Yellowstone: piccolo di bisonte "salvato" dai turisti - ranger costretti ad abbatterlo

Nel maggio 2016, un gruppo di turisti si è imbattuto in un cucciolo di bisonte nel Parco Nazionale di Yellowstone. Convinti che fosse malato o abbandonato, lo hanno caricato in auto e portato dai ranger. Il gesto, apparentemente compassionevole, ha avuto conseguenze tragiche:

🧠 L’errore umano: quando l’ignoranza uccide

A seguito del contatto umano prolungato il cucciolo è stato rigettato dalla mandria e successivamente abbattuto dai ranger. Non è servito a nulla il tentativo di reinserimento.

Il contatto umano aveva alterato l’odore del cucciolo, rendendolo irriconoscibile per la madre. Rimasto solo, ha iniziato ad avvicinarsi alle macchine, probabilmente associandole a “presenze familiari”. I ranger hanno tentato più volte di riportarlo al branco, ma senza successo. Alla fine, per evitare incidenti, è stato soppresso.

Il parco ha spiegato che Yellowstone non è uno zoo né un rifugio: è un ecosistema selvaggio, dove la morte di un animale può significare vita per altri. Ma in questo caso, la morte è stata causata da un gesto umano mal informato, non da un processo naturale.


Una fotografia di un bisonte con il cucciolo

⚖️ Il responsabile: identificato e condannato

Nel 2023, un caso simile ha portato all’identificazione del responsabile: Clifford Walters, 78 anni, ha ammesso di aver spinto un cucciolo fuori dal fiume Lamar, separato dalla madre. Il piccolo è stato rigettato dal branco e abbattuto. Walters ha patteggiato e ricevuto una multa di 500 dollari, più 500 dollari di donazione obbligatoria al fondo per la protezione della fauna, oltre a spese amministrative.

Le autorità hanno chiarito che non c’era malizia nel gesto, ma l’interferenza ha comunque violato le regole del parco, che impongono una distanza minima di 25 metri dai bisonti e 100 metri da orsi e lupi. Avvicinarsi agli animali selvatici può comprometterne la sopravvivenza — e in questo caso, lo ha fatto.

🌿 Il paradosso dell’animalismo impulsivo

La storia ha fatto il giro del mondo, diventando un simbolo di ciò che accade quando l’istinto di “salvare” prevale sulla conoscenza. Non basta amare gli animali: bisogna conoscerli, rispettarne le dinamiche, capire che la natura ha regole diverse dalle nostre. Il cucciolo non era abbandonato: era parte di un processo che, se lasciato intatto, avrebbe potuto risolversi da solo.

Il gesto dei turisti — e quello di Walters — non è stato crudele, ma ignorante. E l’ignoranza, in natura, può essere letale.

📌 Conclusione: il rispetto non è un selfie

Yellowstone non è un parco giochi. È un ecosistema vivo, fragile, complesso. Ogni interferenza, anche se benintenzionata, può alterare equilibri millenari. Il cucciolo di bisonte non è morto per colpa della natura, ma per colpa nostra. E finché continueremo a confondere l’empatia con l’improvvisazione, continueremo a fare danni — anche quando pensiamo di fare del bene.

Fonti e approfondimenti

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Fabrizio Leone
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