in Italia: 111 vittime donne e 203 uomini. Eppure, solo una parte di questi numeri viene amplificata dai media. Questo squilibrio nella narrazione contribuisce a rafforzare l’idea che la violenza domestica sia un fenomeno unidirezionale, quando in realtà è più complesso.

Un report del Centro Antiviolenza “Oltre il Genere” ha registrato 143 uomini vittime di violenza domestica nel solo 2023, con episodi di violenza fisica e psicologica da parte di partner donne. Eppure, questi dati faticano a trovare spazio nel dibattito pubblico.

La disparità mediatica sugli omicidi di coppia non è solo una questione di visibilità: è una distorsione che influisce sulla percezione sociale e, in alcuni casi, anche sulle politiche pubbliche. Se davvero vogliamo affrontare la violenza domestica in modo serio, dobbiamo riconoscere che anche gli uomini possono esserne vittime — e che ogni caso merita attenzione, indipendentemente dal genere.

⚖️ Giustizia selettiva: casi che fanno discutere

In alcuni casi giudiziari, donne che hanno ucciso il partner sono state assolte o rilasciate con motivazioni che, a ruoli invertiti, avrebbero probabilmente portato a una condanna. Una donna che ha accoltellato il marito 20 volte è stata ritenuta in stato di legittima difesa. Un’altra, dopo una lite legata al lavoro nei night club, ha colpito il compagno al cuore con precisione chirurgica: anche in quel caso, si è parlato di reazione proporzionata.

Questi episodi alimentano il dibattito su un possibile doppio standard giudiziario, in cui le pene per donne che uccidono il partner sembrano spesso più leggere o giustificate rispetto a quelle inflitte agli uomini. Il punto non è negare la violenza contro le donne, ma interrogarsi su quanto la giustizia — e l’opinione pubblica — siano davvero imparziali. Esiste forse un pregiudizio inverso, per cui l’uomo è colpevole a prescindere e la donna vittima per definizione?

🧠 Conclusione: l’uguaglianza non è una bandiera, è un principio

Se vogliamo davvero parlare di parità, dobbiamo avere il coraggio di guardare anche dove la narrazione dominante non vuole guardare. La legge non può essere scritta — né applicata — in base al genere della vittima o dell’imputato. E la giustizia non può essere selettiva, né emotiva.

Perché se la vita di un uomo vale meno di quella di una donna, allora non stiamo parlando di progresso. Stiamo parlando di un nuovo tipo di disuguaglianza.

📚 Fonti

❓ Domande frequenti

Il femminicidio è un reato autonomo in Italia? Sì. Dal 2025, il femminicidio è stato tipizzato come reato autonomo, con aggravanti specifiche se motivato da odio o discriminazione di genere.

Esistono aggravanti simili per uomini uccisi da donne? No. Attualmente non esiste una norma equivalente che riconosca l’omicidio di un uomo come aggravato da motivazioni di genere.

Gli uomini sono più spesso vittime di omicidio? Sì. Secondo ISTAT, nel 2023 gli uomini rappresentavano il 65% delle vittime di omicidio in Italia.

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.